Coppia aperta, quasi spalancata più che un titolo nel 1983, quando Franca Rame e Dario Fo lo hanno dato a un’opera teatrale, era un tormentone sociale. Lasciati alle spalle da poco gli anni 70, il tema della gelosia come orpello obsoleto, in un tentativo di prolungare la rivoluzione sessuale, o per lo meno di beneficiare dei suoi effetti, è stato strumentalizzato parecchio a discapito ora dell’uno, ora dell’altra fra i due partner che ne soffriva. Più spesso da parte dell’uno. Coppia aperta, quasi spalancata racconta proprio la storia più vecchia del mondo, almeno da quando non siamo più nelle caverne e abbiamo inventato la monogamia: l'incolmabile differenza tra la psicologia maschile, spesso insofferente al concetto di monogamia, e quella femminile dedita quasi sempre alla salvaguardia dell'amore, inteso come nido da abitare in due. “Appena mi è stato proposto ho accettato subito”, racconta Chiara Francini che ha debuttato l’8 novembre scorso in questo spettacolo (dal 19/11 sarà in scena al teatro Menotti di Milano) e ne va molto fiera. “È sempre stato un testo di grande profondità, ma è rimasto anche di grande attualità ai tempi nostri, la favola tragicomica dello stare in coppia”.

Quando Franca Rame e Dario Fo erano LA coppia, Chiara Francini era una bambina di Campi Bisenzio, a Firenze, ed è nella sua città che si è laureata in Lettere confermando il cliché più bello del mondo sulla Toscana e la lingua italiana. Poi ha intrapreso la carriera di attrice, ha lavorato all’Ambra Jovinelli di Roma sotto la direzione di Serena Dandini, l’abbiamo vista in molti film, diretta, tra gli altri, da Leonardo Pieraccioni (Una moglie bellissima), da Spike Lee (Miracolo a Sant’Anna), da Fausto Brizzi (Pazze di me), in tanti programmi tv (Colorado; La peggiore settimana della mia vita; Tutti pazzi per amore). In teatro, ancora, si è cimentata anche in un altro testo leggendario, Ti ho sposato per allegria di Natalia Ginzburg. Quella laurea in lettere nel cassetto la usa per scrivere libri, che poi vendono molte copie. L’ultimo è Un anno felice, per tre mesi rimasto fra i dieci più venduti in Italia. Nonostante il gap generazionale, Chiara si è immedesimata bene nel ruolo, che interpreta al fianco di Alessandro Federico, già splendido interprete di Carrozzeria Orfeo, e diretta da Alessandro Tedeschi. “Coppia aperta è una testimonianza della grande capacità di Dario Fo e Franca Rame di raccontare in uno stile tagliente e sarcastico le caratteristiche della psicologia maschile, lo sforzo maschile di conciliare la volontà di tenere con sé la moglie nel nido sicuro del matrimonio, e allo stesso tempo di vivere emozioni, anche fisiche, fuori dal nido, e poi le caratteristiche della psicologia femminile che invece concepisce la coppia come qualcosa di esclusivo, da vivere nello stesso nido, con la donna che generosamente cerca di costruire la felicità nella dualità.

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All’inizio, quando alla protagonista, Antonia, viene proposta dal marito la coppia aperta, ne soffre. Ma accetta per salvare proprio quella dualità. “È bellissima la rivoluzione che diventa evoluzione, quando dopo tanto patimento, Antonia risorge come l’araba fenice e decide di sperimentare anche lei emozioni fuori dal matrimonio”, dice entusiasta Chiara, “ed è bello vedere come reagisce il marito quando gli crolla una certezza, l’idea che la moglie sia lì, immutabile, ad attenderlo. E perde il senno”. Tutte le repliche hanno registrato il tutto esaurito – le sale ultimamente sono spesso piene, la voglia di teatro è tornata –, il pubblico si identifica, quasi tutti hanno provato queste sensazioni. “Il teatro è più carnale del cinema e della televisione”, dice Chiara Francini. Franca Rame e Dario Fo sono intergenerazionali: così come non appartengono alla generazione di Chiara, è lo stesso per molti di quelli che vanno a vederla. “La grandezza artistica e umana di questi due attori e autori è immensa”, dice lei. “Un connubio geniale, incredibile, e questo testo eterno ne è l’esempio. Sicuramente ci hanno messo dentro tanto della loro vita, ma siccome erano due grandissimi lo hanno colorato con tinte speciali. Mi dispiace molto di non averli mai potuti vedere in teatro, uno dei bellissimi monologhi di Franca Rame. Per ora ho esplorato questo testo. Poi, magari, chissà…”.