Un crimine di terzo grado. Questa era la mia classificazione dopo quello che immaginavo fosse un normale controllo stradale. Sono stata fermata mentre ero diretta al lavoro, guidavo l'auto del mio fidanzato, una Porsche Cayenne abbastanza nuova da avere ancora la targa temporanea della concessionaria. Immaginavo di dover prendere l’ennesima multa insignificante per qualcosa che avevo fatto, o non fatto. Recentemente ne stavo collezionando parecchie: sono stato fermata per una gomma non perfettamente gonfia ("guida un veicolo non sicuro") e per aver preso una curva troppo larga ("volevamo solo assicurarci che stesse bene. Comunque, bella macchina").

Ma quella mattina di gennaio, dopo essere stata fermata per presunto "sorpasso a destra", non mi aspettavo di essere interrogata. Non mi aspettavo che mi ordinassero di uscire dalla mia auto, e di vederla perquisire. E di certo non mi aspettavo di essere ammanettata e accusata di aver falsificato consapevolmente un documento del governo - sottintendendo alla targa temporanea - mentre i sedili di quell'auto che il mio fidanzato usava con estrema cura venivano lacerati in cerca di... cosa?

Invece di accusarmi di una normale violazione del traffico, l'ufficiale è andato dritto per il reato, aggirando il codice stradale e forzando il mio caso verso il penale. Un tipo di accusa che mi costringeva a ingaggiare un avvocato e che, se condannata, avrebbe potuto influire sulla mia capacità di ottenere un lavoro in futuro (e anche se non fossi stata condannata, ho troppa paura di indagare se il semplice fatto di essere stata arrestata compare nel mio casellario giudiziale). Se non potessi permettermi un buon avvocato, un verdetto di colpevolezza significherebbe, come minimo, tre anni di carcere.

Fortunatamente, prima della data dell'udienza penale, il pubblico ministero ha lasciato cadere le accuse di reato (cosa che ho appreso solamente da una lettera inviata a casa mia una settimana dopo). Sono fortunata a potermi permettere di pagare comunque i 600 dollari di spese giudiziarie municipali e di multe misteriose, compresa un'inversione a U che non era neanche possibile fare nel punto dove stavo guidando in quel momento.

Nonostante il buon esito, non sono uscito indenne da questa esperienza. Essere arrestata mi ha fatto dubitare di me stessa e delle mie prospettive. Per le settimane a seguire, mi sono trovata a gestire il dubbio se fossi o meno una brava persona. Rimuginavo costantemente sui miei errori vecchi e nuovi, riflettendo su ogni bugia che avevo detto di recente. Mi sono biasimata per tutte le volte in cui non ho detto la cosa giusta.

Le persone per bene non vengono arrestate, giusto? Il karma dovrebbe proteggere i cittadini rispettosi della legge, quindi devo aver emesso alcune vibrazioni negative lungo la mia strada. Mentre sono sempre stata consapevole del fatto che le persone di colore vengono profilate, in qualche modo ho sempre pensato di essere un’eccezione. Non incarno lo stereotipo della donna nera: sono sempre molto tranquilla, sono alta 167 cm, non sono imponente. La mia pelle non è molto scura e questo lascia presumere che sia bietnica.

Non rientro nel "profilo" tipo. Pratico surf e vado a sciare. Ho tutti i libri di David Sedaris. La mia follia più recente è stata acquistare dei biglietti in prima fila a un concerto di Céline Dion e la mia compagna usuale per i viaggi all’estero è una donna vietnamita dai capelli rosa.

Ma resto sempre una nera.

Dopo il mio arresto ho parlato molto con le persone della mia cerchia. Ne è risultato che molti membri della mia famiglia, e molti dei miei amici neri, si sentono a disagio nell'essere l'unica persona di colore in un ambiente; generalmente a me questo non succede. Ho sbagliato a non sentirmi in apprensione come loro? Ho sbagliato nell’essere ottimista all’idea che non sarei stata vittima di pregiudizi a causa delle mie preferenze in libri, musica e viaggi? Non volevo essere una portatrice di quel tipo di apprensione, ma dopo il mio arresto ho capito meglio perché in così tanti tengono dentro quella paura lasciata dai propri traumi o dalle esperienze dei loro cari: non è qualcosa con cui nasci.

