Non sono mai stata molto legata alle festività natalizie, per anni ho finto gite in montagna per non dovermi dividere con doppi pranzi e cene tra i miei parenti e quelli di mio marito, e oggi non ne vado fiera. Diciamo che ho sempre avuto lo spirito anti-natalizio come quello de Il Grinch e mi sono appropriata negli anni della sua frase più celebre: “Io odio il Natale!”, ai classici film natalizi come Sette spose per sette fratelli, Natale in casa Cupiello, Qualcuno salvi il Natale e Mamma ho perso l’aereo, ho sempre preferito le parodie sul Natale come il meraviglioso e ironico Parenti serpenti di Monicelli dove il pranzo di Natale, in una piccola cittadina dell’Abruzzo, si trasforma dalla solita riunione per le festività con nuclei familiari ben variegati, provenienti da varie regioni d’Italia, a un film di tutt’altro genere a causa dell’annuncio a sorpresa dei genitori che non vorrebbero più vivere da soli vista l’età, e chiedono ai figli chi si vorrebbe prendere carico di loro, scatenando il peggio, fino a una scelta estrema, surreale, ma con l’ironia pungente del regista. Il 2020 (anno bisesto e quindi funesto) sarà una fine di anno in casa, dove dovremo selezionare i commensali per i nostri pranzi e le nostre cene. Quest’anno mi sento cambiata, dopo il rientro dei miei tre componenti familiari entrambi post Covid19, finalmente tornati a casa dopo un mese in ospedale, è con loro che passerò pranzo&cena perché, finalmente mi è stata riconsegnata la mia famiglia che, in un attimo, mi era stata portata via. Per quest’anno, dove non avremo grandi possibilità di spostamento, credo di poter vivere con più serenità questo periodo festivo e mi sento molto meno Grinch. Questa volta il film di Natale che rivedrò non sarà il Grinch ma La vita è meravigliosa di Frank Capra (titolo originale It's a Wonderful Life), film che il 20 dicembre compie 74 anni.

La trama è leggenda, il film un classico di Natale, e mai come in questi mesi, ancora attuale. George Bailey, interpretato da James Stewart, è il protagonista del film e, a causa di un indebitamento importante, la sua società è sull’orlo del fallimento e la notte di Natale decide di suicidarsi non avendo trovato alcuna soluzione. È una storia che parla di moralità, generosità e sacrifici da parte del suo protagonista, che ha rinunciato ai suoi sogni per aiutare le famiglie della sua comunità. George, grazie alle preghiere della sua famiglia e dei suoi concittadini, riceverà l’aiuto da un angelo di “seconda classe”, Clarence, che si dovrà meritare le ali con una buona azione e scongiurare il suicidio di George potrebbe essere quella giusta. Sarà Clarence a convincerlo di quanto sia stata importante la sua esistenza, facendogli vedere quanto di buono ha realizzato nella sua vita. Questo film parla di solidarietà, amicizia, empatia, temi che sono diventati prioritari in un momento così incerto della nostra esistenza. L’importanza dell’individuo, il concetto tanto caro al regista e produttore Frank Capra secondo il quale “nessun uomo può considerarsi un fallimento”. Concetto in cui fortemente credeva perché, quando ha realizzato questo film, era appena rientrato dal fronte della Seconda Guerra mondiale. Decisamente un messaggio pieno di speranza nel futuro.

Il film non fu un gran successo al botteghino: la sua prima proiezione nel dicembre del 1947, purtroppo, fu in concomitanza con un’ondata di gelo nella East Coast statunitense, e questa potrebbe essere stato uno dei motivi delle mancate presenze nelle sale cinematografiche. Quello di La vita è meravigliosa fu un set maestoso: quasi 16 chilometri quadrati di set con alberi e casette per riprodurre la piccola cittadina di Bedford Falls, con una comunità in cui, negli anni, tutta la provincia americana si è riconosciuta facendolo diventare un grande classico americano nel periodo natalizio. Il film ricevette cinque candidature agli Oscar come miglior regia, miglior attore protagonista per James Stewart, miglio montaggio, e miglior sonoro e miglior film, ma non vinse nulla fino ai Golden Globe del 1947 dove a Frank Capra fu consegnato il premio come migliore regia. L‘American Film Institute inserisce il titolo nei 100 migliori film statunitensi ma non saranno certo i premi mancati a sminuire il messaggio sociale di questo film: Capra ricevette milioni di lettere dai suoi fan che lo ringraziavano per aver girato un film in cui si potevano immedesimare. La vita è un bene prezioso, e mai come oggi ce ne possiamo rendere conto, colpiti e costretti a ridisegnare il nostro presente, prima del nostro futuro. Grazie a Frank Capra e i suoi film pieni di speranza e incoraggiamento, viva George, arriva 2021, ti aspettiamo.