Scrittura, disegno, musica: sono linguaggi chiamati in causa da Sacerdotesse, Imperatrici e Regine della musica (14,87 euro su Amazon), una lettura che racchiude venti ritratti di donne, ciascuna delle quali ha lasciato un segno della musica. Ma non solo. A raccontarcela è la stessa autrice, Clarice Trombella, dj, una chitarrista e una speaker radiofonica, che ha messo assieme le tre espressioni artistiche in un ensemble che comprende il ritratto scritto, quello disegnato, la playlist di brani a tema. Tra le pagine i successi, gli ostacoli, le fatiche tra coloro che sono state alcune tra le donne più influenti del panorama artistico musicale di tutto il mondo.

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Artiste note e meno note. Con quali criteri hai scelto proprio loro?

Sì, non tutte le donne di cui parlo hanno raggiunto la stessa popolarità. Ma questo è stato un aspetto secondario. Quello che mi interessava era sottolineare quanto queste artiste ce l’avessero fatta nonostante le varie avversità. Mi interessava provare a mettere in luce l’impegno civile e civile di ciascuna di loro. E, pertanto, i nomi sono stati scelti seguendo soprattutto questa logica.

Un altro aspetto caratteristico del tuo libro è che le venti donne vengono un po’ da tutto il mondo...

Ho ritenuto che fosse importante parlare di Mahalia Jackson per le lotte del popolo afroamericano in America, ma che fosse altrettanto doveroso raccontare di Sonita Alizadeh, giovane donna afghana che ha denunciato per mezzo del rap la tradizione di compravendita di giovani spose tipica del suo Paese.

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In che modo l’impegno civile di queste donne ha avuto un riflesso nella loro arte?

In molti modi, ovviamente. Qualche volta in modo più indiretto. Mi viene in mente l’esempio di Miriam Makeba che, a causa del suo impegno politico contro l'apartheid in Sudafrica, ha subìto la messa al bando dei suoi dischi da parte del governo. Un esempio più diretto invece ce lo offre Calypso Rose con la sua canzone No Madame: questo pezzo ha fatto cambiare una legge e ha permesso un aumento del bassissimo salario delle domestiche di Trinidad e Tobago.

Che tipo di rapporto hai instaurato con le donne di cui scrivi? Intendo a livello personale. Cosa rappresentano per te?

Difficile rispondere. Sicuramente mi sono sentita vicina alle loro storie ed è stato per me inevitabile immaginarle da giovani, piene di sogni e di speranze, e nel mio piccolo riconoscermi nel loro difficile cammino. Inoltre mi ricordano, giorno dopo giorno, che ogni diritto di cui godiamo oggi proviene da momenti spesso tragici, e che non è scontato esistano anche domani.