Una ne pensa e cento ne fa. Julian Fellowes, che molti di voi ricorderanno per aver vinto l’Oscar nel 2002 con lo script di Gosford Park di Robert Altman, è anche l’autore della sceneggiatura di Downton Abbey, la serie tv inglese più amata di sempre (sei stagioni, 3 Golden Globes, 69 candidature agli Emmy e 15 vinti) che racconta la vita della famiglia Crawley e del personale al loro servizio dall’inizio del XX secolo, ambientata nella loro meravigliosa casa in stile edoardiano nello Yorkshire (esiste nella realtà: è l’Highclare Castle). Li avevamo lasciati tornati alle loro vite, ogni personaggio aveva trovato un senso e un appagamento dopo anni di peripezie, amori e dolori, ma non si poteva concludere una saga così amata. Ecco, quindi, che per la sua trasposizione cinematografica, l’autore di Snob e di Belgravia (entrambi pubblicati in Italia da Neri Pozza), ha deciso di sorprendere gli spettatori – con un colpo di scena. L’arrivo non previsto del re Giorgio V e di sua moglie Maria a Downton, senza avvertire la famiglia che lo abita, creando non poco scompiglio soprattutto tra la servitù della casa che dovrà gestire una cena sontuosa in contrasto e competizione con la servitù reale.

È la prima scena che vedrete in Downton Abbey-The Movie, in uscita nei cinema italiani il 24 ottobre prossimo per Universal, da noi visto in anteprima alla Festa del Cinema di Roma tutt’ora in corso. Pare, tra, l’altro, che il Giorgio V (il nonno di Elisabetta) e sua moglie Mary fecero davvero visita ad una non precisata magione dello Yorkshire nel 1912, per ribadire l’importanza della monarchia, ma vai a capire se è vero. In ogni caso, rapiti da quella abilità tutta anglosassone nel creare storie e leggende, ci piace credere che l’episodio sia davvero avvenuto, ma questo c’entra poco sulla bellezza del film.

"Credo che l'idea che ha avuto Julian (Fellowes, ndr) di fare arrivare il re e la regina a Downton sia stata molto intelligente – ci spiega Michelle Dockery quando la incontriamo alla conferenza stampa. “Non ne conosco il motivo, ma di sicuro anche io sento la monarchia come una parte della mia educazione e della mia identità e quindi nel film mettere insieme il mondo di Downton e quello della corona insieme, mi ha affascinato moltissimo". L’attrice, che nella serie come nel film interpreta Lady Mary, è arrivata a Roma con Jim Carter, l'imperturbabile e ineccepibile maggiordomo Carson. "Ovunque andassimo, spiega lui, tutti ci chiedevano sempre se ci sarebbe stato un film di Downton Abbey. La gente ci fermava per strada, ogni intervista finiva anche a microfoni spenti con la stessa domanda. Siamo tornati, dunque, perché i fan ce lo chiedevano ed è stato bello essere di nuovo in quegli abiti, in quei luoghi. È stato come una grande riunione di famiglia". “Tutto è stato realizzato in scala maggiore - continua la Dockery. “Dovevamo fare sempre le stesse cose, imparare le battute e entrare nei nostri personaggi, ma intorno a noi i costumi, le scenografie mostravano una maggiore grandeur e il vero lusso poi è stato avere più tempo, perché quando si realizza una serie tv si va sempre di fretta, fare le cose con più calma è stato bellissimo".

Nel film, comunque, niente è cambiato e se si eccettua il sistema di acqua calda nelle stanze e l’arrivo dell'aspirapolvere, tutto è rimasto come lo avevamo lasciato quattro anni fa, ed è proprio questo il suo bello. Tornare a Downton Abbey e nelle sue stanze è come tornare in un posto del cuore con ricordi, emozioni, segreti, oggetti e persone che vorremmo restassero così come li avevamo lasciati per poterli apprezzare ancora. Ritroverete le meticolose ricostruzioni, gli abiti fastosi, le collane anni Venti, i trucchi, i tagli di capelli, la particolare dinamica tra servitori e padroni e quel profumo dell’Inghilterra che non esiste più, ma che affascina ancora. Dai costumi, agli ambienti, agli oggetti di scena, tutto è perfetto, esattamente come vorrebbe il maggiordomo Carson. Per poterlo apprezzare al meglio non vi resterà che vestirvi bene e sedervi con una tazza di tè bollente. Ovviamente con l’aggiunta di latte, rigorosamente freddo.