Cinquantaquattro anni fa, più o meno in questa stagione, un folto gruppo di muratori, carpentieri, ingegneri e geometri plasmavano un promontorio selvaggio e una baia a semicerchio. I galluresi la chiamavano Poltu Rutundu e al lavoro tra i cespugli di mirto, c'era anche un pezzo di Veneto. Il progetto di una delle mete marine più mondane del Mediterraneo aveva due registi: i veneziani Luigi e Nicolò Donà dalle Rose (più una cordata di imprenditori internazionali, naturalmente). La principale piazza fu chiamata piazza San Marco. Poi, probabilmente subito dopo i muratori e gli imbianchini, arrivò lei, Marta Marzotto. Quella che oggi potremmo definire, anche se il termine la farebbe rabbrividire, la prima delle grandi influencer italiane. La prima a spendersi per l'Italia, per uno stile e uno spirito italiano e mediterraneo, nel mondo. Missione che ha portato avanti fino all'ultimo giorno con inossidabile grinta e straordinaria generosità d'animo. Ricordava sempre con piacere e ironia quella prima avventura smeraldina: «All'inizio non c'era niente, nemmeno il sale per la pasta, soltanto molti amici». In seguito dalla sua casa di Porto Rotondo sono passati scrittori e rockstar mondiali (uno per tutti, Mick Jagger) politici, intellettuali, artisti.

Oggi quella Sardegna, terra dura ma che non dimentica mai chi le ha fatto del bene, celebra Marta Marzotto a due anni dalla sua scomparsa, grazie a una iniziativa di Diamante Marzotto, figlia simile a lei nel tratto creativo e nella passione per l'artigianalità. Il giorno è il 29 luglio, Santa Marta. E la festa si farà al Santuario della Madonna del Monte. Marta di Betania, sorella di Lazzaro, nei Vangeli è nota per la sua generosità, e per la sua operosità. Dice Diamante Marzotto: «Ricordiamo mia mamma celebrando l'arte, perché solo l'arte può essere simile a un principio, ospitale instancabile, rigenerativo. Cantori dell'isola, artigiani, ballerini, artisti formeranno il coro di gesti, voci e forme di questa ricorrenza». Il riferimento alla promozione delle attività artigianali dell'Isola è evidente. Li ha chiamati a raccolta, gli artigiani. E loro hanno risposto: Giuseppe Piroddu, di Sennori, mago nella realizzazione di abiti e costumi sardi, Sergio Verducci con gli intagli di legno, Pietro Pinna e la piccola arte di Solo Sughero, la Tessitura Deriu con i suoi tappeti. Tonino Scanu, preparerà il torrone al momento, accanto alle bancarelle di gioielli e ricami di Eleonora Cattrocci, MEG Jewels, dell’artigianato del sassarese Gianfranco e Fabrizio Rassu, specializzato in cuscini, dei distillati di Costantino Crudu per i liquori dei quadri di Franca Deiana. E poi, gruppi folk, cori e spettacoli di magia. Viene dalla Romagna invece Le parole mai dette, un brano toccante scritto per Marta Marzotto da Marcello Pieri, bluesman e amico di Diamante.

Marta Marzotto amava le feste, tutte. E amava organizzarle, applicando il suo senso di accoglienza in maniera libera e anticonformista: le piaceva avere intorno il talento, a una sua cena potevi incontrare il ballerino Roberto Bolle e il direttore del Corriere della Sera. A un suo viaggio in Medio Oriente potevi trovare il regista, il pittore l'aristocratico e self-made man. Da Roma, nell'ultimo periodo era tornata a Milano (diceva che Milano era moglie e Roma amante). E dall'arte capitolina del mix umano-mondano aveva riportato una ulteriore capacità di miscelare le tribù della Milano della moda, del design, dell'arte, dei viaggiatori indefessi come lei. Cibo, mare, deserto, amore, shopping, capi di stato, città mitologiche, tessitori di caftani, spremitori di argan, intagliatori di legno e di alabastro: Marta Marzotto era una cacciatrice di posti, di gusti, di artigiani. Istintuale, smaliziata, mai snob, sempre fiera delle sue origini. Era una capace di seminare fiducia e allegria in chi si sporcava le mani per fare cose belle. E forse anche per questo ci sono alte probabilità che i "suoi" artigiani sardi non smetteranno di festeggiarla, ogni 29 luglio, al Santuario della Madonna del Monte.