Harvey Milk oggi potrebbe essere ancora vivo. Era nato nel 1930, per cui oggi potrebbe essere un anziano signore, forse ancora attivista, forse ancora con il sorriso contagioso stampato sulle labbra. E magari, quando la Corte Suprema degli Stati Uniti, nel 2015, ha dichiarato legali i matrimoni fra persone dello stesso sesso, avrebbe avuto un compagno da sposare. Sarebbe stato orgoglioso, Milk, perché lui e poche altre coraggiose icone dei diritti civili hanno dato un grosso contributo perché anche questo venisse riconosciuto. Ma Harvey Milk non è più vivo da un pezzo. Dal 27 novembre del 1978, per l’esattezza, quando qualcuno ha deciso di porre fine alla sua avventurosa vita durante la quale aveva sacrificato tutto, anche l’amore, pur di dare il suo contributo a rendere il mondo un posto migliore. Ma chi era Harvey Milk, e perché ne stiamo parlando?

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Ebreo di origini lituane, omosessuale, Harvey Milk era nato a Long Island, l’isola al largo di New York nota per l’alto reddito della popolazione. Infatti cresce sereno, ha un fratello, gioca a Baseball, canta nel coro operistico della scuola. Un bravo ragazzo di buona famiglia. I suoi genitori, Minerva e William, hanno entrambi prestato servizio in Marina e lui stesso, dopo la laurea in Matematica, si arruola come ufficiale nel comando subacquei e si imbarca sulla Uss Kittiwake. Un’esperienza che gli permetterà, in seguito, di diventare istruttore militare di sub a San Diego durante la guerra con la Corea. Si congeda con onore nel 1955, e in seguito racconterà di essere stato vittima di nonnismo per colpa della sua omosessualità. Ma sarà comunque sempre così orgoglioso dell’esperienza nella Us Navy da portare per tutta la vita una fibbia di ottone con il simbolo dell’arma. Una volta tornato un civile, va a vivere a New York dove fa ogni tipo di lavoro, dall’insegnante di matematica al producer di spettacoli a Broadway. Sarà persino produttore di Hair e Jesus Christ Superstar. Anche se non nasconde la sua omosessualità, si tiene ai margini della comunità gay, fino a quando non inizia a frequentare degli attivisti molto entusiasti a Greenwich Village. E si innamora.

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Harvey Milk e George Moscone

Durante un tour per Hair, nel 1960, Harvey visita San Francisco e ne rimane folgorato. A quel tempo San Francisco stava diventando la città gay friendly per antonomasia. Così Milk decide di andare a vivere lì con il suo compagno Scott Smith, nel 1972, per avere la vita un po’ meno complicata. I due aprono un negozio di fotografia in Castro Street, e lo chiamano Castro Camera. Il negozio finisce per diventare lo snodo di ogni attività per i diritti degli omosessuali. È qui che Harvey scopre di essere naturalmente dotato della qualità di un leader. Ma è genetica: sua mamma, Minerva Karns, era stata una femminista incallita e membro delle Yeomanettes, un gruppo di attiviste che ha combattuto per l’inclusione delle donne nelle forze armate. Ovviamente, anche se la situazione a San Francisco è migliore rispetto al resto dell’America, non sono tutte rose e fiori. Il rischio di aggressioni dagli omofobi è sempre all’ordine del giorno e appena inizia l’attività politica, Harvey riceve tante di quelle minacce di morte da aver inciso un gran numero di nastri con disposizioni “in caso che io venga ucciso”. In uno di questi registra quella che diventerà la sua citazione più famosa: “Se un proiettile dovesse attraversarmi la testa, lasciate che continui il suo percorso distruggendo ogni porta chiusa”.

