Raccontami una storia. È uno dei primi desideri che impariamo a esprimere da piccoli, con bruciante costanza, e che si fa spazio dentro la vita adulta. I bambini non li freghi, capiscono quando dici la verità, anche se stai parlando di maghi, draghi o colline volanti. È con lo stesso stupore che da grandi riconosciamo la materia viva di un racconto radicato in un sentimento che ci appartiene: quando succede lo vogliamo ascoltare ancora, e ancora.

Dev’essere per questo che le canzoni e gli autori folk sono sempre più presenti nelle nostre playlist. Parliamo dell’universo musicale che ha tra i suoi esponenti più leggendari il Bob Dylan degli inizi e l’usignolo Joan Baez, compagni di palco e d’amore nell’estate del ’63 (è lei che ha aiutato lui a farsi conoscere, non viceversa). Prima di loro Odetta, la magnetica autrice afroamericana dell’Alabama e il Woody Guthrie di This Land Is Your Land, il cantastorie degli ultimi, che si esibiva con la scritta Questa macchina uccide i fascisti in bella vista sulla chitarra. Chitarra acustica e armonica erano la base su cui cantare la quotidianità, la passione civile, la protesta contro le guerre. E l’amore struggente, i dolori, i tempi che cambiano, i sogni di libertà e l’estasi in ballate piene di metafore e poesia.

Quello degli anni 60 era già un revival. L’origine del folk rock angloamericano - che non è un genere definibile, è più un’intenzione, un’atmosfera in cui abbracciarsi - si perde nei canti e nei balli popolari, nella tradizione orale con cui gli inglesi e gli irlandesi sbarcati alla conquista del West mantenevano il senso di comunità, per poi aprirsi alle sonorità viscerali del blues nero. Il folk era la narrazione rassicurante e insieme eccitante di un’identità in divenire. E, nei talenti migliori, lo è ancora.

Qui entrano in scena i nuovi songwriter. La sensibilità per il presente e il talento di suonare familiari anche quando ci traghettano in dimensioni alternative sono il criterio con cui abbiamo scelto gli artisti della scena folk contemporanea nello scroll sotto. Insieme al tempismo: è il loro momento, stanno sbocciando, sono in radio, in classifica, in tv e in tour vicino a noi. Hanno fatto proprie le ispirazioni dei classici e oggi ce le riconsegnano in hit fresche, che mischiano pop, sperimentazione, rock’n’roll, country. E all’estetica da cattivi ragazzi o da divi digitali di altri protagonisti di oggi sostituiscono un immaginario vintage, l’eleganza sussurrata e la potenza immortale del “fatto come una volta”.

Un decennio fa, quando i londinesi Mumford & Sons hanno fatto irruzione nel panorama musicale con i banjo, le grancasse, le immancabili chitarre acustiche, il corollario tradizionale del folk dei cowboy (altri strumenti del mestiere sono il fiddle, il violino pizzicato, il contrabbasso, i fiati, l’harmonium...) ripensato in chiave pop-rock ottimista e bucolica, il mondo si è scosso. Sono stati un successo inaspettato, il risveglio di massa delle coscienze sonore. Da lì in poi, da quando ci siamo ritrovati a cantare la romantica I Will Wait in ascensore, anche noi gente dipendente dallo smartphone abbiamo colto il potenziale di canzoni che sembrano venire da un’altra epoca, ma sono il rimedio perfetto per le alienazioni di questa. Da ascoltatori, ma non solo: la formula fané del ragazzo o ragazza con la chitarra che nella sua stanza compone canzoni per urgenza espressiva e sogni di evasione, e grazie a quella musica esce nel mondo vero, incontra altri come lui o lei, i suoi pensieri si riempiono di un valore corale, la vita fiorisce nelle sue contraddizioni, ecco, quella formula che sembrava dover soccombere all’individualismo tecnologico e alla socialità virtuale, funziona ancora. Anzi, ha ritrovato, cambiando il contesto in cui si fa largo, la potenza e la fascinazione ribelle degli inizi. I ragazzi ricominciano a desiderarla dannatamente, quella vecchia, indispensabile, chitarra.

