La lezione in corso sullo schermo del computer è quella di storia. A seguirla, ognuno da casa propria, sono gli studenti del Liceo De Sanctis-Galilei di Manduria, in provincia di Taranto. Fanno domande, il prof risponde. In collegamento con loro c’è anche la viceministra all’Istruzione Anna Ascani, fa delle domande anche lei, come una studente. Non è un controllo, sta facendo un’esperienza per capire se la missione di didattica a distanza funziona bene e cosa si può fare per migliorarla ancora di più. In questi anni abbiamo usato un po’ a sproposito una parola che adesso è il momento buono di ritirare fuori, ed è “resilienza”. Il coronavirus ha modificato le abitudini e la routine di tutti, ma l’essere umano ha la capacità di adattarsi alle nuove condizioni ambientali, e mentre le persone di buon senso adottano le misure igieniche per ridurre al minimo i contagi, le istituzioni fanno la loro parte. “È stata una bella esperienza”, racconta la viceministra Ascani su Facebook, “la replicherò ogni giorno, in un Istituto diverso, fino a quando non riapriranno le scuole. Voglio ringraziare e complimentarmi con i dirigenti, i docenti e il personale tutto che in questi giorni di sospensione delle attività didattiche o di chiusura stanno dimostrando una straordinaria capacità di mettersi in gioco”.

È sicuramente un momento difficile per i genitori. Ci sono quelli che vorrebbero suggerimenti per far passare il tempo ai bambini fra i 3 e i 6 anni in modo stimolante, e che intanto si organizzano con strumenti musicali, favole e la pregrafia, ma temono di non essere all’altezza e vorrebbero un servizio dedicato. Quelli dei liceali, invece, si lamentano che i figli abbiano preso tutto come una vacanza imprevista e che continuino ad aggregarsi e a cercare locali che restino aperti la sera contro ogni logica, come sarebbe giusto in tempi normali. “Come dice il presidente della Repubblica ‘senza imprudenza e senza allarmismi’, bisogna ribadire ai ragazzi che la ragione per cui abbiamo chiuso le scuole è per evitare assembramenti", spiega la viceministra a MarieClaire.it, "per cui, se chiudiamo le scuole e poi facciamo gli assembramenti da un’altra parte, non è servito a niente. È importante che si rispettino le indicazioni che ha dato il Ministero della Salute, perché se no questa situazione si prolunga nel tempo; per uscire al più presto da questa emergenza bisogna che tutti, ma proprio tutti, ci assumiamo il nostro pezzettino di responsabilità. Quindi: evitiamo di vederci in tanti, di stringerci la mano, di abbracciarci, di tossire ovunque invece che nell’incavo del gomito. Se rispetteremo tutti le indicazioni del ministero l’emergenza finirà presto, altrimenti, purtroppo, ci troveremo ad avere a che fare con una situazione complicata molto a lungo, senza sport, senza concerti, senza tutte quelle cose che ai ragazzi piace fare".

Domanda correlata a questo problema di cui abbiamo appena parlato: le scuole sono chiuse, ma molti bambini finiscono sistemati in soluzioni alternative alla scuola che sono comunque aggregazioni. Ci sono anche insegnanti che si stanno offrendo per tenere a casa loro i proprio alunni, magari a pagamento…
Abbiamo detto in modo chiaro anche ai docenti che le scuole sono chiuse per non creare assembramenti, soprattutto di bambini, perché anche se sono i meno colpiti dal virus, purtroppo sono vettori straordinari perché non ci si può aspettare che rispettino perfettamente le regole di buona condotta. Difficile convincere un bambino di 4 o 5 anni che deve stare a un metro dal suo compagno, per cui fra loro il passaggio del virus è più rapido e più frequente. Questi bambini sistemati in gruppi alternativi alla scuola, poi magari il pomeriggio vengono lasciati dai nonni e i nonni sono molto più fragili. Questi passaggi provocano un’esplosione del virus, per cui queste maestre devonoassolutamente evitare queste iniziative.

Per molti genitori abituati a gestire una digitalizzazione limitata a un social network, o alla lettura di un articolo sullo smartphone, si chiedono come funziona la didattica a distanza. Vogliamo dargli delle indicazioni?
I genitori interessati devono digitare l’indirizzo www.miur.gov.it, entrare nella pagina dedicata al Coronavirus, e poi nella sezione dedicata alla didattica a distanza. In realtà, le esperienze che stanno facendo le scuole sono diverse: quella che mi sembra migliore, che sto seguendo personalmente e che seguirò anche la prossima settimana con una lezione al giorno, è quella della didattica interattiva, con un docente che si collega a una delle diverse piattaforme, tutte pubblicate nel sito del ministero. Attraverso queste piattaforme, il docente è collegato con tutti i suoi studenti. Sul sito c’è anche uno strumento per formare i docenti meno digitalizzati nella costruzione della lezione online.

Gli educatori per i bambini con disabilità lavorano nelle scuole per conto di cooperative, hanno contratti con stipendi molto bassi e poche tutele. In questi giorni in cui non lavorano non percepiscono nulla: che si sta prevedendo, per loro?

È un problema che abbia a cuore e che abbiamo segnalato al Ministero dell’Economia perché possa farlo rientrare nel decreto che sarà varato nei prossimi giorni; vedremo se riusciremo a farlo entrare, è un impegno che ci siamo presi perché questi educatori non sono dipendenti diretti del ministero ma svolgono un servizio fondamentale, per cui è importantissimo tutelarne la professionalità e il lavoro.

Girano molte informazioni di cui non si sa se siano vere o false, ad esempio: è vero che se entrambi i genitori lavoratori hanno figli in età scolare, uno dei due, può usufruire di un permesso retribuito, nel caso le aziende di entrambi non permettano forme di smart working?

È un altro punto del decreto che stiamo discutendo in queste ore: fra le varie soluzioni che riguardano anche il Ministero dell’Economia c’è questa del congedo parentale e del sostegno per la baby sitter, una persona che possa occuparsi dei figli; vediamo con che tipo di dotazione economica possiamo riuscire a portarli avanti.

L’Università non è competenza del suo ministero, essendo state divise le competenza, ma forse lei ha qualche informazione privilegiata su come se la dovranno cavare i laureandi che dovevano dare l’ultimo esame per discutere la tesi a giugno?

Da quello che so, tutte le Università si stanno organizzando per la didattica a distanza e per fare in modo che i ragazzi diano anche gli esami, per laurearsi nei tempi previsti.

La domanda che si pongono tutti: quando finirà la scuola?
La fine della scuola dipenderà dalla durata dell’emergenza: se riusciremo a riaprire le scuole per il 15 marzo, non ci sarà bisogno di allungare l’anno scolastico. Se la chiusura si dovesse prorogare allora dovremo porci il problema, rimandare la fine e fare le valutazioni sul quello successivo. Ma a tutto questo penseremo quando gli esperti daranno la loro opinione.