Cosa hanno in comune la Regina Elisabetta e Cate Blanchett, Gwendoline Christie di Game of Thrones e Nick Cave? Prima di tutto, i tratti della loro esistenza pubblica, privata e segreta, ritratti in modo provocatorio ma emozionante da Polly Borland. In sintesi, le sfumature più umane e disarmanti di una regina, quelle duttili e seducenti di una sovrana degli schermi, insieme alle trasfigurazioni più intriganti del corpo, dell'umanità e della sua fragilità. Visioni pronte a sfidare la percezione del'ovvio e del familiare, a riconoscere Gwendoline Christie e Nick Cave, riflettendo su molto altro, con l'ipnotizzante Polyverse, esposto alla National Gallery of Victoria (NGV), come parte del Melbourne International Arts Festival (fino al 3 febbraio 2019). Un vero parco giochi della nostra umanità, svelata dall'uso audace e ironico che l'artista australiana (Melbourne, 1959) fa di calze e trucco, i confini del corpo e quelli della fotografia. Un pianeta selvaggio che non si fa mancare ironia e poesia, tornando nella città natale di un'artista che ha vissuto in almeno tre continenti, fotografando ovunque la bellezza del brutto, il fascino dell'inquietante, insieme al suo lato più 'tenero' e un nuovo modo di guardare il mondo.

Polly Borland, ritratto Reginapinterest
© Photo Eugene Hyland / Courtesy NGV, Melbourne
Polly Borland e la Regina, installazione Polyverse alla National Gallery of Victoria di Melbourne.

Polyverse è un'immersione in dieci anni di eclettica esplorazione artistica, guidata dall'istinto e un grande amore per le trame, spaziando dagli editoriali di moda agli arazzi d'avanguardia. Sessanta opere molto diverse tra loro che includono molti inediti, tra la serie di opere lenticolari, un corpo di lavoro realizzato per questa mostra e il nuovo arazzo della fotografia scattata alla Regina Elisabetta per il Golden Jubilee di Sua Maestà nel 2002.

Un ritratto decisamente pop, realizzato in cinque minuti, con una Pentax trentenne di seconda mano e una stoffa scintillante per sfondo (acquistata in un negozio Ann Summers per adulti). Non contenta la Borland ha deciso di creare il nuovo grande arazzo della foto, in collaborazione con le ricamatrici formate nelle prigioni inglesi dall'organizzazione Fine Cell Wor. Sono certa che l'ironia di prigionieri inglesi pagati per cucire la foto della regina non vi sfugge.

Polly Borland, Nick Cavepinterest
© Polly Borland and Murray White Room
Polly Borland - Untitled (Nick Cave in a blue wig), 2010 type C photograph 1815.0 x 1500.0 National Gallery of Victoria, Melbourne Purchased NGV Foundation, 2012 (2012.333)

Il successo raggiunto dalla talentuosa ritrattista e avventurosa fotografa di moda, gli ha fornito l'accesso a personaggi di alto profilo. Insieme a tempo e risorse da dedicare al suo estro creativo. La lunga lista di celebrità ritratte, annovera anche amici intimi e collaboratori di lunga data come il Nick Cave. Un grande artista capace di vedere il mondo dietro l'angolo, con carisma da vendere e una pessima fotogenia, superata brillantemente dalla sua grande amica, fotografandolo in diverse occasioni.

Per la serie Smudge (2010), ogni riferimento a Cave è trasfigurato dall'uso di maschere e travestimenti. Da un corpo bitorzoluto (ottenuto riempiendo di palline soffici il body che indossa), o dalla mise da principessa, con parrucca turchina, il volto coperto da una calza e la bocca accesa da rossetto rosso.

Una sorta di alice nel paese della meraviglie della Borland. L'immagine perfetta per guidare tutte quelle della retrospettiva australiana, sintetizzando l'anima del suo lavoro. Deciso a sfidare i canoni del ritratto e i confini del corpo, insieme a quelli tra maschile e femminile, bambino e adulto, fantasia e realtà. (la grande passione per trucco e maschere sembra ovvia).

