Il saluto di Jen Psaki, l'ingresso di Karine Jean-Pierre nuova portavoce della Casa Bianca e addetta stampa dell'amministrazione di Joe Biden: da maggio 2022 è la ex chief of staff di Kamala Harris a prendere le redini del celebre leggio della sala stampa. C'era una volta il sogno americano, la terra promessa dove tutti avrebbero trovato luogo, lavoro e casa. E c'è ancora, un filino meno retorico e aderente a una realtà ben più complessa di un volo solo andata e di un visto di permanenza. Però è stato anche quel mito a far diventare Karine Jean-Pierre chief of staff di Kamala Harris alla Casa Bianca dopo l'elezione della ex senatrice alla vicepresidenza, e di Joe Biden a 46esimo presidente degli Stati Uniti. E anche in questo caso, l'amministrazione Biden si porta avanti con i primati: Karine Jean- Pierre è la prima donna nera e dichiaratamente lesbica a ricoprire una posizione tanto di spicco, capo del personale della VP Harris. Con un discreto elenco di impegni giornalieri che si sommeranno al ruolo di senior counselor di Biden, nonché di docente accademica, volto televisivo dell'analisi politica, attivista e portavoce della piattaforma MoveOn (legata al circuito di sostenitori di Black Lives Matter). La notizia su Karine Jean-Pierre aveva iniziato a circolare lo scorso agosto, battuta dalla NBC e ufficializzata dall'interessata: "Karine "ambiziosa" Jean-Pierre è incredibilmente orgogliosa di lavorare per eleggere la coppia Biden/Harris" aveva scritto su Twitter con sincera autoironia. Oggi che l'elezione si è tradotta in realtà, anche per lei inizia una nuova fase della vita e della carriera.

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Se per tanti è un nome nuovo tutto da scoprire, Karine Jean-Pierre è in realtà un volto noto dalle parti di Washington DC sin dalla prima campagna elettorale di Barack Obama, per il quale ha servito in entrambi i mandati. Il curriculum di Karine Jean-Pierre a 43 anni è già indubbiamente impressionante, e la sua vita personale è stata ricca di stimoli e spostamenti. Nata in Martinica nel 1977 da genitori haitiani in fuga dalla dittatura di Jean-Claude "Baby Doc" Duvalier, ha vissuto a Parigi da piccolissima per poi approdare nel Queens, a New York, ad appena cinque anni, nel mezzo della forte comunità haitiana del quartiere. Il padre è ingegnere ma lavora come tassista, la madre fa la babysitter e la badante per mantenere la famiglia, la famiglia con tre figli fatica a far quadrare conti e giornate: "I miei genitori lavoravano sei/sette giorni a settimana, dovevo fare io da mangiare. Ho otto anni più di mia sorella e 10 più di mio fratello, ero davvero giovane quando erano piccoli. Tutte queste responsabilità pesanti mi sono costate periodi duri" ha raccontato alla PBS. Nonostante tutto, è anche il modesto background a contribuire ad alimentare le scintille di fuoco nel sogno americano.

new york, new york   january 17 chief public affairs officermoveon and msnbc political analyst karine jean pierre attends the discussion inspiring activism at build studio on january 17, 2020 in new york city photo by gary gershoffgetty imagespinterest
Gary Gershoff//Getty Images

