In modalità random nei programmi di Radio Italia, di cui sono speaker amati e autorevoli: durante la Mostra del Cinema di Venezia, dal 28 agosto al 7 settembre, Manola Moslehi e Marco Maccarini regaleranno anche trame, aneddoti, e, speriamo, qualche gossip. Come l’anno scorso: «Si capiva benissimo che tra Bradley Cooper e Lady Gaga c’era molto più di un rapporto tra colleghi», sghignazza lei.

Com’è lavorare in due?
Manola:
È la nostra prima volta come coppia, ma siamo già abbastanza rodati a lavorare con altri.
Marco: È divertente. Anche se a volte saremo separati per non farvi perdere neanche una news. E poi sia io, sia Manola saremo impegnati a diffondere la cronaca della giornata sui social. Diciamo che in due lavoreremo per quattro.

Di solito avete a che fare più con la musica che con i film. La colonna sonora della vostra vita?
M.: Quella de La vie en rose, con Marion Cotillard. Ogni volta che l’ascolto, mi viene da piangere.
M.:
Adoro il soundtrack di Paura e delirio a Las Vegas e il modo in cui è usata la canzone White Rabbit. Di recente sono in fissa con il gruppo Survive che rielabora sonorità anni 80 e 90 per Stranger Things.

Chi sperate di intervistare, in Laguna?
M.:
Nessun dubbio: Meryl Streep.
M.:
Mi piacerebbe tastare con mano la sensualità di Scarlett Johansson, protagonista di Marriage Story.

I film che aspettate di vedere con più impazienza?
M.: Wasp Network, con Penélope Cruz, di Olivier Assayas. Seberg, con Kristen Stewart, di Benedict Andrews. E Waiting for the Barbarians, con Johnny Depp e Robert Pattinson, di Ciro Guerra.
M.: Joker, con Joaquin Phoenix, di Todd Phillips. E J’accuse, con Jean Dujardin, di Roman Polanski. E sono attratto dalla sezione interattiva Venice Virtual Reality: soltanto storie immersive, a 360 gradi, che sviluppano nuove possibilità del mezzo.

A chi darebbe il Leone d’Oro della sua vita?
M.: A costo di cadere nel personale, lo consegnerei a mia madre, di origini iraniane, che era una donna davvero speciale. E non perché sia sua figlia.
M.: A due persone: la prima è Alejandro Jodorowsky, che con le sue opere, film e libri, mi ha aperto la mente e a cui sarò eternamente grato. La seconda? Ma a me stesso, naturalmente! Credo proprio di meritarmelo.