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© Photo Tom Ross / Courtesy NGV, Melbourne
Installation view, Polly Borland Polyverse, NGV Australia, The Ian Potter Centre
Polly Borland, conigliopinterest
© Polly Borland and Murray White Room
Polly Borland - Untitled XXX, 2010, from Smudge Image courtesy the artist and Murray White Room Melbourne

La collaborazione con Nick Cave passa anche per l'edizione australiana del suo romanzo The Death of Bunny Munro (2009). L'immagine scelta per la copertina ritrae la figura distorta della gigantesca Gwendoline Christie del Trono di Spade, usata per sovvertire l'idea di una coniglietta di Playboy nella serie Bunny (2004-5). Anche per il libro dedicato dalla fotografa al progetto, Cave scrive un breve poema, mentre una rara edizione dello stesso, arriva in libreria avvolta in un paio di collant (da strappate per accedere al contenuto).

Polly Borland, Polyversepinterest
© Photo Tom Ross / Courtesy NGV, Melbourne
Installazione lenticolare, Polly Borland Polyverse, NGV Australia, The Ian Potter Centre

Queste immagini scattate nel corso dell'ultimo decennio, arrivano in mostra insieme a quelle di Bunny, messe a nudo e frammentate dal grande formato lenticolare, con un effetto tenda veneziana che si offre allo sguardo da diverse prospettive. La Borland continua a sfidare i limiti del corpo e dell'inquadratura con l'impatto emotivo, anche se ci allontaniamo da The Babies. Il progetto che l'ha lanciata nel 2001, con i luminosi ritratti di giovani uomini che amano vestirsi da neonati (con tanto di pannolini e capelli rasati) e una visione giocosa di attitudini inquietanti.

Polly Borland, artepinterest
© Polly Borland and Murray White Room
Polly Borland - Gag, 2017 162.0 x 135.0 cm Courtesy of the artist and Murray White Room, Melbourne
Polly Borland, Polyversepinterest
© Photo Tom Ross / Courtesy NGV, Melbourne
Installation view, Polly Borland Polyverse, NGV Australia, The Ian Potter Centre

Il recente Morph (2018) rende forma e contenuto della nostra umanità più estremi e sperimentali, con soggetti distorti da calze, gag e noduli d'imbottitura. I confini del corpo si dilatano per sprigionare la forma grezza, forse un'evoluzione nell'umanità, con la complicità di Sibylla. La sua aspirante tirocinante spogliata e costretta in un tessuto trasparente, imbottito di materiale soffice. La metamorfosi del corpo e dell'immagine sconfina nel mondo interiore, nelle viscere dell'umanità e nei suoi soffici segreti. Il progetto decisamente surreale, a dire della Borland si ispira alla ricerca dell'inquietante, già esplorata da Francis Bacon e Diane Arbus, ma a quanto pare, anche dalla sequenza dei sogni del Dumbo di Walt Disney (quando Dumbo si ubriaca con il topo).

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Decisa a fare a se stessa e il suo corpo, quello che fa da anni agli altri, la Borland si sta dedicando anche all'esplorazione del selfie, mettendosi a nudo davanti al suo iPhone, senza filtri e senza inganni (senza abbellire o nascondere nulla). Aspettandone le evoluzioni, ognuno di noi può avventurarsi a Polyverse: il paese delle meraviglie inquietanti di Polly Borland.

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© Polly Borland and Murray White Room
Polly Borland - Pupa XIX 2012 Image courtesy the artist and Murray White Room Melbourne
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© Polly Borland and Murray White Room
Polly Borland - Untitled XXXII, 2006, Fujicolour crystal archive print, 66.0 x 91.0 cm, Courtesy of Murray White private collection