Come far impazzire milioni di fan con una tripletta in un giorno solo? Due parole: Beyoncé Homecoming, il documentario su Netflix + album del live + nuova canzone inedita. La matematica di Queen Bey non ha rivali. La somma di 3 elementi potentissimi concentrati in un giorno solo, poi mettiti comodamente a guardare cosa succede a schiere di appassionati che non sanno più come condividere/contenere/urlare la propria eccitazione. Ad un anno di distanza dal suo grandioso ritorno sul palco del festival più famoso di sempre, cfr. Beyoncé al Coachella 2018 con l’esibizione più potente e impattante della sua lunghissima e ormai leggendaria carriera (che è diventata persino un neologismo, Beychella), e dopo le fatiche dell’OTR Live II assieme al marito Jay-Z nella congiunzione patrimoniale-matrimoniale dei The Carters, la diva del pop r&b si riprende il faro dell’attenzione tutto per sé. Beyoncé età 37 anni, più di 20 di carriera, in slip di jeans e felpa college ri-conquista il posto d'onore su Netflix che per l’occasione ha cambiato nome (sui social) in Beyflix. Tanto per dare l’idea della portata dell’operazione.

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Homecoming, appunto. Nessun sostantivo meglio di questo per riassumere la filosofia 4.0 di madame Carter. Deve essere vizio di famiglia per le sorelle Knowles, ognuna con la sua personale interpretazione: Solange Knowles per il nuovo album è rientrata a Houston, la città di nascita. Ma per la regina Beyoncé, auto-incoronatasi già nella cover del doc + live album, il ritorno a casa si apre metaforicamente su più livelli interpretativi. Homecoming per lei è il ritorno sul palco per riprendersi lo scettro (sempre di regni si parla) di numero uno. Beyoncé monarca assoluta di un purissimo trattato di self-celebration, a partire dalla firma registica.

Il concept di tutto appartiene alla diva. Le riprese di Beyoncé Homecoming sono state spalmate nell’arco di 8 mesi, tra le prove per il grandioso ritorno e i momenti nei backstage delle due esibizioni storiche al Coachella. Ma ci sono anche i dietro le quinte della donna Beyoncé: ed è qui che l’homecoming assume la sfumatura di intimità della sua privacy. E ci sono Beyoncé figli, Ivy Carter (che canta, CANTA!) e i gemelli Rumi e Sir, ovviamente. C'è la Beyoncé moglie potentissima di Jay-Z, la queen privatissima che si svela attraverso immagini dal sapore vintage/emozionale.

L’ultima sfumatura di Homecoming Beyoncé la mostra nel tema scelto per il ritorno on stage in frisé al Coachella. È il più potente, forse l’omaggio più nettamente politico per un’artista che non ha mai nascosto il suo orgoglio. È il ritorno a casa definitivo, quello di appartenenza ad una comunità specifica, inclusiva, che la elegge sua regina. Nella scenografia e coreografia del concerto di Beyoncé al Coachella celebrato in Homecoming su Netflix, i riferimenti all’eredità musicale delle black fraternities e black sororities (HCBU) nelle università americane sono il canovaccio visivo su cui si sono innestate le canzoni e le voci che raccontano la creazione del progetto. Le marching bands, i costumi studiati sulla base delle uniformi sportive, le citazioni che punteggiano la visione del documentario di Beyoncé servono a sottolineare ancora di più le motivazioni e la spinta culturale che ha portato la divina Bey a diventare la prima artista nera headliner al Coachella. Prima di suo marito, anche. Beyoncé Homecoming è un documentario sull’impegno dell’artista e del creativo, descrive la costruzione minuziosa di un mito e di un evento di portata storica, e fa entrare con la mediazione delle telecamere nel meccanismo di un’autocelebrazione meticolosamente studiata. Ed è per questo grande sogno di orgoglio che va visto.