Elena Ferrante l’hanno letta milioni di persone in tutto il mondo, è stata tradotta e pubblicata in più lingue, ma nessuno sa chi sia, perché la sua identità è stata volutamente tenuta nascosta dalla casa editrice italiana e/o che per prima ha pubblicato tutti i suoi libri. Poco importa, perché a parlare, al suo posto, ci pensano quelle pagine, a cominciare proprio dalla tetralogia del libro L’amica geniale con cui la Ferrante si è fatta conoscere ed apprezzare. Dai libri alla tv il passo è stato abbastanza breve e, dopo una prima parte presentata alla Mostra del Cinema di Venezia, la seconda serie L'amica geniale dal 10 febbraio prossimo tornerà su RaiUno in prima serata e poi su Rai Play, tratta dal libro Storia del nuovo cognome.

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Torna a dirigerla Saverio Costanzo - che lo ha scritto proprio con la Ferrante, Laura Paolucci e Francesco Piccolo e tornano ovviamente anche le due giovani ma grandi protagoniste, le nemiche/amiche Margherita Mazzucco - che veste i panni di Elena Greco - e Gaia Girace – di nuovo in quelli di Raffaella (Lila) Cerulli, entrambe molto emozionate alla presentazione alla stampa della serie tv che sarà anche al cinema per tre giorni (dal 27 al 29 gennaio prossimo) per Nexo Digital. Ci sarà sempre il rione in cui vivono con i vari personaggi che abbiamo imparato a conoscere coinvolti in un nuovo slancio imprenditoriale che porta con sé nuove opportunità di lavoro e una novità. A dirigere i due episodi centrali di questa serie (il quarto e il quinto), quelli ambientati a Ischia, è stata una donna: Alice Rohrwacher. “Prendere parte a questa esperienza è stato un regalo”, ci ha spiegato la regista di Corpo Celeste, Le meraviglie e Lazzaro Felice. “Con Saverio abbiamo letto in maniera certosina la sceneggiatura per rendere la storia al meglio e non perderci cose importanti”, ha aggiunto. “Lo stile de L'amica geniale cambia insieme alla storia, rispettata dai personaggi stessi, accompagnata però da una gioia di identità che nessuno vuole nascondere. Volevamo creare una continuità ma una libertà che è calibrata dalle due ragazze sull’isola di Ischia. Ho voluto ascoltare lui e le due ragazze, vere portatrici dei personaggi immaginari e creati dalla Ferrante”.

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Se i primi due episodi della serie tv Storia del nuovo cognome sono fortemente in continuità con la fine della prima stagione, dal terzo capitolo le cose iniziano a cambiare. Lila ed Elena ci appaiono più grandi e più adulte. La macchina da presa dei due registi e la messa in scena, tentano di seguire questa loro crescita facendo respirare le inquadrature con un tempo più posato e discontinuo insieme mentre nel frattempo qualcosa inizia a rompersi. Il ritmo accelera decisamente proprio negli episodi della vacanza ad Ischia in cui la sensibilità poetica ed anarchica della Rohrwacher accompagna le ragazze nel loro tempo facendoci entrare nel linguaggio ribelle degli anni Sessanta ispirato ai cineasti francesi della Nouvelle Vague. Tutto questo è stato possibile proprio grazie alla Ferrante che – come tiene a precisare Costanzo – piace così tanto perché nei suoi libri c’è un’architettura drammaturgica perfetta di durezza e sentimenti insieme che ti fa identificare con quanto succede. Quella di Elena Ferrante è una drammaturgia onesta, densa e autentica e il suo miracolo è essere riuscita a dire la verità – che è poi quello che vuole il pubblico – senza cadere in sentimentalismi, ma con calore e partecipazione”.

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Ma si badi bene: la Ferrante non è affatto un fantasma, perché lei c’è nelle sue pagine. Ha deciso di esserci solo in quelle e quelle bastano e avanzano, perché sono talmente ricche che non si deve aggiungere altro. “Ci scriviamo spesso, continua il regista, c’è uno scambio tra noi che continua ancora oggi. Averla come confronto nel corso dell’opera e nel lavoro di sceneggiatura è stato un qualcosa in più”. Ha visto la serie? Ha rilasciato qualche commento? – gli chiediamo prima di salutarci. E lui: “Per ora mi ha scritto che è molto soddisfatta, e va bene così”.

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