Sono belli da raccontare, gli anni 80. Soprattutto ricordare che, al tempo, chi li ha vissuti subiva la disapprovazione della generazione precedente, che non ci stava proprio a vedere i Duran Duran sostituire i Doors, Madonna al posto di Janis Joplin, i Led Zeppelin invece degli Wham. Rielaborando con distacco, anni dopo, ti accorgi invece che la polemica sulla Musica Anni 80 non aveva alcun senso, che era come mettere a confronto vino bianco e aranciata fresca: uno non esclude l’altro e li gusti in occasioni completamente diverse, amandoli con la stessa intensità. Gli anni 80 sembravano quindi un decennio inutile, e pensarlo ora sembra una pazza idea. Sono stati invece il processo alchemico che ha generato cambiamenti epocali, che ha ri-dato vita alla moda Made in Italy (sono tutti partiti da lì) nonostante a dettare legge in fatto di look fossero le star inglesi e ci ha lasciato montagne di serie tv cult. Ci hanno regalato anche la parola “look” e tutto ciò che è sopravvissuto di allora ci piace ancora. Evoluzioni e rivoluzioni, con una colonna sonora da riascoltare oggi in versione vinile (e magari vestiti vi-ni-li-ci).

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Like a virgin, Madonna. Era il 12 novembre 1984 e tutti parlavano di questa signorina sfrontata che aveva debuttato l’anno prima con un album che portava il suo nome, colmo di musica pop come Holiday, Lucky Star, Everybody. Per battere il ferro (caldissimo), Madonna, 26 anni e una determinazione di titanio, usciva subito con un disco nuovo, Like a Virgin, prodotto insieme al leggendario Nile Rodgers. Per la cover si scomodò il fotografo di moda Steven Meisel e tutta l’operazione puntava a scandalizzare l’opinione pubblica sfruttando il nome vero della cantante, i suoi crocefissi e le sue mise provocanti fatte di biancheria intima a vista in un mix da cortocircuito cerebrale. Infranse il record di album femminile più venduto della storia. Il resto è storia: Like a Virgin (24,29 euro su Amazon.it)

Dress the Album = Lunga collana a grani in argento da mixare e sovrapporre, dalla collezione estate 2018 di Pandora (69 euro su Pandora.it)

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Scary Monteres (and Super Creeps), David Bowie. Forse è l’album che ha annunciato ufficialmente che gli anni 80 avrebbero riservato grandi cose, e che ha dato indizi su chi era dentro e chi restava fuori, fra i reduci dagli anni 70. Uno di questi era David Bowie, reduce dagli eccessi del decennio maledetto, sopravvissuto nonostante tutto alla maledizione dei 27 anni durante il suo periodo berlinese, di cui questo sarà l’ultimo disco. I suoni, in quel 1980, erano quasi sperimentali, tagliavano i ponti col passato e comunque questo è un album che ha lasciato ai posteri un brano intramontabile come Ashes To Ashes. La cover è un artwork tra la foto scattata da Brian Duffy e l’intervento del pittore Edward Bell e raffigura David mascherato da Pierrot come nel videoclip, appunto, di Ashes to Ashes. Scary Monsters (20,99 euro su Amazon.it).

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Rio, Duran Duran. Come per Madonna, questo era il secondo album della band inglese che aveva già spopolato con quello di debutto che portava il loro nome. Da Rio sono stati estratti dei classiconi come Hungry Like a Wolf, Save a Preyer e il brano che dà il nome all’album. Ma a fare storia, di questo disco, è stata anche la copertina. L’autore era Patrick Nagel, che in quel periodo, il 1982, stava riscuotendo un successo strepitoso, tanto che i ragazzini appendevano i camera i poster con le riproduzioni delle sue opere. Nagel purtroppo morì due anni dopo, a soli 38 anni, ma l’aver firmato quella cover lo ha reso praticamente immortale. Rio (40 euro su Amazon.it)

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Island Life, Grace Jones. Non si trattava di un vero e proprio album ma di una compilation del 1985 dei nove anni di successi della cantante giamaicana che, dopo il debutto con la cover della canzone La vie en rose nel 1977, e il ritorno al grande successo nel 1985 con Slave to The Rhythme, aveva preso i connotati di un’icona vivente. Questo anche grazie al suo partner del tempo, Jean-Paul Goude. Anche questa cover,infatti, è opera sua, ed era stata ottenuta montando diverse foto per ottenere una posizione anatomicamente impossibile. L’immagine finale è considerata una delle foto più famose della cultura pop. Island Life (5,50 euro su Amazon.it)

Dress the Album = Calzini bianchi con arcobaleno incluso sono le Unicorns Socks di Diadora (20 euro su Diadora.it)

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Make It Big, Wham. Nel 1984 una coppia di ragazzi carini gay non avrebbe fatto molta strada. Tenendolo nascosto fino a che il successo si fosse consolidato e i tempi maturati, era consigliabile. E così fecero George Michael e Andrew Ridgley che al momento di registrare questo secondo album erano già così famosi da dover andare in uno studio in Francia, ben isolati. Da qui escono brani come Wake Me Up Before You Go Go, Freedom, Everything She Wants e l’immortale Careless Whisper. La curiosità riguardo a questo album è che fu pubblicato con due cover diverse: una per il mercato europeo e il Sudamerica, e una per gli Stati Uniti e Canada (quella che vedete). Ma riscosse il medesimo successo in tutte e due le versioni. Make it Big (49,99 euro su Amazon.it)

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Born in the U.S.A, Bruce Springsteen. Il settimo album del boss cede alla grafica che, nel 1984, non si poteva assolutamente trascurare. Da questo album di musica anni 80 nascono grandi canzoni come quella che dà il titolo all’album, la ballata I’m on Fire, Glory Days e Dancing In The Dark. Alla chitarra della E Street Band, l’eterno gruppo di appoggio di Springsteen, c'è Steven Van Zandt, detto Little Steven, oggi attore prima nei Soprano e ora protagonista della serie tv Lilyhammer. La foto della cover è firmata da Annie Leibovitz e ancora oggi il boss la spiega nel modo più semplice e spiazzante che ci sia: “Avevamo la bandiera sulla copertina perché la prima canzone era chiamata Born in the U.S.A”. Ed è tutto. Born In The U.S.A.(19,98 euro su Amazon.it)

Dress the Album = Cappellino da baseball con fascia in spugna Gucci (300 euro su Gucci.com)

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