Uno studio del Pew Research Center ha rivelato che una persona di colore con istruzione universitaria ha maggiori probabilità di subire discriminazioni rispetto a una persona che è arrivata solo fino al liceo. Una spiegazione che si sono dati è stata che l’ascensore sociale ha introdotto i neri in ambienti dominati dai bianchi. Questo spiega anche perché il 70% dei neri che hanno frequentato il college si sente sempre come se gli altri fossero diffidenti nei loro confronti.

Mi chiedo di quale percentuale faccia parte Christian Cooper (l’uomo al centro di un caso molto discusso negli Usa, accusato di aggressione a Central Park da una donna a cui aveva solo chiesto di tenere il cane al guinzaglio in un’area protetta adibita al bird watching, ndt) . È mai stato in grado di perdersi nei suoi pensieri mentre osserva gli uccelli a Central Park? O ha sempre dovuto tenere alta l’attenzione, nonostante non rientri in quel certo tipo di "profilo"? E che dire di Ahmaud Arbery, che è stato attaccato e ucciso mentre faceva jogging nel suo quartiere perché coincideva di più con un certo tipo di “descrizione”?

Tutti questi episodi, personali e sociali, mi hanno impedito di condividere con la mia famiglia o amici neri l’esperienza di essere stata arrestata. Non volevo sentirmi dire "Te l'avevo detto", oppure "Tutti odiano le persone di colore". Non volevo sentirmi dire che mi ero sbagliata a fidarmi così tanto dei bianchi in tutti questi anni. La maggior parte della mia vita era stata con bianchi ben intenzionati che mi vedevano non diversa da loro. Tuttavia, non ho condiviso questa esperienza anche con i miei amici bianchi perché, anche se so che avrebbero capito, la maggior parte di loro vive senza la preoccupazione di essere arrestato. La maggior parte di loro non deve temere di avere mani e piedi incatenati mentre gli vengono prese le impronte digitali. E soprattutto non volevo che riflettessero sul dubbio che potrei aver fatto qualcosa di sbagliato, qualcosa che ha attirato l'attenzione di quel poliziotto, quel giorno. È possibile essere considerati persone sospette anche mentre ci si fa gli affari propri, basta pensare a Breonna Taylor (la 26enne uccisa con otto colpi dalla polizia di Louisville il 13 marzo 2020, dopo un’irruzione nel suo appartamento per sospetto spaccio di droga, accusa risultata infondata, ndt).

L'unica cosa che mi ha evitato di sprofondare nel baratro è stato il supporto del mio fidanzato e la sua comprensione nel non voler raccontare a nessuno di questo episodio. E grazie anche alla mia terapista, bianca, che ha fatto del suo meglio per impedirmi di perdere l’autostima. Alla fine l’ho detto ad alcuni dei miei amici più cari, compresi quelli bianchi, che mi hanno supportato.

Se quella giornata avesse avuto un esito drammatico, che sarebbe stato detto di me? Alla madre di Ahmaud Arbery è stato detto che gli avevano sparato perché aveva svaligiato una casa. Le ipotesi su una banconota da venti dollari contraffatta sono state il pretesto per incriminare George Floyd.

Sono passati mesi dal mio arresto, ma una macchina della polizia che mi guida dietro mi mette ancora in forte disagio. Riesco ancora a sentire le mie ginocchia che tremavano mentre pregavo l'ufficiale di lasciarmi andare al lavoro. Eravamo in una strada trafficata, a pochi isolati dall'ex casa di mio padre, in un’area prevalentemente bianca nella parte alta della città. Mi chiedo cosa pensassero i passanti mentre stavo guardando un poliziotto che rovistava nella mia macchina. Dubito che si stessero chiedendo se avessi qualcosa in comune con loro, se avessi ascoltato anch'io Céline Dion o letto David Sedaris. Il mio istinto mi dice che tutto ciò che vedevano era solo una ragazza nera che era stata beccata.


*Il cognome dell'autrice è stato omesso per la sua sicurezza.

DaMarie Claire US