Woman is the nigger of the world. John Lennon, anno 1972. Non senza polemiche, il fu Beatles pubblica un brano che equipara la condizione femminile a quella della popolazione nera dell’epoca: una minoranza discriminata, non considerata, messa all’angolo. Una fotografia impietosa del sessismo al potere. Stati Uniti, 2018: Donald Glover aka Childish Gambino pubblica il video di This Is America, controverso e meraviglioso, che entra nell’immaginario popolare collettivo grazie a meme, parodie amarissime e vagonate di byte virtuali che lo commentano. Un capolavoro visuale contemporaneo, durissimo, violento, vero, anti-Trump. Il tema di This Is America è diventato ancora più total(izzant)e, aprendo il fianco ad altre rappresentazioni. E una versione al femminile realizzata dalla comica Nicole Arbour, una mescolanza tra Gambino e #MeToo, che però ha infastidito gli attivisti dei diritti civili. Non delle donne, ma dei neri. Il video di This Is America Women’s Edit di Nicole Arbour sta per sfiorare i 2 milioni di visualizzazioni. Ma le discussioni e i commenti negativi sulla cultural appropriation sono stati altrettanti, costringendo alla chiusura dei commenti su YouTube per evitare violentissimi attacchi. A dare il via alle discussioni è stato un collega di Nicole Arbour, Andi Osho, che ha twittato: “Sì, This Is America, ok. Una persona nera lo crea e poi qualcuno se ne appropria” ha commentato acidamente. Altri commentatori hanno scritto su Twitter opinioni simili, citando anche lo stesso Donald Glover che per primo si era scagliato contro le donne bianche che si appropriano della cultura black. “Questa è la versione di una donna bianca. Se non puoi vedere la differenza, sei uno schifo di femminista e una presa in giro” ha scritto un commentatore su Twitter.

Se in Europa è ancora un tema di cui si parla poco, negli Stati Uniti la cultural appropriation è un argomento molto sentito, una base di formazione del pensiero specialmente per gli attivisti, e risale alle varie epoche coloniali che hanno portato alla formazione della moderna America del Nord. A volte viene letta in chiave parodistica, ma la maggior parte delle occasioni in cui se ne parla diventa un terreno di nuovo scontro antropologico sul razzismo, sulle assimiliazioni, sui “furti” di identità di un popolo o di una minoranza. Basti pensare alle discussioni sui costumi di Halloween, quando il travestimento da indiani o da rapper da parte dei bianchi infiamma ciclicamente gli animi. Per non dimenticare anche le ispirazioni delle collezioni di moda, che pescano tra ricami africani, icone russe, motivi simbolici delle culture più lontane, e lo rendono mero business. È un argomento controverso, difficile da dirimere e soprattutto aperto alle radicalizzazioni, come nel caso di This Is America di Donald Glover. Che è un manifesto culturale di ciò che i neri negli States vivono quasi nel quotidiano, sul quale decisamente i bianchi del white privilege, come si definisce, non potrebbero mettere bocca. Le prevaricazioni dell’appropriazione culturale sono un rischio vero, in cui Nicole Arbour è caduta nonostante la buona fede iniziale. “In retrospettiva, vista la natura sensibile dell’originale, capisco perché alcune persone stiano erroneamente leggendo tutto questo come bianco contro nero” ha scritto Nicole Arbour in una dichiarazione pubblica nella descrizione del video su YouTube. “In ogni caso non era questo l’intento, affatto. Abbiamo avuto un cast eterogeneo e un team creativo che ha lavorato su questo progetto dall’inizio alla fine, che hanno aderito per onorare l’originale e aggiungere verità da un’altra prospettiva” ha concluso la comica. Ma la sua versione del video di Childish Gambino non è andata giù a molti proprio per questo problema: aggiungere altra verità. Quale verità? E perché in sostituzione? Un’altra prospettiva che potrebbe aver superato il limite della cultural appropriation vista dall’altro punto di vista, quello di discriminati per colore della pelle e non per sesso. Nicole Arbour ha comunque chiamato a raccolta l'uguaglianza di tutti, invitando tutti a creare le proprie singole versioni del video per mostrare tutte le sfumature delle vite negli Stati Uniti. Un invito corretto, quasi dovuto. L’oppressione vera è un tema troppo delicato per essere messo in discussione con una semplice parodia. This Is America, too.

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