L'artista Emma Talbot ha vinto il Max Mara Art Prize for Women. Lo ha annunciato Iwona Blazwick, direttrice della Whitechapel Gallery, nel corso di una cerimonia che si è svolta a Londra. Talbot, che succede a Helen Cammock, è stata scelta da una giuria di esperte presieduta dalla stessa Blazwick e composta dalla gallerista Florence Ingleby, dall’artista Chantal Joffe, dalla collezionista Fatima Maleki e dalla critica d’arte Hettie Judah. Il riconoscimento, aperto ad artiste con base nel Regno Unito che non hanno ancora esposto le proprie opere in una mostra antologica, è nato nel 2005.

Ma scopriamo chi è Emma. Madre single, classe 1969, è nata nella contea inglese del Worcestershire, ma vive a Londra. Studi alla Birmingham Institute of Art & Design e al Royal College of Art, è stata scelta tra una rosa di finaliste di cui facevano parte Allison Katz, Katie Schwab, Tai Shani, e Hanna Tuulikki.

Talbot trascorrerà una residenza di sei mesi in Italia nel 2020, inizialmente prevista da aprile ma poi spostata più avanti a causa dell'emergenza Coronavirus, durante la quale avrà l’opportunità di realizzare un nuovo corpus di opere che saranno esposte nel 2021 alla Whitechapel Gallery e poi alla Collezione Maramotti di Reggio Emilia. Il suo tour toccherà Roma, Reggio Emilia e la Sicilia e approfondirà mitologia classica, artigianato tessile e permacultura.

«Il Max Mara Art Prize for Women giunge in un momento cruciale - ha raccontato l'artista dopo la premiazione - , dato che solo di recente ho iniziato a concentrarmi a tempo pieno sulla mia pratica artistica dopo aver lavorato per molti anni come insegnante per sostenere la mia famiglia. Questa incredibile opportunità costituirà una vera e propria svolta nella mia vita».

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Courtesy Photo
When Screens Break, Emma Talbot

A catturare il cuore della giuria è stata la poetica dell'artista britannica, fatta di disegni, dipinti, installazioni e sculture, con cui esplora un paesaggio interiore composto da pensieri, emozioni e storie personali. Spesso i suoi lavori sono disegnati a mano, dipinti su seta o su altre basi tessili e comprendono parti scritte da lei stessa o riprese da altre fonti. I temi affrontati? Molteplici: vanno dalla politica sociale al genere, dal mondo naturale alla nostra relazione con la tecnologia e il linguaggio.

La proposta che ha trionfato a Londra parla di potere, governance e atteggiamenti riguardo alla natura e alle rappresentazioni delle donne visti attraverso una lente personale. A fare da fonte ispiratrice, la tela Le tre età della donna (1905) di Gustav Klimt esposta alla Galleria Nazionale di Roma, che raffigura una donna anziana nuda in piedi e a capo chino, come a trasmettere un senso di vergogna. Talbot cercherà di animare la figura della donna anziana trasformandola in soggetto dotato di volontà, capace di superare una serie di prove simili alle dodici fatiche di Ercole. Attraverso queste fatiche moderne, Talbot investirà la donna del potenziale necessario a ricostruire la società contemporanea, contrastando in modo netto con la visione negativa che oggi si ha dell'invecchiamento.

In attesa di scoprire il progetto finale, in questi mesi avremo modo di ammirare più volte l'opera di Emma. Il suo 2020, sarà infatti fittissimo di mostre personali, tra cui Eastside Projects presso la Kunsthalle Giessen in Germania e Dundee Contemporary Arts.