“Tuo nonno era un funzionario dello stato e sapeva divinamente il francese. Tua nonna invece era sarta. Aprirono una sartoria, poi una gelateria, un negozio di alimentari, un salone di parrucchieri e un bar. Eravamo benestanti e la nonna ci fece studiare tutti. Quando il Việt Nam del Nord invase il Việt Nam del Sud i tempi cambiarono. Voleva per noi un futuro migliore”.

"Questi sono le parole della mamma alle mie domande per sapere chi ero e da dove venivo. Non che avessi mai avuto un vera e proprio a crisi d'identità, ma non è stato facile crescere in un paese straniero, anche se io sono nata e cresciuta in Italia e mi sento italiana a tutti gli effetti". Alessandra Mai Vinh, incontrata in quel di Downtown Los Angeles, ti conquista con un sorriso senza paragoni, un'esuberanza giovanile che rispecchia in tutto e per tutto il carattere e la voglia di arrivare. Un'altra delle bellissime storie di Italiani Si Nasce, una chiacchierata con i nostri connazionali all'estero, in cerca dell'American Dream.

Carta d'identità?
Sono nata a Verona il 21 Settembre del 1989. Di professione sono danzatrice, ballerina. Mia madre si chiama Maria e mio padre Thanh. Mamma - dalla quale ho preso altruismo, onestà e l’essere pragmatica, insegnatemi con le sue azioni - lavorava come insegnante di inglese e papà ha lavorato come operaio all’AIA. Mamma è una donna che non non parla tanto, semplicemente fa. Da papà ho preso il suo senso di essere “carefree”, di non vedere tutto negativo, e questo mi aiuta a vivere meglio ed essere meno stressata da problemi e possibili catastrofi che agendo e reagendo logicamente, al 99.9999% dei casi non accadono mai.

Perché la danza e connubio con l'America?
Ho vissuto a Verona tutta la mia vita, da ragazzina ricordo ancora la prima lezione di danza alla polisportiva del paese, avevo 13 anni. Fu una rivelazione per me, da quel momento ho sentito che la danza sarebbe stata la mia carriera. Mi ritengo molto fortunata ad avere avuto una “vocazione”, avere la chiarezza di ciò che si vuole fare e che ti porta ad agire con più decisione. Britney Spears é la ragione per cui ho iniziato a ballare, guardavo i suoi video su MTV e cercavo di replicare le sue coreografie a casa davanti lo specchio. E non mi sono più fermata.

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In tempi di diversità, per il fatto di essere asiatica, diversa dagli altri, hai vissuto degli episodi negativi?
Nessuno mi ha mai fatto del male, anzi, avevo solo un problema di autostima. Ricordo alle elementari che volevo essere “bianca” per assomigliare agli altri, al tempo c’erano poche persone non italiane, ero sempre l’unica non bianca della scuola insieme a mio fratello. Non volevo essere diversa ma alle superiori ho capito che essere diversi è un punto di forza. Sono molto grata all’ Italia, ha accolto a braccia la mia famiglia, quando nel 1979 il governo italiano inviò nel golfo del Siam 3 navi della marina militare per salvare i Vietnamiti scappati dal paese. La mia famiglia sbarco a Venezia e la Caritas l’ha aiutata negli anni a venire, finché ci siamo sistemati e integrati.

Passione della tua vita? Facile...la danza, il movimento.

Cos'è per te la danza? La danza è catarsi. Quando ballo sono sommersa in quello che faccio e dimentico per un momento le mie preoccupazioni, paranoie ed il mondo reale. La danza è vita, la danza è gioia, felicità ... È anche il sogno dei miei genitori di dare a noi un futuro diverso e migliore.

