Il Canada ha legalizzato l’uso ricreativo della marijuana ed è il secondo Paese al mondo a farlo, dopo l’Uruguay. Forse la novità può sembrare meno strana ascoltando qualche vecchissimo contadino italiano raccontare che la canapa sativa, una delle piante stupefacenti più comuni (canapa, cannabis, marijuana appartengono tutte alla stessa specie vegetale ma si distinguono per la quantità di THC), è stata un pilastro della nostra agricoltura fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Si coltivava per uso tessile, edile e per la produzione della carta. L’entrata in vigore del proibizionismo chiesto dagli Stati Uniti fra i patti siglati con l’Italia parlava ufficialmente di protezione dei giovani, per impedire di farne il ben noto uso “alternativo”. Secondo gli scettici, invece, perché la fibra della cannabis può essere un carburante alternativo al petrolio (oltre che un ottimo ingrediente della cosmesi). Polemiche a parte, tipi di marijuane ed effetti a parte, l’esperimento canadese servirà a cambiare il punto di vista internazionale? Come mai il senato canadese, appoggiato dal premier Justin Trudeau, ha deciso di dare il via libera nonostante le droghe leggere siano spesso considerate pericolose quasi quanto quelle pesanti? Lo spiega Trudeau stesso in un tweet che poco dopo la pubblicazione aveva già migliaia di like e di condivisioni: “Era troppo facile per i nostri ragazzi procurarsi la marijuana e per i criminali guadagnarci soldi facili. Oggi cambiamo tutto questo. Il nostro piano per legalizzare e regolare la marijuana è appena passato al Senato”. Da agosto, quindi, in Canada è possibile acquistare trenta grammi a testa al giorno, da utilizzare come meglio si crede, liberamente in appositi negozi e forse anche in farmacia, si vedrà. Niente pubblicità, niente decorazioni sulle confezioni. La cannabis si potrà coltivare in casa, quattro piante a persona. Non si potrà esportare e rivendere. Solo uso personale. D’altra parte, chi si rivolgerebbe a uno spacciatore quando puoi acquistarla legalmente? Ma il resto del mondo come affronta l’argomento?

Al momento, si diceva, l’uso personale della cannabis, e dei tipi di erba da fumare, è legale solo in Uruguay dal 2013, su iniziativa del governo di Jose Mujica. Monopolio di Stato, come da noi le sigarette e gli alcolici. La marijuana si può acquistare in farmacia, si possono coltivare fino a sei piante in casa e 99 annuali nei club di consumatori, regolarmente censiti. Finora, pare, tutto bene. Qualcuno pensa invece erroneamente che anche nei Paesi Bassi la vendita della droga sia legale (tutta) mentre la questione è un po’ più complessa. In realtà c’è una politica di restrizione della diffusione molto severa. La legge suddivide gli stupefacenti in due categorie in base ai danni e al grado di dipendenza che possono causare, di cui la prima comprende eroina, cocaina, anfetamina, XTC. La seconda, marijuana, canapa indiana e hashish. Vendere droga è illegale, anche quelle leggere, anche se le forze dell’ordine sono molto più concentrate sullo spaccio delle prime e più permissive sulle seconde. Solo i coffe shop sono autorizzati a vendere cannabinoidi, 5 gr a persona al giorno, e anche se nessuno in realtà controlla che il consumo a testa sia davvero quello, questa è considerata comunque la misura che consente di limitarne i danni. Comunque, il governo conduce politiche di dissuasione dal consumo, così come altrove si fanno campagne contro fumo e alcol.

Altre leggende metropolitane, ma sulla Giamaica, invogliano qualche turista con speranze non sempre esaudite. In Giamaica è legale il possesso fino a 56,70 grammi ed è possibile coltivare in casa fino a 5 piante a meno che non siate dei seguaci certificati della religione rastafariana, gli unici che, dal 2015, possono coltivare e consumare cannabis senza limitazioni nei luoghi di culto, perché parte del culto stesso. Pochi sanno che invece in Australia la cannabis per uso terapeutico è legale dal 2016, che in tutto il paese (tranne in Tasmania e Nuovo Galles) è depenalizzata anche per uso ricreativo, e che il progetto di seguire l’esempio canadese è in ballo da un po’. In ogni caso, la facilità di procurarsela come sostanza curativa fa sì che circa 750mila cittadini australiani ne facciano già uso settimanale. In quali altri Paesi la cannabis terapeutica è legale? Nel Camerun, dove viene somministrata come antidolorifico, in Israele, solo su valutazione caso per caso. E poi Lussemburgo, Italia, San Marino, in 29 degli Stati Uniti, in Turchia e in Sudafrica. L’uso personale, senza la vendita, invece è consentito in Argentina (5 gr a testa), Germania (fino a 10 gr) è depenalizzato in Portogallo (in modica quantità), nel Regno Unito, Brasile, e in Spagna, dove si può consumare anche facendo parte di un Cannabis Social Club, mentre nella Repubblica Ceca è consentito il possesso per uso personale fino a 15 gr. I più severi: Giappone, dal 1948 (anche qui per imposizione post bellica), Messico (altro paese su cui girano leggende infondate), Nuova Zelanda. In Iran la detenzione di cannabis oltre i 5 grammi può essere punita con la morte, eppure secondo alcune statistiche è uno dei paesi col maggiore consumo, anche per la vicinanza dell’Afghanistan che produce molti stupefacenti. Anche in India, dove la tradizione del consumo è lunghissima, è teoricamente illegale: detenere un chilo di charas, l’hashish ricavato dalla resina di cannabis, può costare dieci anni di detenzione. In Cina, dove non si disdegna il business, sono illegali il consumo e la detenzione ma in attesa di decidere come regolarsi su questo punto è in progetto di legalizzare la coltivazione (che è già molto intensa e, pare, tollerata). Infine, ci sono gli indecisi: il Belgio rimanda da tempo un progetto di legalizzarla almeno per scopo medico, ma per ora è tutto fermo. Mentre la Svizzera effettua ogni tanto esperimenti di legalità, ma un referendum del 2008 ha bocciato (col 63,2%) la legge popolare che ne chiedeva almeno la depenalizzazione. In alcuni cantoni è consentito coltivarla in casa, ma in modeste percentuali di THC. La decisione canadese cambierà questa mappa?