Ispirata a un fumetto di culto scritto da Alan Moore con disegni di Dave Gibbons e creata da Damon Lindelof, geniaccio eccentrico già dietro ai successi di Lost e The Leftovers), Watchmen inizia in Italia il 21 ottobre in contemporanea con gli Stati Uniti ma ha già tutte le potenzialità per diventare la vostra prossima serie di culto. Tra anticipazioni social e giudizi critici già pubblicati, infatti, si percepisce chiaramente l’entusiasmo per un progetto coraggioso e originale che prende una delle graphic novel più omaggiate della storia, ma scritta ormai quasi 40 anni fa, cercando di trasportarne il senso e il messaggio nell’America di oggi. Cosa vi potete aspettare dalla serie, in onda su Sky Atlantic ogni lunedì in versione originale sottotitolata alle 03.00 e poi in replica in prima serata alle 21.15.

Calamari (sì, sul serio) alieni

Ce l’ha anticipato lo stesso Lindelof sulla sua pagina Instagram: y’all best get ready for squid e per chi ha letto la graphic novel non sarà una sorpresa mentre per chi ha visto solo il film di Zach Snyder, preparatevi a una versione decisamente alternativa. Per gli appassionati di letteratura: sì, è un chiaro riferimento a Lovecraft e ai miti di Chtulhu.

Jeremy Irons

Lo sapevamo da tempo: il ruolo iconico di Adrian Veidt ovvero Ozymandias, l’uomo più intelligente del mondo, è stato affidato a un attore che non soltanto sembra non invecchiare ma mantiene intatto il suo fascino. Non fatevi ingannare però, perché qui gli eroi non sono sempre quello che sembrano. E se siete appassionati di serie TV non vi sarà sfuggito il riferimento a questo nome in un famosissimo episodio di Breaking Bad, quindi traete le vostre conclusioni.

Tantissima storia americana, rivisitata

Sì, se non siete preparatissimi sulla graphic novel vi troverete un po’ disorientati e se non conoscete la storia moderna e contemporanea degli USA, faticherete a distinguere tra realtà e invenzione: per non farsi sfuggire easter egg, riferimenti e strizzate d’occhio, consigliatissimo armarsi di Google.

Ottima musica

Lo score è di Trent Reznor e Atticus Ross, il duo dietro la bellissima colonna sonora di The Social Network, Gone Girl e un sacco di altri film. Il primo è più noto come la mente dietro i Nine Inch Nails, il secondo un produttore musicale tra i migliori di Hollywood.

Non è una storia di supereroi

O meglio, è una storia in cui i supereroi sono una faccenda più complessa e sfaccettata che nei cinecomics a cui siete abituati. Il loro ruolo nella graphic novel è contraddittorio e non sempre positivo, e pare che Lindelof abbia scelto di rispettarla ma andando perfino oltre.

Quando tradisce la graphic novel, lo fa con stile

L’ha scritto Abraham Riesman su Vulture: che vi piaccia o meno, questa è una serie di Lindelof più che la graphic novel di Moore e Gibbons. E lui stesso, mettendo le mani avanti molti mesi fa, l’aveva definita un “remix”. Un remix è esattamente quello che dobbiamo aspettarci, ma non pensate che non sia rispettoso dello spirito dell’originale. Anzi, è rispettoso sia del lavoro del fumetto che delle critiche sul ruolo delle donne, delle persone non bianche e queer che nel corso del tempo sono state mosse.

Racconta Watchmen da un altro punto di vista

Non soltanto la serie è scritta a una writers’ room selezionata con attenzione alla diversità dei punti di vista e diretta da un gruppo di persone altrettanto diverse e di grande professionalità di cui fanno parte Nicole Kassel (qui anche produttrice e autrice dell’imprinting estetico dello show) e Steph Green, regista candidata all’Oscar per New Boy del 2007, ma il concept di Lindelof fa un ulteriore passo avanti scegliendo di incentrare parte della storyline su un tema che nella graphic novel non era presente: il conflitto razziale onnipresente nella storia e nel presente degli Stati Uniti.

Vi innamorerete di Regina King

Per molti, l’attrice losangelina è già un’interprete di culto grazie ai suoi ruoli in The Leftovers, If Beale Street Could Talk a American Crime, ma Watchmen potrebbe trasformarla davvero in una star. Non è soltanto brava, buca lo schermo in modo incredibile e Lindelof le regala finalmente lo spazio che meritava da parecchio tempo, scrivendole addosso un ruolo da action heroine molto sfaccettato e assolutamente non comune per una donna, oltretutto afroamericana e di mezza età. Una scelta chiaramente anche militante, ma soprattutto dovuta al suo indiscutibile talento.

È sicuramente un passion project

Non c’è probabilmente fan più grande della graphic novel di Lindelof, tanto che per anni ha rifiutato il progetto convinto di non esserne all’altezza e timoroso di tradirne la qualità originale. La critica quasi all’unanimità ha già riconosciuto l’amore che lo showrunner ha infuso nello show e la volontà di non “riscriverlo” né di criticarlo, ma semplicemente di usarlo come straordinaria base di partenza per dire qualcosa di proprio e originale che al contempo omaggiasse questo splendido precedente.

Per il momento, a giudicare dal responso critico, ci troviamo di fronte a un prodotto di qualità altissima perfino nella televisione contemporanea, che di serie di gran qualità è già ben fornita. Sicuramente non sembra un prodotto pensato per piacere a tutti, ma qualcosa che si prende il tempo e la libertà necessario per fare qualcosa appunto di personale e decisamente originale. Vedremo se il riscontro del pubblico riuscirà a dargli anche il successo che sicuramente merita.