Prima venne Gomorra a far vedere che gli italiani sapevano fare serie tv di “respiro internazionale”. Poi arrivò la sfida dell’epopea americana-latina di Narcos a raccontare il mito a doppia trazione di Pablo Escobar, e quel plata o plomo diventato gergo comune, e il livello si è alzato ancora. Con una differenza sostanziale: se la prima è un coro di personaggi inventati che si basano su storie reali, la seconda è l’esatto contrario. In entrambi i casi la realtà ispira, supera,scarta a destra la fantasia, attingendo da saggi e libri che hanno lavorato con sguardi d’inchiesta psico-giornalistica. Serviva un altro anello di congiunzione che raccontasse una nuova verità: la cooperazione internazionale sul narcotraffico è più solida di quanto si creda. Ma come in ogni lotta di potere, basta una minima ribellione a far crollare ogni labile certezza. La nuova serie tv di Sky Zero Zero Zero nella trama racconta la semplice sostanza: per mantenere il potere sarai disposto a tutto. Che tu sia di qua o di là dell’Atlantico, spartiacque imbiancato di carichi di pura.

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Prosegue così il lavoro (o forse l’ossessione) del creatore e regista Stefano Sollima, che dopo aver infuso di pulp e azzardi la serialità italiana grazie a Gomorra e Suburra, rinnova il sodalizio con team vincente (Leonardo Fasoli head writer, affiancato da Mauricio Katz, Max Hurwitz e Maddalena Ravagli alla sceneggiatura) e con lo scrittore napoletano per dipanare visivamente i destini incrociati delle persone che lottano per dominare il mondo. Letteralmente, perché sommerso e reale si annullano in nome del potere: vessatorio, esercitato in modo violento o in sottile tentativo di soggiogamento psicologico, costante, è eternamente al centro. Il narcotraffico e l’economia spaventosa che muove (e impatta truce sull’onesto, sulla schiena dritta, sull’ultimo degli ultimi) sono la messa in pratica di questo desiderio di dominanza assolutistica, nodo d’analisi della trama di Zero Zero Zero trasposta in immagini dal lavoro dello stesso Sollima, di Janus Metz (già regista di True Detective) e Pablo Trapero (Mondo grua, The clan). Impossibile svelare altro, il rischio di cadere nello spoiler facile è molto alto. Se la distruzione delle gerarchie passa sempre da una ribellione, in Zero Zero Zero se ne vedono tantissime.

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Courtesy Sky/Stefania Rosini

Il cast di ZeroZeroZero è millimetrico per la precisione, l’aderenza degli attori e attrici ai ruoli che ricoprono è totale. Nel dipanarsi serrato di una trama che gioca con intrecci, rimandi, specchi e richiami per sottolineare i lunghi legami e interessi tra paesi, la vera menzione d’onore va all’attore messicano Harold Torres nei panni risoluti e del capitano dell’esercito Manuel Contreras: il suo è il personaggio in cui la gestione del potere in nomine patris diventa uno spaccato di contraddizioni umane. Spiccano gli occhi taglienti di Andrea Riseborough (una cristallina Emma Lynwood, unica donna con ruolo di rilievo in un mondo tradizionalmente e inesorabilmente dominato da maschi) e la performance corporea di Dane DeHaan (Chris Lynwood, fratello minore e protetto di Emma), come pure il felice ritorno di Gabriel Byrne (il patriarca navale Edward Lynwood) in chiave anglofona, mentre sul versante italiano va sottolineato il picco di bravura di Giuseppe De Domenico (il giovane boss Stefano La Piana) e Adriano Chiaramida (l’anziano capocosche latitante Don Minu La Piana).

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Courtesy Sky/Patti Perret

L’elemento di distinzione in ZeroZeroZero è solo la lingua. Lasciata l’area di Napoli nord e le apocopi jazz del partenopeo, la premiata ditta Sollima&Saviano si concentra su un world mix di inglese, spagnolo, wolof e arabo, tra i quale emerge l’oscurità peculiare delle consonanti del dialetto calabrese stretto che esonda con ferocia tra denti e labbra. Per riassumere come in fondo un soldato, un imprenditore, un tagliagole, cercherà sempre il potere e lo esprimerà con un vibrato nella voce che non necessita di traduzione. Ma la geografia linguistica di ZeroZeroZero a dare corpi e e voci al libro di Roberto Saviano, solcando gli oceani tra container e porti giganteschi per unire, come da tradizione delle lingue franche, il traffico internazionale di cocaina in un pidgin universale. Annulla i confini tra Stato, difensori di esso e criminalità (molto) organizzata, e lega inesorabilmente il diverso e l’uguale nella lotta per la supremazia. Tanto da contrastare persino la messa in onda: l’uscita di Zero Zero Zero è prevista per il 14 febbraio in streaming su Sky e Now Tv. E la melassa di San Valentino ha improvvisamente un altro sapore.