A 16 fa coming out con sua madre. È il periodo più difficile della sua vita, tenta anche il suicidio. Nel suo libro Moving Forward Karine Jean-Pierre ha raccontato chiaramente tutto ciò che ha dovuto superare, dai pregiudizi e preconcetti legati al suo orientamento sessuale, al razzismo subito. La salvano gli ideali, in un certo senso, e la giusta pressione positiva operata dalla famiglia alla quale è molto legata. L'impegno per la salute mentale esplicitato in seguito inizia al liceo e si sviluppa durante gli anni alla School of International and Public Affairs della Columbia University, dove si laurea nel 2003; la stessa università nel 2014 le darà un meritevole contratto da lecturer in affari internazionali. Essere studentessa a un corso di politica interna nel periodo dell'11 settembre la colpisce nel profondo, il suo approccio positivo la aiuta a trovare la chiave di volta: è più che mai necessario integrare, essere rappresentati, e soprattutto rappresentare. E questo si può fare solo in prima persona, attivamente. Karine Jean-Pierre è donna, nera, figlia di immigrati, omosessuale dichiarata, più in basso di così nella gerarchia del potere non potrebbe starci. Ma è proprio questa la sua forza, e lo sa. Rappresenta tutto il contrario della classe e del genere dominante, e deve farsi sentire: mette in campo competenze, tre lingue (inglese, francese e creolo haitiano) e un incrollabile ottimismo. "Viene dall'essere cresciuta in un quartiere di immigrati, con genitori che volevano tantissimo essere americani, che volevano qualcosa di meglio per i loro figli. Sono ottimista, questo paese ha tanto da offrire" ha raccontato ad Haitian Times.

La politica è la sua strada segnata dopo aver compiuto 30 anni, e i risultati iniziano a vedersi presto: Karine Jean-Pierre entra a far parte dello staff della campagna presidenziale Obama For America nel 2008, coordinando i collegi del sud-est degli USA, e viene promossa quattro anni dopo a guida della sezione dei delegati, responsabile dell'accesso al voto e dell'attivismo negli stati chiave per le presidenziali. Nel 2015 Karine Jean-Pierre affianca Martin O'Malley, governatore del Maryland, alla sua prima candidatura presidenziale per le elezioni del 2016, ma è costretta a sospendere tutto dopo gli scarsi risultati ottenuti da O'Malley in Iowa a febbraio 2016. Il resto è storia contemporanea: a quelle elezioni i Dem appoggiarono Hillary Clinton, che perse contro Donald Trump. Ma la carriera di Karine Jean-Pierre non subisce troppi scossoni: la caparbia studentessa della Columbia è diventata grande e sa muoversi nel magma pericoloso del public eye della politica. È ormai docente, analista politica per la NBC e la MSNBC, e dal 2016 anche portavoce e senior adviser per la piattaforma MoveOn.org, fondata nel 1998 per coordinare campagne pubbliche incentrate sull'uguaglianza sociale, l'inclusività e l'accesso alla sanità pubblica garantito per tutti. L'ultima ciliegina è il richiamo di Joe Biden che la vuole come counselor della sua campagna elettorale, e Kamala Harris che la ipoteca come capo dello staff della vicepresidenza alla Casa Bianca in caso di vittoria, sbriciolando un altro tetto di cristallo.

Nel frattempo anche la vita privata di KJP, come viene riassunta brevemente ricalcando la praticità onomastica delle tre lettere (come per AOC Alexandria Ocasio-Cortez), si arricchisce di stabilità. I tempi duri sono finiti. La coppia formata da Karine Jean-Pierre e Suzanne Malveaux, anchorwoman della CNN e corrispondente dalla Casa Bianca, sta insieme da diversi anni: qualcuno insinua che tutto sarebbe iniziato durante la prima amministrazione Obama. In più il mistero sul loro presunto matrimonio non accenna a placarsi, notizie pubbliche di firme e registri non ci sono, ma in tanti scommettono che prima Karine e Suzanne si sposeranno davvero (fatti loro, naturalmente). Nel 2014 hanno adottato una bambina, Soleil, e KJP sembra essersi particolarmente appassionata a questo incarico di madre di un nuovo sogno americano, come quello che ha vissuto e incarnato lei. Con un grande monito: "Ti devono importare le cause. Non mettere mai le persone su un piedistallo, perché le persone sono difettose. Siamo individui con difetti". Anche quando il sogno americano, alla fine, riusciamo a realizzarlo.