Basta un solo incontro con Lauren Bush per ridurre a uno i gradi di separazione da almeno due presidenti americani, suo zio George W. (è figlia di Neil, suo fratello e businessman di famiglia) e suo nonno George H.W. (e forse di un terzo: zio Jeb è in corsa tra i Repubblicani per il 2016). Non è questo l’unico affascinante potere di Lauren Bush, 31 anni, fondatrice del brand di accessori fair trade Feed e anello di congiunzione tra una dinastia politica e una del fashion system a stelle e strisce, visto che è sposata con David Lauren, figlio di Ralph (il nome completo è Lauren Bush Lauren). Un vero royal wedding americano, che ha visto riuniti anche i suoi genitori, non proprio in ottimi rapporti dai tempi del turbolento divorzio, un mostro sbattuto in prima pagina dai media in piena presidenza di zio George.

Albero genealogico a parte, che lei né nasconde né sbandiera, incontriamo una “social entrepreneur” con un guizzo di genio per almeno tre cose: il business, la solidarietà e la moda. Nel 2007 ha fondato Feed, con la quale disegna borse fair trade con sopra un numero: rappresenta i pasti che saranno donati a scuole tramite il World Food Programme delle Nazioni Unite. Semplice, efficace e, soprattutto, virale. Ne hanno contati circa 88 milioni (il numero è aggiornato costantemente sul sito di Feed). Più di sei milioni dei quali raccolti insieme a Clarins, l’azienda francese di cosmetica dal cuore verde.

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Lauren Bush con Christian Courtin Clarins.

La bellezza salverà il mondo? Di certo sta aiutando! Se lo chiede in senso astratto, credo che la bellezza sia sempre negli occhi di chi guarda.

Sono finiti i tempi in cui si pensava che moda e bellezza fossero i mondi della superficialità e del profitto? Molte aziende hanno ormai fondazioni e sono attive nel sociale. Fa bene anche al business, perché i consumatori, in particolare i più giovani, preferiscono sostenere brand con prodotti solidali, fair trade. È la nuova era del commercio consapevole e si sta espandendo.

Che ruolo ha suo marito in tutto questo? Abbiamo iniziato a frequentarci quando ho avuto la prima idea e da allora è stato un grande sostenitore. Tante persone si sono rese utili con la loro competenza, creativi, esperti di vendita al dettaglio o di no profit.

La questione fame nel mondo non è ai primi posti dell’agenda politica né gode di popolarità mediatica, nonostante il revival grazie a Expo (che il 16 ottobre celebrerà il World Food Day, ndr). È mancanza di interesse? La fame è un killer silenzioso e costante, percepito come schiacciante, tanto che media e pubblico hanno un po’ chiuso gli occhi, convinti che sia irrisolvibile. Feed è nato anche per stimolare consapevolezza.

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Lauren Bush con una delle sue borse Feed.

Ci concentriamo troppo sulle emergenze? Che di certo hanno bisogno di attenzione e sostegno, ma la fame uccide ancora più di malaria, Aids e tubercolosi messi insieme. Una persona su nove va a letto affamata.

Esistono dei trend di interesse nelle cause umanitarie? Sicuramente. Il nostro ruolo è informare le persone, anche sui social media, in modo che si sentano in potere di agire, non solo che si commuovano.

Qual è la causa principale della fame? In alcuni luoghi c’è effettiva mancanza di cibo, per carestie o siccità, oppure manca quello con il giusto apporto nutrizionale, per cui si parla di malnutrizione. La distribuzione sbilanciata rimane alla base del problema, anche nei nostri paesi. Circa 49 milioni di americani si affidano a mense pubbliche. Per questo sosteniamo l’organizzazione Feeding America.

Meglio insegnare a pescare, piuttosto che dare un pesce. È la sua filosofia? Credo in questo approccio. È per questo che collaboriamo con artigiani in tutto il mondo per creare le nostre borse. Il programma che sosteniamo, però, riguarda il pasto gratuito a scuola, che convince molti bambini a frequentare le lezioni perché spesso è l’unico della giornata. E soprattutto le famiglie a mandare a scuola le figlie, che spesso sono meno fortunate in questo senso.

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Lauren Bush e Christian Courtin Clarins.

Le donne soffrono di più la fame? Sì, perché in molti paesi mangiano letteralmente per ultime, preparando prima il cibo per gli altri, sebbene siano loro spesso a coltivare la terra. Sono trattate da cittadine di seconda categoria.

Si considera femminista? Sì, certo.

Ha incontrato donne speciali durante i viaggi? Una dolcissima ragazza in Ruanda che voleva diventare il primo presidente donna del suo paese. Il fatto che frequentasse la scuola era già un piccolo miracolo, e ho trovato stupendo che avesse grandi ambizioni.

E voi, che sia la repubblicana Carly Fiorina o la democratica Hillary Clinton, siete pronti per un presidente donna? È solo questione di tempo. Personalmente sono prontissima, ma anche gli Stati Uniti.

“Stay hungry” di Steve Jobs è diventato un mantra. Di cosa rimanere affamati? Di cambiamento, di risultati positivi, per non perdere mai la passione, per fare la differenza.

Ricorda un momento in cui ha capito che non tutti crescevano come lei? A tredici anni in Thailandia ho visto per la prima volta miei coetanei che vivevano una vita completamente diversa. Fino a un certo punto si cresce in una bolla, anche se mia madre ci portava a distribuire pasti in mensa come volontari. Per farci capire che eravamo fortunati, ma soprattutto che potevamo fare una piccola differenza per gli altri. Preferiva non guidarci con regole severe ma con l’esempio.

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Lauren Bush sul red carpet.

Qual è il futuro della solidarietà? Coinvolgere tutti, rendendo la donazione facile e accessibile, quindi anche piccole somme al posto di un regalo di compleanno, per esempio. Il numero sulle nostre borse dà il potere direttamente a chi acquista, che quantifica subito il suo impatto.

Il suo rapporto con il denaro? A metà tra il risparmiatore e lo spendaccione. Spendo più in viaggi che in vestiti. E ne investo in Feed.

Una texana vegetariana è un ossimoro, i suoi piaceri nascosti? Indosso accessori di pelle e mangio i latticini. Tutti possiamo fare meglio! (Ride).

Ha comunque uno stile di vita attento ai consumi, i suoi familiari si preoccupano di farle regali etici? Penso cerchino questo tipo di cose perché sanno che apprezzo l’impegno.

Quanto è troppo da spendere per una borsa? È davvero relativo. Le borse Feed vanno dai 20 ai 150 dollari, ma la maggior parte è sotto i cento perché volevo un pubblico giovane.

Si vede per sempre a Feed? Spero che in futuro non ci sarà più bisogno di noi, ma c’è ancora molto da lavorare.