I titoli delle news sono molto diretti e rincuoranti per chi vorrebbe adottare un bambino, ma non ha un partner: “Adozioni per i single ammesse finalmente in Italia, anche per coppie di fatto e senza più limiti di età”. Un balzo al cuore, soprattutto leggendo negli articoli parole che non lasciano spazio al dubbio: “rivoluzione”, “riforma”, e così via. Già qualcuno ha iniziato a informarsi su come esaudire un sogno custodito nel cassetto da tempo, quello di accogliere nella propria vita una creatura sola e donarle tanto amore, oltre che il benessere e l’istruzione. Ma poiché le varie fonti che hanno pubblicato la notizia, parlando di una "ordinanza 17100" che a loro detta potrebbe diventare storica, sembrano a volte contraddirsi fra loro, e sembrano anche un po’ troppo ottimistiche, ci siamo informati per capire meglio quanto di vero ci sia in questa notizia che sta diventando virale, e soprattutto in cosa consiste l’ordinanza, chiedendo aiuto all’avvocata penalista Lorena Croatto.

“In effetti c’è un po’ di confusione in corso”, spiega l’avvocata Croatto, “tutta parte dalla storia di un bambino gravemente malato, affetto da tetraparesi spastica, di cui i genitori non si stanno curando come dovrebbero e a cui invece si sta dedicando un’infermiera pediatrica di 62 anni che ha chiesto di poter adottare definitivamente il bambino. I genitori naturali si sono opposti obiettando che questa donna sia troppo anziana. La corte di Cassazione cosa ha stabilito, quindi? Che il tribunale di Napoli, che aveva acconsentito all’adozione, ha ragione perché, in casi particolari, l’adozione può essere consentita anche ai single, come dice la legge sulle adozioni del 1983, se salvaguarda la continuità affettiva e continuativa della relazione tra l’adottante e l’adottato. L’interesse del minore è sempre prioritario, quindi può andare oltre l’età e lo stato civile di chi adotta. In questo caso la Cassazione ha stabilito che la continuità affettiva del minore e chi lo cura, anche se è single, va salvaguardata”.

“Questo però non vuol dire che la legge sia stata modificata”, specifica l’avvocata Croatto, “non vuol dire che sia un via libera alle adozioni single in Italia, o adozioni alle coppie gay: ancora non si è legiferato in questo senso, anche se con queste aperture, la corte ha invitato più volte il Parlamento a provvedere, ci sono anche delle proposte di leggi nel cassetto. Questo caso specifico può essere considerato una nuova apertura perché la legge deve cogliere le trasformazioni sociali, ma la legge non è stata affatto trasformata, la Corte si è solo appellata a una clausola già esistente nella art. 6 della legge dell’83 sull’adozione”.

Non è ancora il momento di cantare vittoria, quindi? “Sì e no", spiega l'avvocata Croatto. "Per appellarsi a questa clausola il minore deve essere già in contatto con l’aspirante adottante, ci deve essere già una relazione affettiva, in questo caso non importa che tu sia single, anziano o gay; se invece si vuole adottare ex novo, e non si conosce il bambino che si vuole adottare, l’età e lo stato civile contano ancora e continuano a essere preferite le famiglie, le coppie sposate da almeno 3 anni, di almeno 18 e non più di 45 anni maggiori del bambino e che non abbiano mai chiesto la separazione, perché la legge per ora dice così”. Certamente, il momento in cui un altro cittadino fa un ricorso simile, il giudice però andrà a consultare il precedente e a decidere di conseguenza. “Certo. Per fortuna, ogni tanto ci sono giudici coraggiosi che si portano avanti, perché rispetto a questo il parlamento è in ritardo: una legge del 1983 non può tenere conto delle trasformazioni sociali che ci sono state in seguito. Il potere legislativo, purtroppo, non riesce sempre a stare al passo con la società”.