Hanno studiato scienze politiche, comunicazione audiovisiva, finanza. Hanno conseguito master in film editing, giornalismo. Avuto esperienze lavorative con grandi nomi come BBC, Disney e Google. Lo direste mai che queste donne sono le stesse che stanno dietro un video porno femminile della Erika Lust Films? A comporre il team della company sono in totale 23 persone, di cui 15 giovanissime donne. Tutto inizia nel 2004, con due scrivanie nel soggiorno di Erika Lust, regista di film per adulti indipendenti. Sposata, 42 anni, due figlie, vive e lavora a Barcellona, nello studio di Erika Lust ci sono sempre una tazza di caffè caldo, libri erotici, accrediti per festival del cinema, storyboard e note varie, un poster di Angelina Jolie ritratta da David La Chapelle mentre ha un orgasmo.

A illuminare Erika Lust è stato Hard Core di Linda Williams, un libro su pornografia, femminismo e l’impatto del porno sulla società. Come lei stessa ha raccontato durante un Ted Talk: «Il porno non è solo porno, è un discorso sulla sessualità, sulla mascolinità, sulla femminilità e sul ruolo che abbiamo» e questo discorso risulta di parte se gli unici che partecipano sono uomini. Il mondo è cambiato, così come il ruolo della donna a casa, in politica, a letto. L'unico posto dove è immutato è l’industria porno. Questo, sempre secondo Erika, non è un ambito da cui le donne si devono tirare fuori, anzi devono entrarci e cambiarlo. Perché, che piaccia o no, per i più giovani il porno ha un ruolo decisivo nell'educazione sessuale, così come in quella di genere. Se il porno risulta sessista e sciovinista, allora l'educazione che ne deriva è distorta. Secondo Erika servono donne che scrivano, dirigano, producano: «C'è bisogno di più donne nel porno, ma dietro la telecamera».

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Il primo film della Erika Lust Films è stato il corto The Good Girl nel 2004. Pubblicato gratuitamente sul web, ha ricevuto in appena qualche giorno due milioni di visualizzazioni, dimostrando che molte più persone di quante Erika potesse immaginare chiedevano un cinema per adulti diverso. Nel 2013 ,Erika Lust si è buttata in un progetto innovativo, che vede al centro le fantasie del pubblico. Sul sito XConfessions le persone condividono le proprie storie e fantasie, ogni mese poi Erika ne sceglie due e ne fa un film breve. Non si tratta del porno mainstream che si trova gratuitamente online: sono video creativi, con le caratteristiche visive del cinema indipendente. Esplorano la sessualità in modo inclusivo e mettono il piacere della donna al centro, non come accessorio. Tutti i film rispettano quattro regole cardine: il piacere delle donne conta; c'è bisogno di mostrare diversi tipi di fisicità, età ed etnia; i film per adulti possono avere caratteristiche cinematografiche; il processo di produzione deve essere etico.

    Il team della Erika Lust Films è stato intervistato dalla stessa Erika e ha raccontato com'è lavorare in una casa cinematografica specializzata in film per adulti. Ciò che dicono, il loro pensiero, le storie personali, è davvero lontano dallo stereotipo. La cosa che più amano è avere la possibilità di far sentire la propria voce, oltre ad avere il via libera per esercitare la creatività e affinare le competenze nei propri campi, dal video editing all'ufficio stampa.


    Kali è la talent manager, prima di arrivare a Barcellona ha studiato e lavorato come assistente sociale per poi approdare alla Lust Films. Oltre ad essere reclutatrice è performer e si occupa di educazione sessuale. Nell'intervista racconta di quanto sia importante lavorare lì, per cambiare il mondo del porno, creando spazio per diversità e creatività. «Non ho mai ricevuto critiche per essere la talent manager - racconta Kali - ma la reazione degli altri cambia quando dico che nei porno ci recito anche (e che sono una sex worker)». Le persone, nel migliore dei casi, reagiscono con una risata nervosa, anche quelle che Kali definisce più mentalmente aperte. Kali si scontra con chi pensa che tutto il lavoro sessuale sia una forma di sfruttamento ed è ancora costretta a specificare che nessuno la sta forzando ad esercitare la sua professione e che il sex work e lo sfruttamento sessuale sono due argomenti ben separati.

    Rebecca è la producer, il suo percorso ha visto un master di giornalismo e 5 anni a Londra, come ricercatrice e producer per i documentari della BBC. Del suo lavoro le piace sfidare gli stereotipi che riguardano il porno, visto come un mondo sotterraneo e torbido, su cui la Erika Lust Films getta una luce di completa trasparenza. Rebecca racconta che a 14 anni la sua idea sul sesso era ben precisa, si era imposta alcune regole, tra cui una frequentazione di tre mesi e un ti amo, prima di concedersi un rapporto: «Ho convissuto con queste regole fino ai 27 anni e, come si può immaginare, non ho avuto molta azione, o meglio non mi sono permessa di averla». Solo dopo il suo arrivo a Barcellona Rebecca realizza che: « La mia visione del sesso si basava su uno scambio di potere: era l'uomo a prendere qualcosa da me, non ero io a fare qualcosa perché effettivamente lo desideravo». Ma ora ha imparato a fare ciò che si sente: «Se vuoi andare a letto con qualcuno al primo appuntamento è ok, se vuoi aspettare sei mesi anche; se vuoi solo sesso eterosessuale e romantico va bene, così come preferire sesso di gruppo multi-genere e BDSM con fruste, plug e celle appese al soffitto».

    Per Charis, la content manager, laureata in scienze politiche, lavorare alla Erika Lust Films significa: «Avere la possibilità di insegnare alle persone qualcosa sul sesso e sul piacere, sui legami e sul consenso, su rispetto e amore. Mi piacerebbe veder crescere la prossima generazione di donne in un mondo in cui siano libere di esplorare la loro sessualità, senza paure e tabù». Catalina, social media e events manager, che ha lavorato tra gli altri per Disney, la pensa allo stesso modo: «C'è più consapevolezza in tema di molestie e violenza, ma in internet (dove i teenager si informano sul sesso) vediamo una maggioranza di video con ragazze che vengono abusate. Questo alimenta un immaginario in cui sembra che alla donna piaccia essere maltrattata, e i giovani adulti pensano sia normale rapportarsi alle donne in questo modo. In teoria stiamo facendo passi avanti, ma il nostro subconscio è tormentato da queste immagini. Ecco perché è importante diffondere ciò che facciamo qui!».