«Un attore deve essere sempre pronto. Durante le riprese puoi aspettare sul van anche dieci ore e devi avere sempre la tua chitarra con te come un musicista, solo che il tuo strumento sono le emozioni». Sveva Alviti ha imparato a tuffarsi nei sentimenti e metabolizzarli a New York, dove si è trasferita a 17 anni per fare la modella e pagarsi gli studi di recitazione. Romana, 35enne, ora vive tra la capitale e Parigi, dove tre anni fa è arrivata per trasformarsi in Dalida: l’interpretazione struggente nel biopic sulla cantante le è valsa una nomination ai César e l’innamoramento del grande pubblico. Jean-Claude Van Damme l’ha voluta al suo fianco in The Bouncer e presto sarà al cinema con Vincenzo Amato nel road movie d’autore di Marco Amenta, Tra le onde. Alla Mostra di Venezia sarà la madrina del premio Kinéo.

Come gestisce i ritmi della vita da attrice?
Sto migliorando! Hai alti e bassi, momenti in cui fai mille cose, sei dentro un personaggio, e poi improvvisamente ti chiedi: dov’è finito? Ma crescendo realizzi che la tua vita non è solo il lavoro, puoi nutrire la tua passione anche fuori dal set, guardando un film, scrivendo, leggendo. La tua vita diventa quella di un artista. Se ho tempo vado al cinema da sola, 4 o 5 volte alla settimana, a Parigi ci sono incredibili rassegne d’autore anche alle 9.45, prendo un caffè e vado a studiare questi capolavori. Mio padre era fissato con il cinema neorealista italiano, sono cresciuta con questa fascinazione, e poi ho incontrato tante persone che mi hanno educato a vedere un certo tipo di film, chiamateli mattoni, storie lunghe, complesse, cinema sociale e politico, è quello che amo.

Qualche guilty pleasure?
Le “chiuse” in casa a guardare serie tv a ripetizione, da Sex and the City a The OA, e qualche volta anche le Kardashian, mi piace spaziare.

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Daniele Luchetti
Sveva Alviti fotografata dal regista Daniele Luchetti per il nostro speciale mostra del cinema di Venezia

Come sarà il suo futuro imminente?
Sicuramente felice. Pieno di belle opportunità, di grande consapevolezza e forza. 35 anni è un’età molto bella per una donna, vedo positivo. Sto lavorando per uno spettacolo teatrale in autunno, in primavera gireremo in Polinesia la commedia Beignets de songe, che è un dessert tipico del luogo, l’opera prima di una regista francese. Interpreterò una fotografa di reportage libertina, un personaggio meno drammatico degli altri, l’ho scelto per scoprire un altro lato di me, la Sveva pazzerella.

E il futuro tra vent’anni? Come si immagina e che conquiste avremo ottenuto?
Mi aspetto che la gente diventi altruista, scelga di dare pace, avere rispetto per la natura, spero che attraverso il passaggio drammatico che viviamo e la consapevolezza, modificheremo le abitudini. Con tutte le informazioni che abbiamo sarebbe stupido non fare la raccolta differenziata o continuare a comprare plastica. La mia conquista sarà avere una famiglia, essere una donna normale e continuare a fare quello che amo, recitare. E chissà, un giorno dirigere.

Vede nuovi spazi per le registe?
Sì, la voce di noi donne è fondamentale perché mostriamo il mondo con un’altra sensibilità. Vedo tante registe, produttrici, bisogna darsi forza.

È innamorata?
Sto conoscendo una persona molto speciale ed è una bella sensazione che non provavo da tempo. E sono innamorata della vita! Da tre anni ho trovato un equilibrio, la felicità con me stessa. Venivo da relazioni lunghe e continue, non avevo mai esplorato cosa vuol dire stare da soli. Quando fai un percorso così, poi sei pronta ad abbracciare quello che verrà.


Le foto del servizio, completo sul numero di Marie Claire di settembre, sono state scattate da Daniele Luchetti nell'orto-vigneto del ristorante stellato Venissa, sull'isola di Mazzorbo, e nell'oasi protetta degli Alberoni al Lido. Servizio di Elisabetta Massari.