Quanto conosciamo realmente Caterina de’ Medici, la "duchessina" - così come la chiamavano i fiorentini - la figlia del duca di Urbino Lorenzo de' Medici, la moglie di Enrico II di Valois, futuro re di Francia, la donna che tra non pochi problemi, tradimenti, omicidi e congiure, divenne anch'essa regina e madre di tre re? Lei che aveva un nome in memoria di Caterina Sforza (madre di Giovanni dalle Bande nere) e che è dai più conosciuta soprattutto in relazione alla storia francese, è tornata in questi giorni più popolare che mai perché c’è stata la ricorrenza dei cinquecento anni dalla sua nascita, avvenuta a Firenze il 13 aprile 1519. Rimasta subito orfana di madre e di padre, durante la sua vita Caterina de’ Medici,venne cresciuta in casa Strozzi stringendo un rapporto fraterno con i suoi cugini di sangue e nel 1527 si ritrovò sola e senza alcuna protezione, prigioniera in un convento di monache, ostaggio dei nemici della sua famiglia. Nel 1544, dopo anni di dolorosissima sterilità e di matrimonio infelice, riuscì a partorire il primo figlio, subito però affidato all’amante del marito, molto più anziana di lei. L’anno successivo cadde da cavallo rischiando di spezzarsi la schiena, ma si riprese per promuovere una guerra contro il lontano cugino Cosimo de’ Medici e una volta vedova, nel 1559, diventò regina di Francia e da quel momento, come ci racconta lo storico e documentarista Marcello Simonetta nel libro Caterina de’ Medici (16,15 euro su Amazon.it) edito da Rizzoli, “cominciò finalmente a respirare”. Iniziò così a prendere forma la leggenda della regina nera, una praticante di arti magiche e una donna indurita dal potere, diventata fanaticamente religiosa negli ultimi anni della sua vita, nota soprattutto per il massacro della notte di San Bartolomeo (23-24 agosto 1572), apice della violenza civile nelle guerre di religione, ma - come fa giustamente notare Simonetta - davvero fu lei ad ordinare l’immane strage degli ugonotti?

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La risposta è in questo libro sulla storia di Caterina de' Medici - avvincente, pieno di dettagli e curiosità - che inizia nel periodo che va dal 1527 al 1559, dal Sacco di Roma, “il traumatico inizio della fine del Rinascimento” - quando la città non era più caput mundi e aveva toccato il fondo - alla pace di Cateau-Cambrésis che suggellò la fine delle guerre d’Italia, ma anche l’inizio del declino italiano sulla scena internazionale per i successivi tre secoli. Simonetta, già autore di L’enigma Montefeltro e di Volpi e Leoni, si è concentrato sulla giovane Caterina, sulla bambina che diventò delfina e madre, oltre che sul lungo e doloroso apprendistato che preparò poi il mito. La sua è la storia quasi inverosimile di un’orfanella di otto anni, pedina di una partita a dama più grande di lei, che un giorno diventerà regina di Francia, ma è anche la storia della guerra fratricida che legherà per sempre il destino dei Medici a quello di un’altra potente famiglia fiorentina, gli Strozzi, “epigoni falliti della libertà d’Italia, scrive l’autore, dei disperati, a loro modo titanici”. Per molti secoli, Caterina è stata considerata una regina dispotica e spietata, dedita all’occultismo e alla magia nera. Questo libro ci dipinge invece una donna molto più complessa, capace di attraversare tempi convulsi esercitando semplicemente il potere che le spettava. Divertenti e pieni di sense of humour sono poi i titoli dati ai singoli paragrafi più che ai capitoli, da “Lo zio Strozzi e i suoi singhiozzi” a “Il principe d’Orange e l’esplosivo mélange”, da “Il visconte di Turenne e la trattativa perenne” a “L’attimo fuggente e la fuga a spron battente”. Per non parlare poi di alcune curiosità, una tra le tante: l’ottavo figlio di Caterina battezzato Ercole ma poi modificato in Francesco perché affetto da nanismo. Tra personaggi famosi e fascinosi che ancora oggi riservano molte sorprese, i colpi di scena, gli atti di coraggio come di viltà, la disperazione e la furbizia, la follia e un’umanità variegata sono là dove meno potete aspettarveli. Un libro a suo modo attuale (la storia di Caterina de' Medici ha avuto tanto peso nella costruzione dell’Europa e del mondo come lo conosciamo oggi con i tanti cambiamenti) e che, finalmente, rende giustizia ad una donna che da tanto, troppo tempo, doveva essere riscattata.