Amos Oz è morto e la cosa più banale che viene da dire su di lui è che qualcuno lo ricorderà come lo scrittore preferito di Natalie Portman che nel 2015, per il suo debutto da regista con Sognare è vivere ha scelto proprio di lanciarsi nella riduzione della famosa biografia di Oz Una storia di amore e di tenebra. Ma chi era Amos Oz, per il resto del mondo? Scrittore per intenditori, per chi si interessa in profondità delle cose del mondo e dei conflitti che sembrano non avere una soluzione, come quello doloroso fra Israele e Palestina. Amos Oz anni 79, nato a Gerusalemme nel 1939 e per più della metà della sua vita è stato un sostenitore della “soluzione dei due Stati”, l’accordo apparentemente utopico che premetterebbe il riconoscimento dello stato della Palestina.
La famiglia di Amos Oz era originaria dell’Europa dell’Est e non c’è stato un solo membro su cui non valesse la pena scrivere una biografia, compresa la mamma, suicida quando Amos aveva solo 12 anni. Oz ha studiato a Londra ma non ha mai scisso il legame da Israele, dove si svilupperà la sua carriera di giornalista, scrittore, saggista, sempre mantenendo quel senso critico e l’ironia tipica della cultura ebraica, anche se né lui, né la famiglia ha mai praticato pienamente la religione. Ha fondato insieme ad altri intellettuali il movimento progressista pacifista Peace Now e delle sue quote, che ne hanno fatto l’ideologo più amato del suo paese, rimane famosa la frase “anche l’invasione più inevitabile è un’invasione ingiusta”. Malato da tempo, ha pubblicato quest’anno il romanzo Finché morte non sopraggiunga (Feltrinelli), e nel 2017 Tocca l’acqua, tocca il vento e il saggio Cari fanatici. Una mente pensante, una voce in grado di diluire le ostilità universali che se ne va, purtroppo, e abbassa subito nel pianeta la quota di sensibilità di cui tutti, in questo periodo storico, abbiamo molto bisogno.