«È come la Panda. Piacerà sempre, anche se non va di moda», ci dice del folk Simone Zampieri, in arte The Leading Guy. «Puoi fare la trap, l’hip hop, ma l’unica musica che non morirà mai è questa, la sua caratteristica è che ciclicamente ritorna, eppure non sarà mai il genere di punta. Perché l’ascoltatore in media vive le canzoni come una colonna sonora in sottofondo, mentre il folk spesso ti obbliga a fermarti e dare ascolto». C’è da chiedersi se ci sono norme da seguire. «I cambi drastici di sonorità dei grandi mi hanno insegnato che non ci sono regole, devi andare dove ti senti a tuo agio in quel momento. Nel primo disco ero da solo, chitarra e voce, in una sorta di autoanalisi. In questo parlo agli altri, ogni canzone è dedicata a qualcuno, dall’ambiente a Herman Melville. E ho avuto 12 musicisti, abbiamo creato un mix con riferimenti gospel, jazz, dance, che riflette i cambiamenti che stavo vivendo. Ma il mio modo di comunicare non è diverso. Quando ho sentito per la prima volta A Hard Rain’s A-Gonna Fall di Bob Dylan ho avuto la folgorazione: voglio far provare agli altri quello che provo io ora. Come dice lui, devi emozionarti tu per primo, imparare bene la canzone e ricordarti perché la canti».

