Nato in Umbria, Gianni Cinti vive e lavora a Milano (soprattutto). Si definisce «un designer che ha fatto della contaminazione il suo stile personale». Spazia dalla moda alla ceramica d’autore, dall’artigianato artistico al food, al textile all'illustrazione fondendo tradizione, metodologia e creatività. Consulente per diversi Brand è stato per lungo tempo assistente di Gianfranco Ferré e ha firmato progetti in Italia e all’estero (Sambonet, Pininfarina, Rizzoli, Rosenthal). È visiting professor per numerose Università e docente presso l’Istituto Europeo di Design di Milano.

Che cosa puoi fare per gli altri e condividerai per #time2share?
Nel mio lavoro ho sempre cercato di individuare cose dentro le cose. Il lavoro del designer è un continuo gioco di associazione di idee in cui è indispensabile trovare cose nelle cose - rileggerle e ripensarle. Ho deciso di fare un piccolo esercizio che sono solito fare con i miei studenti per trovare “ qualcosa" in una macchia di colore. Possiamo individuare dei corpi, degli abiti in un segno nato dalla casualità? La trasformazione, l’elaborazione e l’invenzione sono prerogative di ogni buon design e mi piacerebbe dimostrare come ci sia sempre qualcosa da trovare dietro alla casualità di un gesto, di un po' di colore, di un tocco di acquarello.

Com'è nata questa tua passione?
Ho sempre disegnato molto e il disegno mi ha aiutato nella professione. Ma ha fatto di più: molte volte ho letto l’azione del dipingere (o del disegnare) non solo come un talento ma anche un balsamo - un rifugio - e soprattutto come la chiave per aprire (o riaprire) le porte dell’immaginazione e allenare la creatività. Cosa si nasconde dietro una macchia? «Più a lungo guardi qualcosa, più diventa astratto e, ironia della sorte, più reale», diceva Lucian Freud.

Che cosa ti piacerebbe imparare da qualcun altro?
Mi piacerebbe imparare a fare la maglia spezzando una tradizione per la quale nessuno della mia famiglia ha mai raggiunto risultati e dimostrato particolari abilità nel knitting. Avete presente la mamma e le nonna che sferruzzano conversando allegramente davanti al caminetto? Ecco, io no.