Un proverbio guatemalteco, fatalista per esorcizzare che non accada, recita solenne "Salir de Guatemala a Guatepeor". Il gioco di parole perfetto per sottolineare come sia facile passare di male in peggio. Ma non è l’intenzione di Sandra Torres, candidata alle elezioni presidenziali 2019 nel paese centroamericano e con discreta probabilità prima presidente donna del Guatemala. Anzi, per la ex First Lady Colom, segretaria e rappresentante del partito di centro Unidad Nacional de la Esperanza (UNE), l’occasione della candidatura è il riscatto definitivo per trainare verso il positivo un paese troppo spesso indicato come cattivo esempio. Nello scacchiere del Centro America, incastrato tra l’Oceano Pacifico, il Messico e il Belize, il Guatemala è un paese di bellezze inenarrabili. Il suo peor è tristemente noto, gli allarmi degli osservatori internazionali a causa di corruzione endemica e povertà a livelli da miseria sono continui e costanti. Negli ultimi anni, poi, le storie dei migranti guatemaltechi che prendono l’autostrada del Messico per raggiungere gli Stati Uniti e finiscono uccisi dalle guardie di frontiera di Donald Trump hanno squarciato l’ennesimo velo protettivo di una situazione sociale e politica in Guatemala apparentemente irrisolvibile.

Dopo una lunga tradizione presidenziale di uomini più o meno forti (e più o meno destituiti, cacciati, indagati proprio per corruzione), la determinazione esperta di Sandra Torres come leader potrebbe davvero segnare una svolta storica nel paese. Nonostante gli spogli siano stati lenti e le elezioni non abbiano mancato di problemi (tra cui minacce di morte in un paio di seggi, chiusi per precauzione e salvaguardare l‘incolumità degli scrutatori) la candidata ha superato il primo turno da favorita: al ballottaggio fissato per il prossimo 11 agosto, Sandra Torres dovrà vedersela probabilmente con Alejandro Giammattei, esponente del partito di destra Vamos!. Il terzo candidato più votato è stato Edmond Mulet, ex funzionario dell’ONU. Le percentuali di distacco non sono moltissime e le spaccature nel paese sono numerose. Ma molti sono invece pronti a scommettere sul fatto che Sandra Torres sarà la prima presidente donna del Guatemala.

Chi è Sandra Torres è una domanda cui molti sanno rispondere fornendo una biografia stringatissima di informazioni base. Nata Sandra Julieta Torres Casanova il 5 ottobre 1955 a Melchor De Mencos, nel dipartimento di Petén, al confine col Belize, ha una laurea in scienze della comunicazione conseguita all’università San Carlos De Guatemala, e un master in politica pubblica preso all’università privata gesuitica Rafael Landívar de Guatemala. La passione politica è sempre stata il motore potente della 64enne guatemalteca: gliela ha trasmessa la madre Teresa, ex sindaco di Melchor de Menos. “Le donne valgono come gli uomini, devono superarsi” raccontava Sandra Torres anni fa. La sua determinazione fortissima, unita anche al fatto di essere una donna particolarmente ambiziosa, l’ha fatta diventare una spina nel fianco per molti politici. Ciò che si dice su Sandra Torres non è esattamente edificante: nelle sue prime campagne elettorali locali fu rinominata “guerrillera”, tanto era determinata a raggiungere i propri obiettivi.

Intelligente, certo: dal padre imprenditore tessile ha imparato come gira l’economia e la nobile arte del compromesso a proprio favore. Ostinata, pragmatica, convinta, disposta a tutto per ottenere ciò che vuole. Stando a El Diario, Sandra Torres è uno schiacciasassi. “È una donna con un’ambizione tremenda. Ha un profondo senso di inferiorità e lo canalizza in un complesso di superiorità” racconta senza mezzi termini Ronaldo Robles, ex segretario della comunicazione sociale del governo quando lei era First Lady. “Ha necessità di essere protagonista” rimarca un collaboratore di partito che ha preferito restare anonimo. L’ambasciatore statunitense Stephen McFarland, in un file rilasciato da Wikileaks, la definì una donna “dal carattere abrasivo”, ossia particolarmente irritante. Tutto perché la stella polare di Sandra Torres è detenere il potere ufficiale. A ogni costo, persino il sacrificio del matrimonio Sandra Torres e Álvaro Colom. Sposi dagli inizi Duemila, in seconde nozze entrambi, accomunati dalla passione politica tanto da aver fondato il partito UNE insieme ed averlo fatto ammettere nell’Internazionale Socialista, sono una coppia felice, impegnata in campagne elettorali e con l’obiettivo di raggiungere la presidenza.

