"Questo è sicuramente il ruolo in cui mi sento più a mio agio…mai vissuto un finale come quello della stagione 2, come un film da super eroi, gli Avengers di Wall Street, geniali, intelligenti, furbi, letali, sia politicamente che finanziariamente. Un mondo totalmente Alfa, dove seppure perdendo, ti devi rialzare immediatamente.”

Queste le prima parole di Damian Lewis facendo riferimento all’atteggiamento del miliardario Bobby Axelrod, il personaggio interpretato nella serie tv, Billions (con l’acerrimo nemico Chuck Rhodes-Paul Giammati; la moglie Malin Akerman, e la sua psicologa Maggie Siff) giunto alla terza stagione (in prima tv esclusiva su Sky Atlantic HD dal 13 aprile).

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foto COURTESY Showtime DAMIEL LEWIS x BILLIONS


Anche se non è l’abito che fa il monaco, quando l’incontriamo il guardaroba tradisce una raffinatezza che va oltre buongusto e successo hollywoodiano. Lewis nasce nel privilegio, cresce nel quartiere posh di St John’s Wood, a due passi da Abbey Road Studios, lo studio di registrazione più famoso del mondo. Il padre è agente di borsa, la madre dottoressa della famiglia reale, mentre il nonno materno è stato Lord Mayor sindaco di Londra.


Da dove arriva la passione per la recitazione?
Sono stati i miei genitori a instillarmi la passione per la recitazione, amavano il teatro, a ogni occasione mi portavano nel West End a vedere un sacco di play. Non ho un ricordo preciso delle performances, ma appena spegnevano le luci e seguiva un silenzio tombale, ecco, in quel momento, volevo essere sul palcoscenico. Avevo capito che era un attimo magico.


Come ci arriva a Hollywood?
Grazie a Steven Spielberg. Mi chiese se ero disposto a incontrare Tom (Hanks). Voleva offrirmi un ruolo in Band of Brothers. Una serie tv di guerra.


Dieci anni dopo, arriva il suo ruolo più importante, Nicholas Brody in quasi 40 episodi di Homeland-Caccia alla Spia (Golden Globe miglior attore)
Devo essere onesto, non ero la prima scelta. I produttori volevano Ryan Phillippe che ha rifiutato perché aveva altri impegni, e Patrick Wilson che doveva fare un film con Jason Reitman e Charlize Theron. Così hanno preso me. È stato un ruolo molto importante, mi ha legittimato come attore. Non mi interessava il successo, trovo la celebrità davvero noiosa, per me era importante venire accettato dai colleghi e riconosciuto come attore vero, in fondo recitare, come altre forme d’arte, consiste nel fare credere al pubblico che esiste una realtà parallela.



Altro sogno che si avvera quando viene invitato alla Casa Bianca, grazie al fatto che il presidente Obama è un grande fan di Homeland e Billions.
Incredibile, da un lato Obama, dall'altro Warren Buffett, io, il presidente degli Stati Uniti, birre, segreti del set e storie. Obama a un certo punto ha ammesso che segue religiosamente Billions. Da Warren Buffet ho ottenuto il riconoscimento del mondo dell'alta finanza. Ci amano.

Chi è Axelrod ?
L’alta finanza newyorchese è una brutta bestia, sono teck-gangsters, vivono ferocemente, altro che addiction. Bobby Axelrod è l’emblema dell’American Dream, blu-collar che ha fatto una montagna di soldi, personaggio molto popolare nella comunità dei veri hedge fund miliardari. Arrivista, megalomane, letale sia nelle vincite che nelle perdite, come nella terza stagione che lo vedrà andare in galera e cercare di ritornare a Wall Street.

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Come ti sei preparato al ruolo?
Ho incontrato molti investitori, uomini d'affari con connessioni importanti, soprattutto politicamente. Devo dire che sono tutti ottimi ascoltatori, attenti a ogni dettaglio, potrebbero essere bravissimi attori tanto sono dedicati a spiare ogni tua mossa. Nonostante si considerano attivisti, creatori di posti di lavoro, giustificano le proprie azioni mentendosi, facendosi convincere dall’avidità, dicendosi che quello che fanno lo fanno per l’economia del paese, sbarazzandosi e rivalutando compagnie che non mostrano alcun profitto.


Come sopportano tutto lo stress che questo lavoro richiede?
Si fanno aiutare spessissimo da psicologi, personal coaches e motivatori che li convincono di essere analitici e scientifici nel proprio lavoro, cercando di rimuovere qualsiasi tipo di emozione e colpevolezza. Sono sicuro che quello che li spinge a fare quello che fanno è quello che chiamano the game, il gioco a chi fa più soldi, perché dopotutto, nessuno di loro è nato miliardario! Della loro filosofia sono d’accordo su un concetto preciso: ogni individuo dovrebbe essere lasciato libero di fare ciò che vuole per avere successo, purché non danneggi gli altri nel processo.