Come hai iniziato a ballare?
Ho iniziato a ballare per caso. Un amico di famiglia (il parroco che ha adottato la mia famiglia quando è sbarcata in Italia) ha suggerito a mia mamma di iscrivermi a danza perché avevo una cattiva postura. La mia prima lezione di danza è stata una rivelazione per me. Da quel momento ho deciso che sarebbe diventata la mia carriera. E ne ho fatta di strada, fino ad arrivare ai balletti e coreografie dei più grossi spettacoli trasmessi dalle televisioni italiane (RAI, Canale 5, Italia1), addirittura incontrai da ragazzina Pippo Baudo, uno degli host più famosi d'Italia. Al tempo guardavo MTV ed ero ispirata da Britney Spears in primis, Justin Timberlake, Missy Elliot e Nsync, la boyband del momento. Per quanto riguarda invece i miei film preferiti, avrò riavvolto i nastri VHS di Save the Last Dance e Honey migliaia di volte.

Musica preferita?
Justin Timberlake, il mito, il mio vero maestro di ballo, ho studiato ogni sua mossa, e poi Jorja Smith, India Arie, Ella Fitzgerald, Britney Spears, Christina Aguilera e Banks. Ho iniziato ad andare in discoteca verso la fine delle superiori.

Cosa balli?
I generi di danza che faccio sono hip hop, voguing e street jazz. Questi generi sono nati in USA, quindi ho sempre avuto un interesse nel venire in America per approfondirne lo studio. Inoltre avevo alcuni amici ballerini italiani che, essendo stati qui, mi hanno consigliato di venirci assolutamente.

L'American Dream per te si manifesta a tempo di ritmo?
Assolutamente. Mi sono trasferita in America perché volevo fare di più nel campo della danza. Ho vissuto 5 anni a New York e poi mi sono spostata ad Los Angeles perché offre più opportunità nel campo lavorativo vero e proprio, con music video, puoi essere scritturata per Oscar, Grammy, Emmys, tutti gli Award Shows, per non parlare poi dei commercial, mentre New York è incentrata sul teatro, sui musical, Broadway, danza classica e contemporanea.

Il sogno per cui ti alzi ogni mattina affinché si avveri?
Potrà sembrare sciocco, ma il mio American Dream è ballare con Justin Timberlake ed esibirmi sul palco degli MTV Music Awards. Per farlo, mi alleno alla Debbie Reynolds Dance studio, Movement Lifestyle e Millennium Dance complex 5-6 volte alla settimana e ogni settimana vado a molte audizioni.

Progetti a cui hai partecipato?
Qui in USA ho avuto l’opportunità di esibirmi a Good Morning America, ho lavorato sulla prima e seconda serie di Power con 50 cent, il film Money Monster con George Clooney e Julia Roberts diretto da Jodie Foster, ho ballato Broadway Underground a Times Square; fatto tour nazionale con la pop star cantonese Shirley Kwan; Carnival the Choreographers Ball a Hollywood, mi sono esibita persino al Madison Square Garden, non mi posso lamentare!

Progetti da fare futuri?
Sto facendo le prove per Carnival the Choreographers Ball con Dolores Ninja e mi sto focalizzando sempre di più sul voguing.

Come lo vedi il #metoo?
Come un incredibile occasione per migliorarsi, per non autoescludersi, deve diventare un fenomeno globale perché dia il coraggio alle persone di far sentire la propria voce.

E per quanto riguarda #diversity ed #inclusion?
Sono assolutamente necessari. Recentemente nel mondo dello spettacolo e pubblicità ci sono stati dei cambiamenti in meglio. Ci sono più TV show con persone di colore, di tutti i colori! Se prima i colore predominante dopo il nero era il bianco, adesso si sta guardando anche verso le altre minoranze etniche, verso altri segmenti della popolazione, visto che siamo tutti figli di immigrati, tutti veniamo da qualche parte del mondo.

Qualche esempio?
Fresh off the boat, Insecure, 2 Dope Queens e film come Black Panther e Crazy Rich Asians. Nell’ambito pubblicità si cerca di diversificare il più possibile includendo persone con background diversi e forme diverse. Si può fare decisamente di più ma questo è già un buon inizio, non siamo più emarginati totalmente.