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Milk fonda la Castro Valley Association che raccoglie i commercianti locali, e i suoi sostenitori gli impongono affettuosamente il soprannome di “Sindaco di Castro Street”. Si candida una prima volta alle amministrative nel San Francisco Board of Supervisors. Non viene eletto, ritenta due anni dopo, ma nel frattempo è diventato popolarissimo perché le sue battaglie sociali non si limitano ai diritti gay. Una delle sue vittorie riguarderà l’obbligo di raccogliere dalla strada gli escrementi dei cani domestici. Nata come provocazione, l'ordinanza verrà invece approvata e piano piano la novità si diffonderà in tutto il mondo: se oggi portate a spasso il cane tenendo con voi un sacchetto, è opera sua. Fra i suoi sostenitori ormai conta il futuro sindaco di San Francisco George Moscone, e futuri senatore degli Stati Uniti. Nel 1977 Milk vince finalmente il suo seggio al San Francisco City-County Board nella giunta di Moscone. Mentre l’omosessualità è ancora considerata dalla medicina una malattia, e ne cerca una cura, Harvey Milk diventa ufficialmente il primo politico al mondo dichiaratamente gay a essere eletto ad un ruolo istituzionale.

Chi non è affatto commosso da questo traguardo epocale è Dan White, avversario di Moscone nella scalata alla carica di sindaco. White è un veterano del Vietnam e percepisce l’elezioni di Harvey Milk e la crescente tolleranza verso l'omosessualità, come una pericolosa e destabilizzante rottura dei valori tradizionali. Eletto nel consiglio comunale della contea di San Francisco, si scontra spesso con Milk sulle questioni politiche. Succede poi che White si dimetta per protesta dichiarando che il suo stipendio non è sufficiente al sostentamento della famiglia. Quando cambia idea e chiede di essere riammesso, trova il suo posto in consiglio ormai occupato da un altro membro più liberale suggerito al sindaco da Milk. Sarà sufficiente per far scattare la furia omicida dell’uomo. Il 27 novembre White fa il suo ingresso nel Municipio armato di una calibro .38, passando per i sotterranei per evitare il controllo dei metal detector. Irrompe nell’ufficio del sindaco Moscone, che lo invita in una stanza più isolata acusticamente per non far udire che stanno litigando. Una volta lì White gli spara due colpi al petto e due alla testa. Poi esce dalla stanza e raggiunge l’ufficio di Harvey. Gli spara a bruciapelo due colpi al petto, uno alla schiena e due alla testa. Poi si va a costituire. L’eroico Harvey Milk è morto.

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Sean Penn contestato dai gruppi anti-gay per aver interpretato Milk nell’omonimo film

Oltre al danno di aver perso il rappresentante dei diritti civili più gioioso, entusiasta e preparato, San Franciscodovrà anche subire l’oltraggio di sentire il difensore di Dan White, al processo, attribuire il delitto alla sua recente propensione verso doughnuts, Coca Cola e junk food, i cui zuccheri gli avrebbero dato alla testa. La tattica funziona parzialmente, ma funziona. Dan Withe verrà condannato a soli sei anni di carcere. La polizia locale, di cui Dan White aveva fatto parte, voleva invece l’assoluzione e si vendica con la The White Night Riots, una sorta di “notte dei cristalli” contro la comunità gay in cui gli agenti, armati di manganelli, devastano locali e luoghi frequentati da omosessuali ferendone un centinaio. Ma è violenza sprecata: i disordini rafforzeranno l’eredità di Harvey Milk e lo renderanno un mito. Nel 1985 Dan White esce dal carcere ma il mondo è già così cambiato e per nulla disposto a perdonarlo, che si suicida. Nel 2009 Sean Penn vince l’Oscar come miglior attore proprio interpretando Harvey Milk. Nel 2009 il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha conferito alla memoria di Milk la Presidential Medal of Freedom, per il suo contributo al movimento per i diritti dei gay. Ma la cosa più commovente è che nel 2016 la US Navy ha annunciato la costruzione di una petroliera che porterà il nome dell’attivista ucciso. “Quando Harvey Milk era in Marina non poteva neanche far sapere di essere gay”, ha detto in quella occasione il senatore Scott Wiener, che al tempo dell’omicidio di Milk era bambino. “Ora il nostro paese avrà il modo, attraverso lui, di rendere omaggio a tutte le donne e gli uomini che hanno servito gli Stati Uniti, nascondendosi”.