Spontanea, a dir poco. Dopo qualche giorno di messaggi, arriva l’ultimo WhatsApp prima dell’appuntamento telefonico: «Sto pedalando sotto la pioggia, arrivo a casa in cinque minuti». Non ci sono mediazioni con Jasmine Trinca, nessun ufficio stampa a supervisionare tempi e domande. Dopo la vittoria a Cannes e ai Nastri d’argento per l’intenso ruolo in Fortunata di Sergio Castellitto, nel quale interpreta una madre sola in cerca di riscatto, farà parte della giuria del Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2017. Per Marie Claire di settembre ha scattato un servizio di moda esclusivo ed appare intensa e bellissima sulla copertina. Il risultato della nostra telefonata durante questo temporale estivo è un’intervista piacevolmente densa, ricca di parole ragionate e cadenzate con una calma riflessiva, dopo un sollevato «possiamo darci del tu, vero?».

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Venturelli//Getty Images
Scintillante, accanto l’attore Alessandro Borghi (coprotagonista nel film "Fortunata") alla premiazione dei Nastri d’Argento 2017.

Sei a tuo agio su un set di moda? Tutto ciò che implica mettersi in posa è faticosissimo per me, non ho naturalezza, non riesco a restituire quella che sono. Questa è stata una delle rare volte in cui c’era l’idea di raccontare una storia, in cui non mi sono chiesta se stavo indossando io gli abiti o loro stavano indossando me.

Abbiamo scattato a Roma, la tua città. È vero che vivi ancora nella casa di famiglia? Dove sono cresciuta con mia madre, una piccola casa in un quartiere popolare, che da bambina sognavo di far diventare più grande. Con il tempo sono riuscita a comprarla a mia mamma (che è mancata qualche anno fa, ndr) e a unirla con la casa accanto. Oggi ci vivo con mia figlia: non so se è un cerchio che si chiude, di sicuro continua.

Hai mai pensato di vivere altrove? Amo viaggiare, in particolare nelle città che ti conquistano dopo qualche giorno, come Tokyo e Rio. Per lavoro ho vissuto a Parigi, Tel Aviv, Londra, ma oggi un trasferimento sarebbe complicato perché ho una bambina. Mi piace vedere altri posti e tornare alla mia base, alla mia appartenenza.

Alcuni film o personaggi rimangono più "attaccati" agli attori. Quali per te? Chiaramente La stanza del figlio ha abitato a lungo in me, perché ero piccola, perché non avevo idea di nulla e pensavo sarebbe stato il primo e unico lavoro nel cinema. E poi Miele di Valeria Golino, Giorgia di La meglio gioventù. Arrivo nei film mai completamente forte e sicura, sempre con l’idea di non riuscire a essere quel personaggio, e poi alla fine è difficile uscirne. Alcuni loro dettagli mi rimangono dentro, probabilmente perché scovano qualcosa di mio e lo risvegliano. Senza voler apparire come l’attrice pazza...Alla fine questo è un lavoro che scopre molto la nostra interiorità.

Jasmine Trinca Valeria Golinopinterest
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Nel 2013, insieme a Valeria Golino, sua regista nel film "Miele".

Fortunata cosa ha risvegliato? Sembra una donna lontana da me, perché non ha pudore e ha molti meno filtri. La sua ricerca di immediatezza, la sua forza, erano una rievocazione del femminile che avevo già visto: sono cresciuta con una mamma che si dava molto da fare ed è stato come ricontattare una parte di me, fondante e costitutiva. So cosa significa combattere per crescere una figlia, dover chiudere la giornata, cercare di emanciparsi. È stato bello ritrovare la lezione di vita che mi ha cresciuta.

E dalla quale ti eri allontanata? In parte sì, anche se credo di avere un impianto solido e una dimensione del reale molto forte. La mia vita non è certo quella che ha vissuto mia mamma e credo sia un bene che si trovino forme di riscatto, ma è anche un bene ricontattare una parte autentica di sé.

Cresci tua figlia allo stesso modo? Non penso serva la stessa durezza che ho visto io. Grazie al cielo lei non ne sta facendo esperienza e mi auguro abbia un cammino luminoso. Detto questo, le faccio talmente due scatole così ogni giorno sui valori della vita e del femminile, che tante cose si trasmetteranno comunque. È importante l’equilibrio e lasciarle vivere la sua vita da "ottenne".

