«Certe sere in cui mi manca a merda eh sì che è lì, eh / Uscire con due calici e le sciccherie / Ciao amore bibbi, quanto bello, però succhia lì, eh / Un poco ancora perché ficcatine, fidati che» Eh? È quello che ti chiedi quando senti uscire la voce di Madame dalla radio. Non hai mai sentito una cosa del genere, su nessuna stazione, ma è davvero un male?

Madame nei singoli unisce metrica dantesca e neologismi trap (bibbi e money) mettendo in musica il linguaggio quotidiano dei ragazzi delle superiori, che studiano letteratura italiana e ascoltano musica pop. Sono le parole di chi si forma tra scuola e trap, di ogni ragazza o ragazzo italiano. Per distinguersi musicalmente poi, usa sostantivi spezzati e accenti sballati in funzione della metrica.

Madame, vero nome Francesca, viene da un paese in provincia di Vicenza, ha 17 anni e frequenta la terza del Liceo delle scienze umane, per la seconda volta. Del programma scolastico le piacciono Dante e Petrarca, il primo per le immagini che riesce a creare attraverso la scrittura, il secondo per il concetto dell’humanitas e la visione antropocentrica. Ha pochi amici, ma buoni, anzi buonissimi. Scopre il rap a 12 anni e fa pratica con i karaoke che trova on line. Quando ha rappato su tutte le basi a disposizione, decide che è arrivato il momento di scriversi i pezzi da sé, ma non ci crede fino in fondo, preda delle insicurezze.

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Poi arriva Anna, lei con gli occhi azzurri e i capelli biondi, che sa come parlare, come pensare, come pensarsi. Ha qualche anno più di Madame ed è lei a dirle di non mollare, a tirarla fuori da un periodo di indecisione, in cui Madame pensa di non riuscire a fare davvero rap. Anna le dice che la vita è bella e Madame le dedica il primo singolo, Anna, che esce nel 2018. Lo scrive in un pomeriggio, chiama uno studio di Vicenza e lo produce. Eiemgei è il producer e ingegnere del suono che per primo crede in lei e nel suo progetto, assieme agli Youtuber Arcade Boyz.

Madame si definisce artista urban, non rap o trap, sembra rifiutarsi di entrare in quella diatriba: niente treccine o vestiti fluo e attillati, nessun tatuaggio in vista. È quasi struccata, con un caschetto di capelli ricci che le coprono spesso il viso. È lontana dal look standardizzato e lo sottolinea nel video di Sciccherie, il suo secondo singolo. All’inizio appare impellicciata alla Sfera Ebbasta, con pantaloni di marca, collane d’oro e occhiali alla Dark Polo Gang. Poi, man mano, si spoglia, giù fino all’osso e rimane a piedi nudi, jeans e maglia bianca.

In 17, il suo terzo singolo uscito a giugno 2019, Madame dice: «Ma serve liberarsi dalle gonne / Perché la musica rap piaccia agli uomini / Non basta la voce, la penna, lo stile / Il cuore in gola alla fine / Forse no» e parla di un rap game, ma più in generale di un’Italia, che non riconosce il lavoro femminile al pari di quello maschile. In questo brano intimo, come tutti i suoi pezzi che danno voce ai pensieri dell’adolescenza, Madame si rivolge ancora ad Anna, che è amica, ma anche proiezione di tutto ciò che la rapper vorrebbe essere: «Non ho i capelli biondi di Anna / Ho i denti in ordine sparso / Il volto storto da un lato / Il culo grosso ma piatto».

Nei testi c’è anche tanta voglia di accettarsi e imparare ad amarsi, di mettere da parte le insicurezze, come fa quando scrive, perché è in quei momenti che si sente invincibile, mostrando una passione autoriale sincera. Per mascherare la fragilità Madame usa le sciccherie, quelle del suo singolo, che definisce come quelle ricchezze (calice di vino, sigaretta, abito), quei vezzi di cui non vuole fare a meno. Ora però, Madame le sciccherie le porta per se stessa e non per apparire migliore davanti agli altri. Madame aspira a diventare Anna, ma forse è già qualcosa di più.