"Io manipolata? Che sciocchezze. Rappresento solo le mie idee e decido per me stessa”. Alla 77esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia Greta Thunberg non arriva di persona, ma via Zoom, perché – come si sa – non prende aerei, ma, soprattutto, tiene a ricordare – “ho la scuola e non posso saltare le lezioni”. Dopo pochi secondi eccola quindi comparire sul grande schermo. Indossa una felpa nera e ha i capelli raccolti in due trecce. “Mi spiace davvero di non essere lì con voi, a Venezia, una città simbolo che va tutelata”. Al Lido è arrivato invece Nathan Grossman, il regista svedese come lei che, dopo averla ripresa per diversi mesi e raccolto più di cento ore di girato, ha realizzato il documentario Greta, presentato qui Fuori Concorso in anteprima mondiale. Al centro del film c’è ovviamente lei, la ragazzina ambientalista oggi diciassettenne che nonostante la giovane età e la sindrome di Asperger, è riuscita a mobilitare la sua generazione, a far infuriare più di un potente del mondo, ad ottenere il titolo e la copertina di persona dell’anno di Time Magazine e a raggiungere New York in barca dopo un viaggio durato due settimane per tenere un discorso alle Nazioni Unite. Indimenticabili le sue parole contro i leader: “Mi avete rubato i sogni e l’infanzia”.

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La sua, di infanzia, ci viene in parte raccontata nel documentario in cui è mostrata al naturale sin dai primi giorni della protesta a Stoccolma, davanti al Parlamento svedese quando disse: “se a voi non interessa il mio futuro sulla Terra, perché a me dovrebbe interessare il mio futuro a scuola?”. "All'inizio – ci spiega - Nathan non è stato molto professionale, ma solo molto spontaneo”. “Non aveva una sua troupe, ma da solo mi ha seguito ovunque e non faceva nessun rumore; potevo fare tutto normalmente e mi filmava. Ero un po’ preoccupata. Mi seguiva da così tanto tempo che avevo il timore che avrebbe potuto raccontare la mia storia in un modo che non mi riflettesse, invece è riuscito a rappresentare me e non la persona che immaginano i media, ossia questa bambina arrabbiata che urla ai leader mondiali cosa dovrebbero o non dovrebbero fare. Io non sono così: sono una ragazza timida e studiosa”. Una “nerd”, come dice lei stessa nel documentario dove la vediamo dividersi la un sit-in di protesta e una lezione a scuola, una visita al suo cavallo o mentre pettina uno dei cani. Greta che sorride e Greta che fa i capricci come una bambina qualunque dicendo di non voler mangiare; Greta che abbraccia i genitori o che si isola nella sua cameretta piena di poster di cantanti famosi e di peluche; Greta che scrive e che fa i compiti e Greta che legge i commenti degli haters sui social; Greta che sta in famiglia e Greta che è circondata da migliaia di persone che vogliono stringerle la mano o farsi un selfie. Il regista l’ha seguita quasi ovunque, dal primo intervento alla Commissione Europea con l’allora presidente Jean-Claude Junker che manco la guarda in volto a quello con il presidente francese Macron all’Eliseo o con il Papa in piazza San Pietro. Il 20 agosto 2018, a 15 anni, decise di non andare a scuola fino alle elezioni legislative del 9 settembre successivo. La decisione, appoggiata dai suoi genitori, papà Svante e mamma Malena, è nata dopo le ondate di calore e gli incendi boschivi che colpirono il suo paese durante l’estate. Greta voleva che il governo svedese riducesse le emissioni di anidride carbonica come previsto dall’Accordo di Parigi sul cambiamento climatico e per questo motivo rimase seduta davanti al parlamento ogni giorno con un cartello con lo slogan Skolstrejk för klimatet (Sciopero della scuola per il clima). All’inizio era da sola, poi con poche altre persone, infine con migliaia di suoi sostenitori in tutto il mondo, divenuti, solo su Instagram, più di dieci milioni.

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Nel documentario si assiste spesso alla sua frustrazione per l'incapacità degli adulti e dei governanti di dare risposte concrete a un problema così pressante. “Quanto sta avvenendo – puntualizza l’attivista - dimostra ancora una volta che questa è una responsabilità troppo grande per i ragazzi, una responsabilità che dovrebbero assumersi gli adulti che l'hanno provocata, non spetterebbe a noi ma a chi sta al potere e questa responsabilità è stata posta invece su bambini e scienziati ma è davvero eccessiva”. Anche in tempi di Covid, Greta continua a comunicare la crisi climatica attenendosi alle restrizioni imposte, ma con l’obiettivo “di rafforzare il movimento”. Il suo amore per la scienza nasce quando era bambina. “Sono sempre stata affascinata dalla scienza - ha detto - da grande volevo fare la scienziata e passare il resto della mia vita in un laboratorio oscuro, poi ho capito che adesso dobbiamo agire, abbiamo bisogno di più scienza e dobbiamo fare più ricerca, agire per cambiare la norma sociale e forse in questo campo posso essere più utile. Tutto quello che ho fatto lo rifarei all’istante”. Anche se giovanissima – ha aggiunto il regista – Greta è un’intellettuale a tutti gli effetti. Mi colpì la sua timidezza e la sua sensibilità che è anche la sua debolezza. Discorsi come i suoi molti politici non sono in grado nemmeno di pensarli”. “Rivedermi nel film mi ha scioccata”, dice lei prima di salutarci. Nonostante le difficoltà del momento, il mio movimento (Unite behind the science, #FridaysForFuture, ndr) continuerà a manifestare e a scioperare per farsi sentire. Solo così il mondo continuerà ad aprire sempre di più gli occhi e ad andare avanti”.