Non si fa in tempo a raccontare la straordinaria scalata di Roula Khalaf, la nuova direttrice del Financial Times, che subito sale al vertice di qualcosa un’altra donna, a grande distanza, con un ruolo diverso in un contesto diverso. Riassumendo: alla notizia delle dimissioni (o la destituzione) di Evo Morales, ha fatto seguito l’aggiornamento che si è autoproclamata presidente della Bolivia Jeanine Añez, senatrice e vicepresidente del Senato boliviano, sfegatata oppositrice di Morales, che era appena stato eletto per la quarta volta e che ora è fuggito in Messico, come vuole la tradizione di paesi in cui a essere rovente, da sempre, non è solo il clima. Jeanine Añez, nata a Trinidad 52 anni fa, 107 mila follower su Twitter e 24mila su Instagram, non è una faccia nuova per i boliviani. Laureata in giurisprudenza, ha esercitato per un po' la professione di avvocata, ma è stata per molto tempo conduttrice - anche regista e direttrice – nel canale Total Visión. Una sorta di Lilli Gruber locale, televisivamente parlando (politicamente, magari no). Non è la prima donna a governare il paese, anche se ha assunto l’incarico solo ad interim, ma è comunque soltanto la seconda dopo Lidia Gueiler, anche lei presidente ad interim della Bolivia tra il 1979 e il 1980. Il ruolo di Jeanine Añez sarà quello di accompagnare il paese verso nuove elezioni, fra 90 giorni.

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Quello che ora in molti, lontano dalla Bolivia, non necessariamente esperti di politica sudamericana si chiedono è: questa donna da che lato della storia si trova? La difficoltà nel formulare obiettivamente un giudizio su di lei deriva dalla somma delle informazioni che arrivano dal suo paese. “Gli indigeni della Bolivia, che rappresentano il 70% della popolazione del Paese, stanno marciando in massa contro l'espulsione illegale di Evo Morales”, scrive un utente boliviano di Twitter, “ma questo filmato non lo vedrete sulla CNN o la BBC perché i media occidentali si rifiutano di chiamarlo colpo di stato”. E ancora: “Gli agenti Castro -Comunisti si sono infiltrati tra i manifestanti in Bolivia pagati per protestare”, tuona al contrario un altro utente boliviano di Twitter, “patetici quelli che pensano che sia la CIA a forzare un regime e non il popolo stufo di Evo, dittatore sostenuto da Cuba”.

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Secondo l’ex presidente Evo Morales, braccato da un mandato di cattura, Jeanine Añez è solo la volenterosa complice del “colpo di Stato più subdolo e più nefasto della storia". Secondo Carolina Ribera Áñez, la figlia 29enne della neopresidente (ha anche un maschio di 24), intervistata da Univision, sua madre non ha mai cercato tale posizione, men che meno “in un momento di così tanta pressione sociale e di enorme responsabilità per la storia del paese". Añez è sposata in seconde nozze con un politico colombiano, Héctor Hernando Hincapié Carvajal, con il quale ha vissuto sempre un rapporto a distanza intercalato da viaggi dell’uno o dell’altra per riunirsi. La neopresidente milita in un'alleanza di partiti chiamata Democratic Unit, è famosa anche per le sue campagne contro la violenza di genere e per aver fatto parte dell'Assemblea Costituente che Morales convocò dopo la crisi del 2003, che ha causato la caduta dei partiti tradizionali e l'ascesa al potere dello stesso Morales. Al suo ingresso con una processione di sostenitori al Palacio Quemado, dove si trova il quartier generale del governo boliviano, Áñez ha invocato la Bibbia e senza aver ancora prestato giuramento, e senza attendere il riconteggio dei voti a seguito della contestazione della vittoria di Morales, è uscita sul balcone del palazzo presidenziale con la fascia da presidente. “Non ruberanno mai più il nostro voto!”, ha declamato in una sorta di arringa processuale con la destrezze da anchorwoman consumata, “mi impegno a restituire democrazia e tranquillità al mio Paese”. Ha poi ringraziato i figli e sua madre, ma non (stranamente) il marito. Una cosa è certa: la presa di potere di Jeanine Áñez non è una sorpresa, visto che ha sempre criticato aspramente Evo Morales. Memorabile l’episodio in cui l'ex presidente ha indossato una tuta del pompiere ed è uscito per spegnere gli incendi nella Chiquitania, e l’allora senatrice lo attaccò definendola “una pagliacciata”. Ora resta da seguire questa vicenda, per capire quanto sia in buona o malafede questa signora, e se resterà in gioco anche dopo le prossime elezioni che, a questo punto, è lecito pensare che dovranno essere vinte per forza dagli oppositori di Morales. O tutto questo non avrebbe avuto senso.