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ALBERTO PIZZOLI//Getty Images
Con il regista di "Fortunata" Sergio Castellitto, sul red carpet dell’ultimo festival di Cannes.

Nel tuo lavoro, quanto contano fortuna e talento? Grazie alla prima si può cogliere un momento di successo, ma poi va nutrita con una luce personale. Anche persone con un profondo tormento hanno molto da dire. Credo molto nella specificità in ogni campo dell’espressione artistica. Chi riesce a dimostrare qualcosa in più non lo deve mai alla fortuna, ma a una forza interiore che agisce da stimolo. Poi, questo mondo non è mai giusto, ma non lo è per tante cose.

Come scegli i progetti a cui partecipare? Ti fai consigliare? Tendo a non mediare la mia scelta attraverso qualcuno, ascolto i consigli di persone che stimo, ma non ho un entourage ad hoc. Penso, però, sia fondamentale scegliere bene. Ho fatto delle scelte che mi hanno "rallentata", decisioni mai prese sulla base di un interesse economico o della celebrità che mi avrebbero portato. Certamente ho sbagliato delle cose qui e là e ho vissuto una fase di rigidità. Adesso cerco di fare un cinema che mi corrisponda, che non significa scegliere solo gli autori più rigorosi. Anzi, vorrei fare film che uniscano leggerezza e intelligenza: per me è importante che ci sia una criticità nella visione dei personaggi, non necessariamente essere la protagonista, ma interpretare un personaggio con un valore e che non sia stereotipato. Capisco che possa sembrare noioso detto così, ma penso abbia senso cercare di restituire un'idea di questo tipo attraverso i film.

Hai mai voluto mollare? Più che altro agli inizi pensavo di avere un’altra strada. Dopo La stanza del figlio volevo continuare lettere classiche all’università e per due anni non ho recitato. La condizione di attesa di questo lavoro e i momenti di sconforto quando non si viene apprezzati, certo, ci sono. E sono parte di quell’instabilità che, da una parte, fa male agli attori, dall’altra li rende ciò che sono.

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Stephane Cardinale - Corbis//Getty Images
Al Festival di Cannes 2017.

Vivi la competizione fra colleghe? Non mi capita mai di pensare "quel ruolo l’avrei interpretato meglio io2, perché non mi sento superiore rispetto a un’altra. Anzi, da spettatrice amo molto le attrici, più degli attori. Il mercato di produzione italiano è ridotto e può dare l’idea di una "guerra fra poveri". Ma vale anche per i registi, che hanno un ego forse anche più elevato di quello degli attori...

Interpreterai la sorella di Stefano Cucchi in un prossimo film. Un ruolo che porterà sicuramente tante critiche da gestire. Lo so, purtroppo non abbiamo un’idea plebiscitaria sul fatto che bisogna avere giustizia, perché sono vicende che riguardano tutti. Ci saranno polemiche, ma io ero convinta di partecipare. Il progetto ha il sostegno della famiglia e racconterà la prigionia con gli atti del processo. Non ho intenzione di travestirmi da Ilaria Cucchi, vorrei restituire l’umanità di una sorella a cui è stato impedito di vedere il fratello.

Chiudiamo il cerchio in famiglia, come ti descriverebbe tua figlia? Di sicuro pasticciona, perché ci scherziamo spesso. Per fortuna non ha l’immagine sacra della madre. E poi direbbe qualcosa riguardo la dolcezza.

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Epsilon//Getty Images
A Cannes, con in braccio Nicole Centanni, la bambina che interpreta sua figlia nel film "Fortunata".

La foto di apertura è tratta dal servizio esclusivo di Marie Claire di settembre 2017 scattato da Arnaud Pyvka. Servizio Elisabetta Massari. Ha collaborato Fiammetta Moscatelli. Trucco Nicoletta Pinna per Simone Belli Agency. Capelli Roberto Pagnini per Freelancer. Per Jasmine Trinca: abito in jacquard di seta e lana e anello in metallo dorato, Gucci.