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Claudia Cataldi, Simone Petracchi, Thefactory, courtesy photo
THE LEADING GUY 32enne di Belluno, vive a Trieste e suona come a Nashville
Fino al 31 maggio accompagna Elisa nel tour nei teatri d’Italia. A ottobre partiranno i concerti con la band, per rendere dal vivo la musicalità ricercata del disco Twelve Letters (Sony). Dodici messaggi indirizzati a un’amica che ha perso il fratello, alla musica, alle relazioni, in uno slancio empatico e pieno di energia. Folk con dentro il fuoco (e strumenti sorprendenti, dal theremin alle conchiglie usate per riprodurre un fischio indiano!), voce col graffio e passione totale: andate oltre Times, qui ogni traccia dice qualcosa che vale la pena ascoltare.
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Nicole Nodland
JADE BIRD 21enne inglese, con voce di diamante e riff grintosi
Si è fatta conoscere con singoli travolgenti come Lottery o Uh Huh e ad aprile ha debuttato con l’album Jade Bird (Glassnote). Già considerata un prodigio oltremanica, è stata ospite in tv di Manuel Agnelli in Ossigeno, e il 2 luglio si esibirà a Unaltrofestival, a Milano. Preparatevi a scariche di energia, dalla magica chitarra bianca. Il suo è un esaltante mix di girl power (nei suoi testi si soffre parecchio per amore, ma alla fine si esce più forti e indipendenti di prima) e innocenza da riscoprire.
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Ryan Pfluger
SHARON VAN ETTEN 38enne americana. Epica nei suoni e nei sentimenti
Remind Me Tomorrow (Jagjaguwar) è il quinto album per la cantante del New Jersey e attrice nella serie più vista del momento, The OA (su Netflix). Ma è come un inizio: le sonorità folk e intimiste dei primi lavori si sono trasformate nell’impalcatura cinematografica e sperimentale delle nuove canzoni. Per forza! Rispecchiano lo sconvolgimento che le ha portato la maternità. Il suo tour fa tappa il 7 luglio all’Arti Vive Festival di Soliera (Modena) e l’8 al Sexto ’Nplugged di Sesto al Reghena (Pordenone).
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Danny Clinch
THE LUMINEERS La band dei super singoli Ophelia e Ho Hey ritorna!
Una grande notizia da segnarsi: la band di Denver suonerà live a Milano il 4 novembre. E a settembre uscirà il nuovo album, III (Universal/Decca). L’attesa è insopportabile? Potete già ascoltare Gloria, il singolo tormentone che dà seguito alle fortunate hit ispirate a figure femminili, da Cleopatra ad Angela. O ritrovarli insieme ad altri artisti nel disco tributo a Game of Thrones. Il sodalizio di Wesley Schultz e Jeremiah Fraites con i musicisti che si alternano al loro fianco dà vita a pezzi orecchiabili con un turbinio di mandolini, piano, fisarmoniche, percussioni e cori che ci trascinano nella mischia e ci fanno muovere il piede a tempo. Ma attenzione! Dopo aver letto Harry Potter, dicono di voler esplorare il lato oscuro.
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ALYSSE GAFKJEN
YOLA 35enne di Bristol, dà una nuova anima al country-soul
Ha una voce che ti entra dritta negli organi interni, li avvolge e si accoccola lì. Il suo debutto Walk Through Fire (Easy Eye Sound/Nonesuch) è uscito a febbraio, ma di colpo è stata primavera, un tripudio di sensazioni inedite e sensuali. Forte della lunga esperienza ai margini della scena di Londra e Bristol, reduce da una casa in fiamme e amori finiti, la cantautrice prende il meglio delle tradizioni country-folk e soul, ci infila il languore divertito del R’n’B e ci consegna nuovi classici come Love All Night. In Italia arriverà per un breve showcase il 24 maggio e poi in concerto il 22 novembre, a Milano.
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Anna Groth Shive
HELADO NEGRO 38enne di Miami, ha un twist tropicale che conquista
Roberto Carlos Lange ha appena vinto i premi di due fondazioni prestigiose per l’arte contemporanea e la musica negli Stati Uniti. Polistrumentista (suona dai sintetizzatori alle lattine), nato a Miami da genitori dell’Ecuador, fonde elementi della musica tradizionale sudamericana e chitarre acustiche, invenzioni elettroniche, ritmi funk e atmosfere sospese. Il suo This Is How You Smile (RVNG) è poesia futurista, fatta di brani artigianali, pieni d’amore e idee per un mondo migliore, cantati dolcemente in inglese e spagnolo.
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Getty Images
FIRST AID KIT Il duo di sorelle svedesi mixa glamour e nostalgia
Johanna e Klara Söderberg, nei loro frizzanti vent’anni, sono già al quarto album, Ruins (Columbia). Si sono fatte notare con una cover dei Fleet Foxes su YouTube, e anche i video successivi sono pieni di like. Alla struttura classica di ballate che si rifanno ai loro eroi, le sorelle possono aggiungere la sintonia totale delle voci, in armonizzazioni naturalissime. E il disincanto della pop star che dentro di sé ha ancora l’adolescente che sospira per amore (ascoltate Fireworks). Ci ricorda Adele, ci ricorda noi. Live consigliato: il 10 giugno al Pinkpop Festival, in Olanda.
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courtesy Sony
GEORGE EZRA 26 anni, è l’artista vincitore degli ultimi Brit Awards
Quante volte avete ascoltato Paradise, la hit ad alta rotazione sull’euforia di un nuovo incontro (diventata la colonna sonora di un noto spot di telefonia)? Bene, ora potete cantarla con l’autore, che il 17 maggio riempirà il Forum di Assago. Con l’album Staying at Tamara’s (Sony), il ragazzo prodigio dell’Hertfordshire con l’aria da scolaretto e la voce profonda dell’uomo di mondo ha conquistato critica, fan adoranti e un ruolo da conduttore dei podcast della serie George Ezra & Friends. Il segreto? Parla ai coetanei di viaggi per l’Europa, cotte e notti sui divani degli amici, ma con una bravura che va oltre. E invoglia a seguirlo.