Gessica la fermano almeno due volte la settimana. Un controllo di routine, le
dicono i poliziotti. La pattuglia l’aspetta all’ingresso del suo quartiere, Manguinhos, a nord di Rio de Janeiro, case popolari, una baraccopoli, gente che si alza presto la mattina per andare a lavorare in centro o alle spiagge. Gessica si offre al rituale con rassegnazione rancorosa. Gli agenti sono quattro, tre bianchi e uno nero come lei. Maschi. A quello con la pelle scura è affidato il compito di metterle le mani sotto agli slip, cercando un’arma che non c’è. È teatro. Gessica è una bella ragazza con i capelli rasati a zero, espone la propria omosessualità con sfrontatezza e non glielo perdonano. L’agente nero esegue, gli altri tre si danno di gomito, condividendo la gioia scarna dei miserabili.

Rio de Janeiro rappresenta la più grande, illusoria e variopinta esposizione di luoghi comuni al mondo. È un parco divertimenti e tentazioni che prende vita nell’immaginazione, ancor prima che poggiamo il piede sul suolo brasiliano. La gioia di vivere, il sesso disinvolto, o’ futibol, il Carnevale, le grandi opportunità di un Paese che non smette mai d’essere in procinto di sfondare, la musica. E certo anche la violenza e le favelas, ma sempre filtrati da una mano oleografica; sono tutti ingredienti ideali di qualsiasi dépliant con la foto del Pan di Zucchero sullo sfondo.

Poi, lo scorso ottobre hanno eletto un presidente, Jair Messias Bolsonaro, ed è stato come iscriversi a un corso intensivo di recupero: tutto quello che dovreste sapere sul Brasile, che fino a oggi avete ignorato. Quando il candidato Jair ha affermato che l’errore della dittatura in Brasile fu quello di torturare invece che uccidere gli oppositori, era già il caso di mettere in pausa quella mezza idea di vacanza che ti eri fatto. Quando poi Jair lo hanno eletto dopo che aveva annunciato che le donne non possono avere gli stessi diritti lavorativi degli uomini, perché poi rimangono incinte, hai puntato decisamente altrove. Messico? Thailandia?

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Pietro Baroni
Gessica Justino, produttrice tv

Il fatto è che negli ultimi mesi Gessica subisce il doppio delle perquisizioni. Perché, sempre citando Jair, meglio un figlio morto in un incidente, che omosessuale. Molti poliziotti solidarizzano con il nuovo capo, che è un militare come loro. Incontro Gessica Justino a Urca, tranquilla spiaggetta carioca, dominata dal Cristo del Corcovado. Fa la produttrice televisiva, ha l’argento vivo addosso e per prima cosa mi offre un raggio di speranza: «Bolsonaro è la nostra grande occasione. Possiamo finalmente fare sentire la nostra voce. Molte persone si stanno unendo in un fronte compatto. C’è una verità negata al mondo, esiste un Paese silenzioso che soffre da anni. Conoscete gli aspetti folcloristici, ma questo è un Paese pronto a una rivoluzione sociale senza precedenti».

Altro che Futibol e carnaval. Assieme a Gessica ci sono Arthur, makeup artist, il rapper Marcus Vinicius Rodriguez da Silva (Marcão Baixada) e la regista Sabrina Fidalgo. Si sono fatti una fama a Rio, hanno un seguito e tutti assieme sono finiti dentro alla definizione di Geração Tombamento, la generazione del ribaltamento, i giovani trentenni che riscriveranno la storia di questo Paese immenso e tormentato.

Gessica inizia con una bella lezione: «Per cominciare nessuno di noi si riconosce in un’etichetta. Geração Tombamento è una definizione di comodo che serve a chi ha bisogno di semplificare. Noi non siamo per le cose semplici, non stiamo dentro a nessun gruppo. Esiste al momento una militanza di genere, una razziale, una di classe e una più generica, prettamente estetica che serve ad avere un impatto commerciale. Sono omosessuale e dunque porto i capelli in un certo modo, giusto? Serve per vendere un’immagine rassicurante, da museo. Ma non parla assolutamente del problema. Un po’ come accaduto con il movimento #MeToo, ci siamo fermati alla fase estetica, il meccanismo rimane intatto. E il mondo si sente meno minacciato. A noi, però, interessano i cambiamenti veri».

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Pietro Baroni
Arthur e Uyl Figueiredo, styliste e makeup artist

Arthur, che lavora con le band e fa i video musicali, è più netto: «Esiste qualcosa di buono quando metti in circolazione un brand come quello della Geração Tombamento, perché ci sono persone che prendono coscienza di una situazione, ma il problema rimane, e sta nell’impossibilità, per uno come me, di vivere normalmente perché ho un fidanzato invece di una compagna».