Anno 2008, Álvaro Colom è eletto presidente del Guatemala per un mandato: Sandra Torres è la first lady e gestisce il suo ruolo di rappresentanza e impegno umanitario con tutta la bravura di cui è capace, avviando progetti di sostegno alla scolarizzazione e all'educazione dei bambini, oltre che per le donne. Nel marzo 2011, poco prima della scadenza del mandato presidenziale, Sandra Torres e Álvaro Colom divorziano. Ma l’amore non è finito, anzi. Il loro è puro calcolo politico per permettere a lei di correre per la massima carica, aggirando l’articolo 186 della costituzione del Guatemala. Finché la presidenza non ci separi. “Divorzio dal presidente ma mi sposo con il popolo” dichiarerà veemente Sandra Torres. La sua partecipazione alle elezioni 2011 viene bloccata per violazione del suddetto articolo, che oltre a impedire i secondi mandati dei presidenti rende ineleggibili familiari e consanguinei diretti, con l’accusa di frode. Niente salita al palazzo presidenziale e una figura poco elegante di fronte ai sostenitori politici.

Sandra Torres deve incassare e lo fa con la sua solita aria battagliera condita dall’iconico kajal blu attorno agli occhi verdissimi, un vero segno distintivo. Ci riprova nel 2015: stavolta, seppellite le polemiche di 4 anni prima, supera il primo turno ma perde contro il comico televisivo Jimmy Morales presidente del Guatemala in carica. A nulla è valso l’appellarsi all’essere mamma single con quattro figli a carico (avuti dal primo marito, a quanto pare). Nello stesso anno l’ex marito la richiede in sposa, riportano le cronache di Diario del Informal: “Ero molto solo dopo che Sandra mi aveva lasciato, le ho proposto di sposarmi di nuovo. Sono molto felice e chissà che non diventi il First Gentleman della nazione. Lo faremo a novembre, così non ci saranno problemi con la sua candidatura” dichiarava nella primavera 2015. Al momento, pur dragando le informazioni, non si sa se Sandra Torres e Álvaro Colom si siano effettivamente risposati nel 2015, ma è assai probabile che, qualora salisse a capo della repubblica presidenziale, Sandra Torres cerchi di fare il possibile per eliminare il vincolo costituzionale che le ha fatto saltare il matrimonio.

E questa è una delle accuse che le fanno: Sandra Torres è troppo attenta al suo tornaconto personale, la sua politica è interessata solo a sistemare i suoi affari. Da imprenditrice tessile, da manovrante di partito, da donna e da esperta conoscitrice della macchina pubblica e privata. Un quadro fumoso che getta parecchie ombre sull'impegno autentico per il sostegno alle donne e ai bambini, specialmente nelle zone rurali dimenticate del Guatemala, di cui si occupò la Sandra Torres first lady. Di lati oscuri la candidata presidente sembra averne diversi: è contro l’aborto e contro i matrimoni omosessuali (molti malignano che sia solo per ingraziarsi l'elettorato cattolico) e vorrebbe fare scendere l’esercito nelle strade per garantire maggiore sicurezza ai cittadini vessati dalle bande civili armate e dai narcos. Un autoritarismo che stride molto con le idee socialdemocratiche dell’UNE. Ma Sandra Torres ha anche votato a favore della Ley de la Paternindad Responsable e della importantissima Ley del Feminicidio, che garantisce alle donne “la vita, la libertà, l’integrità, la dignità, la protezione e l’uguaglianza di fronte alla legge, specialmente quando per condizioni di genere, relazioni di potere o confidenza, possano essere aggredite psicologicamente, economicamente o sessualmente, o vi siano pratiche discriminatorie che violino i diritti della donna”, riporta Nomada. Una legge innegabilmente bellissima. Cui Sandra Torres si è appellata nel corso delle indagini per finanziamento illecito al suo partito nelle elezioni 2015, accusando il procuratore della Fiscalía Especial Contra la Impunidad Juan Francisco Sandoval e il funzionario incaricato Andrei Vladimir González Arteaga di limitare le sue libertà.

Paradossalmente il reato è stato svelato con la pubblicazione di un audio in cui Sandra Torres e un suo fedelissimo, Gustavito Alejos, parlavano di come gestire una strana donazione da 40 milioni di dollari. L’UNE non ha negato il contenuto dell’audio, ma si è scagliata contro il procuratore e ha fatto campagna dissacratoria per mesi. In nome della legge, la Corte Suprema ha dato ragione alla candidata presidenziale e ha emanato un ordine restrittivo nei confronti dei funzionari, che non possono procedere contro di lei. Molti la accusano di essersi approfittata delle maglie di una legge molto importante, usandola a suo favore. Altri sottolineano come, con uno stile pericolosamente autoritario, Sandra Torres abbia anche impedito al giornale guatemalteco El Periodico di scrivere qualunque cosa su di lei, che sia pro o contro, per non avere grattacapi in campagna elettorale. Questa sua intoccabilità grazie a espedienti legislativi fa storcere parecchio l’apprezzamento dei milioni di guatemaltechi che si preparano al ballottaggio sognando di vedere sconfitta la corruzione malefica del paese. Con in mente quel proverbio che ci si augura non si avveri: salir de Guatemala a Guatepeor.