"È un luglio bello infuocato" esordisce Paola Iezzi al telefono da Milano, sbriciolando il più classico dei convenevoli spezza-imbarazzo con un sorriso. E non è solo questione di meteo: il 6 del mese è uscito il nuovo singolo di Paola Iezzi Mon Amour, in collaborazione con la sua squadra vincente composta da Stefano Riva e Simone Rovellini, per continuare quel lavoro di esplorazione dei ritmi pop che ciclicamente tornano da un passato mai dimenticato, mixati a sonorità rinfrescanti e accostamenti inediti. Infuocato in modo diverso dagli altri anni, quelli che hanno caratterizzato la categoria migliori tormentoni estivi di tutti i tempi e che entrano a far parte delle playlist da film (mentale) di ognuno. Inevitabilmente è toccato anche a Paola Iezzi, che ha estratto dalla sua personale classifica le canzoni estive più famose ed evocative della sua soundtrack personale. "La prima che mi viene in mente, che poi ricorda quella che noi avremmo fatto qualche tempo dopo, è Vamos a la playa dei Righeira: italianissima ma cantata in spagnolo. Negli anni 80 c'era questo boom spanglish, lo facevano tutti, anche Madonna con La Isla Bonita e altri artisti stranieri; erano anni molto colorati ma anche pieni di paura, la guerra fredda, l'ansia della bomba atomica. A pari merito, e per certi aspetti anche più alto, ci metto anche L'estate sta finendo, sempre cantata da loro" racconta Paola partendo già carica a molla.

A me piacciono le canzoni estive che però non sono estive

"Mi piacciono i brani che ti fanno ballare, cantare, muovere ma che sotto hanno questa vena di nostalgia e malinconia. Molti tormentoni di una volta hanno questo flavor un po' così: non erano stupidi, dicevano delle cose. Anche Vamos a bailar era così: apparentemente divertente, il testo diceva cose molto importanti ed esistenziali, dire addio al passato e pensare alla vita nuova che doveva arrivare. L'abbiamo scritta allo scoppio del nuovo millennio e c'era questa aspettativa forte sul futuro. L'estate per me è sinonimo di divertimento, di esplosione, di uscire e di voglia di fare, promette sempre questo, però c'è sempre quella malinconia legata al fatto che sai che finisce. Una festa, un party, sono così: ti prepari, ti acchitti, sei tutto contento, e quando sei alla festa pensi già che finirà. Te lo godi, però lo sai che la festa finisce. Quest'anno poi è stato assurdo e l'estate è strana, piena di paura, ci porteremo questa sensazione dentro per un bel po' di tempo. Forse ci saranno ancora più speranze che tutto vada per il verso giusto" sorride Paola. Mettiamo quindi agli atti che Paola Iezzi è una onorevole rappresentante della Brigata Bruno Martino, e proprio il grande classico degli anni Sessanta entra di diritto nella sua personalissima soundtrack: "Un'altra canzone che mi piace molto è Estate di Bruno Martino, la amo tantissimo, l'ho anche reinterpretata. E come dimenticare Mare Mare di Luca Carboni? (ne accenna la melodia)". Di fronte alla dichiarazione d'amore al suono di tromba che introduce il brano, la voce di Paola Iezzi si illumina: "Eh capito?! Senti quel pezzo quando dice "quanta voglia di arrivare" e subito dopo "cosa son venuto a fare se non ci sei tu", è proprio una roba che ti vuoi buttare di sotto... Poi chi non ha vissuto la Romagna, che potrebbe raccontare gli amori estivi del mondo? È una terra magica".

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Foto di Paolo Santambrogio/Styling Masha Brigatti/Make Up Jo Sanna/Hair Simone Prusso

Il filo personale di ricordi di Paola Iezzi si aggroviglia su un punto preciso: l'estate del primo grande amore platonico, conditio sine qua non di passaggio all'adolescenza. "Ero innamorata pazzamente, per la prima volta in vita mia. Avrò avuto 12 anni e lui era più grande di me, 18-20 anni, ed era napoletano. Un po' mi corteggiava, in modo carino, mai provato a fare niente, gli piaceva passare del tempo con me: era bellissimo, alto, moro. Io ero cotta e quando lo vedevo con le ragazze grandi mi ingelosivo, rosicavo che non hai idea. Veniva a chiacchierare sotto l'ombrellone con me e mia sorella Chiara, al tramonto, e passava ore a parlare e ridere un sacco. Ma si vedeva che provava qualcosa per me, aveva uno sguardo innamorato ma sapeva che ero più piccola. Questo è stato l'unico amore platonico della mia vita, me lo ricordo come una cosa tenerissima. Aveva anche fatto un disegno di me e mia sorella con i nomignoli diversi: io ero Smile, perché sorridevo sempre, e mi aveva disegnata con un abitino Naj-Oleari e un cappellino. Chiara invece in jeans e canotta, soprannominata Rambo perché aveva già quella grinta da sorella maggiore. Una piccola storia triste: quando ripartimmo mio padre non me lo fece salutare e non glielo perdonai... Anzi, adesso che ci ripenso mi commuovo, e mi incazzo di nuovo con mio papà!" ride di gusto Paola. C'è anche una canzone che sonorizza quell'amore: "Live to tell di Madonna, che non era uscita quell'anno lì ma prima: anche questa fu pubblicata come singolo estivo, e lei la scrisse dopo che si era lasciata con Sean Penn. True Blue è un disco che io ascolto ancora oggi".

A me piacciono le canzoni ritmate che fanno sognare

Premiamo repeat sulle canzoni di Paola Iezzi che fanno da colonna sonora alle sue estati: autocitazione necessaria Vamos a bailar di Paola&Chiara, per comprendere la genealogia delle estati malinconiche. Estate di Bruno Martino honoris causa, poi gli anni Ottanta con L'estate sta finendo dei Righeira (e bonus track Vamos a la playa), Live to tell di Madonna sugli amori lontani, Mare mare di Luca Carboni. "Per concludere la tragicità, Missing degli Everything But The Girl: andavo pazza per quella canzone, capolavoro assoluto. La versione remix di Todd Terry spaccò l'estate. I miei pezzi estivi devono avere quella roba lì: le canzoni troppo cialtrone, troppo allegro, troppo ye, per me mancano di qualcosa. A me piacciono le canzoni ritmate che fanno sognare" spiega ancora Paola. Che a conclusione del suo viaggio cultural-sentimentale nelle canzoni delle sue estati, accende la miccia sulla batteria finale delle sue memorie: "Estate 1995, la stessa di Missing. Il debutto sul palco del Festivalbar con Tieni il tempo con gli 883, che poi vinse quell'edizione. Anche questa è una canzone malinconica: c'è questa fisarmonica che è proprio lo strumento della nostalgia per eccellenza, è lo strumento degli zingari, del tango, delle persone che ballano scalze in strada, e che io ho messo anche in Mon Amour. Sul palco ci si incontrava tutti e c'erano anche gli Everything But The Girl: e pensa che io il Festivalbar lo avevo visto sempre solo in televisione... Fu un'estate pazzesca e le canzoni lo erano altrettanto. Non posso non citare Tieni il tempo a pari merito con Missing: lì capii cosa significava fare quel lavoro da professionista". Ci salutiamo con l'ennesima petizione virtuale da millennial: ridateci il Festivalbar.