Sabrina, a dispetto del colore della propria pelle, lotta da anni per ritagliarsi un piccolo spazio nel mondo del cinema brasiliano, con risultati alterni: «Negli Stati Uniti hanno avuto Obama, ed è un grande risultato. Adesso si ritrovano con Trump, è vero, ma l’America possiede un patrimonio che noi non ci sogniamo neppure: un solido passato di battaglie per i diritti civili. Quello che è successo negli anni Sessanta da loro fa parte della loro cultura. Da noi non si può neppure parlare di diritti civili. In Brasile i neri sono il 54% della popolazione, ma sono completamente invisibili. Questo è un Paese bianco, in mano a un potere bianco, misogino e razzista. Gli attori neri da noi possono scegliere solo tra una gamma ben definita di ruoli: narcotrafficante, criminale, poveraccio, prostituta, poliziotto corrotto. Chiediti perché nessun film brasiliano s’impone a un festival internazionale? Perché nessun film sarebbe sovvenzionato se ambisse a raccontare una verità più equilibrata».

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Pietro Baroni
Sabrina Fialgo, sceneggiatrice, regista, attrice e produttrice

Marcus vive a Baixada Fluminense, agglomerato della regione di Guanabara, a ridosso della metropoli. Ha iniziato con il rap come di prassi, per strada, con gli amici, stremati dal clima di prevaricazione e violenza: «La nostra area è riconosciuta per la sua pericolosità, per il dominio delle gang, ma esiste un’effervescenza culturale importante. Musica, pittura, bisogno di esprimersi. Purtroppo in Brasile prima di sapere che cosa fai, ti chiedono da dove provieni. Se la risposta è Baixada, sanno già che non sarà nulla di buono. I temi delle mie canzoni sono votati all’uguaglianza, al riconoscimento della parità di diritti di genere, al rispetto delle donne. In uno scenario machista, omofobico e misogino, le mie canzoni attirano attenzioni non sempre benevole. Ma ai miei concerti vengono sempre più persone di ogni classe sociale. Sta nascendo una piattaforma comune». Gessica spiega che a Rio ci sono pochissime dj donna, perché difficilmente darebbero loro un posto per suonare: «Eventi dove una donna sia la protagonista se ne organizzano uno al mese al massimo. Se il dj è maschio, tre a settimana. Così capisci quanto c’è ancora da fare». Sembrano tutti determinati, le dita appiccicate all’arma d’ordinanza, lo smartphone, organizzano eventi in giro per la regione, sempre più bianchi li appoggiano. Marcus sospetta che accada per opporsi a Bolsonaro più che per una vera presa di coscienza. Ma la strada intrapresa comporta rischi reali.

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Pietro Baroni
Marcus V. R. da Silva, rapper

Per Gessica e gli altri il punto di riferimento è Marielle Franco. Consigliera comunale, eletta con il Partito Socialismo e Libertà, ha creato una commissione per la difesa dei diritti delle donne dopo che la sua migliore amica è morta per un proiettile vagante nel 2000, a Maré, la favela in cui viveva. Madre di una figlia allevata da sola, bisessuale dichiarata, Marielle aveva inaugurato una campagna contro i sistemi oppressivi della polizia verso le donne nere. La sera del 14 marzo scorso, mentre rientrava a casa, è stata freddata da un commando di uomini, un omicidio in stile mafioso. Marcus spiega che il linguaggio è cambiato per rendere meno contundente la realtà: «Nella Baixada e in molte favelas esistono gruppi igienizzanti. Sembrano imprese di pulizie. Entrano in azione all’improvviso e fanno sparire qualcuno. O fanno irruzione in una casa e sterminano una famiglia. Sono mandanti di loro stessi. Vogliono far capire chi ha il potere. Tenere alto il livello di paura». «Nessuno ne parla», si accoda Gessica, «i più poveri passano sei ore in autobus per andare a lavorare e altre dieci a guadagnarsi da vivere. Non hanno energia per capire ciò che gli sta attorno. Evitano. Diventano conniventi».

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Tamyris Reis, DJ

Si apre un altro fronte: «I media lavorano sodo per creare percezioni distorte», dice Arthur, «nel male estremo e nel bene edulcorato. Tra gli artisti sta nascendo una comunicazione trasversale mai vista. In alcuni casi si creano collaborazioni impensabili per questioni di genere ed estrazione sociale. I mezzi di informazione dovranno adeguarsi. Raccontare tutte le storie». Sabrina si augura: «Abbiamo una responsabilità, cambiare un passo alla volta, negoziando le quote garantite alle minoranze, cercando di ottenere una rappresentazione più equa della società al cinema e in tv. Dare al pubblico una percezione corretta. E tra qualche anno portare a Cannes un film su un Brasile mai visto». Marcão Baixada si propone per le musiche originali. I Bolsonaro passeranno, questa ambizione resiste a tutto. Persino ai proiettili vaganti.