Qualunque madre della generazione X (e millennial, e a seguire) ha un unico incubo ricorrente: che si manifesti la trama di Mamma, ho perso l'aereo e quel "Keeeevin!" diventi realtà, mentre il pupo affronta coi propri mezzi creativi la temporanea indipendenza. Due generazioni plagiate in modo diverso (ma sempre felicemente) dai rewatch del film cult uscito nel 1990 che riesce a far completamente staccare il cervello e i pensieri. Le smorfie di Macaulay Culkin, la bravura del cast attorno al bimbo prodigio, la storia che mixa buoni sentimenti da spirito natalizio con l'amarezza delle incombenze quotidiane, sono i segreti che hanno reso Mamma ho perso l'aereo film cult, scritto in appena una settimana da John Hughes, tra gli sceneggiatori più famosi dell'epoca grazie a The Breakfast Club e Un compleanno da ricordare (con cui tutti/e hanno sognato almeno una volta nella vita). Hughes fu ispirato dalla sua paura di volare durante una vacanza con la sua famiglia, di fronte alla domanda di ogni genitore: "Cosa succederebbe se lasciassi mio figlio di 10 anni a casa da solo?".

La risposta sta nella domestic adventure di Kevin McCallister, 8 anni, interpretato da Macaulay Culkin che allora di anni ne aveva dieci (e nel 2020 ha ufficialmente fatto invecchiare due generazioni annunciando di aver compiuto 40 anni via social, argh). Fu scelto dal regista Chris Columbus tra 200 bambini presentatisi alle audizioni perché era piaciuto a John Hughes, che lo aveva visto in Io e Zio Buck. La storia funziona a meraviglia: dimenticato da solo dai genitori nella frenesia dell'organizzazione del Natale a Parigi, ma assolutamente in grado di badare a se stesso, Kevin si impegna a difendere la casa puntata dai due scalcagnati ladri Harry e Marv, interpretati rispettivamente dall'immenso Joe Pesci e da Daniel Stern (per la parte del primo era stato preso in considerazione Robert De Niro, che rifiutò). Parallelamente corre la storyline della madre di Kevin Kate (interpretata da Catherine O'Hara), che da Parigi si riprecipita negli Stati Uniti affrontando una serie di sfortunate coincidenze aeroportuali per tornare dal figlio, e del vecchio del quartiere Marley, che nell'immaginazione del piccolo Kevin è un serial killer con la pala e invece ha una storia personale molto toccante, alla quale il bimbo contribuirà a regalare il lieto fine.

La creatività di Kevin McCallister in Mamma, ho perso l'aereo per godere della sua libertà e al tempo stesso respingere i ladri si sviluppa tra pizze a domicilio, ipotetiche feste con cartonati in movimento, dialoghi di film usati come deterrente ai due ladri e una serie di trappole che gli garantiscono la salvaguardia del territorio: ferri da stiro bollenti, acqua sui gradini ghiacciati, fiamme ossidriche, palline, biglie. E una tarantola vera sulla faccia di Marv, per cui Daniel Stern si sottopose a un take singolo in completo silenzio, simulando l'urlo che venne aggiunto in postproduzione per non spaventare l'aracnide. Le scene delle numerose cadute e botte prese da Marv e Harry sono tutto merito dei rispettivi stuntmen, che esagerarono visibilmente per dare un tono slapstick ed apocalittico in completo contrasto con l'atmosfera da fiaba di Natale. Tra le curiosità di Mamma, ho perso l'aereo, quella del vecchio film b/n che Kevin mette a tutto volume simulando la presenza di un gangster in casa è una delle più scioccanti: il noir Angels With Filthy Souls non esiste. Sono pochi secondi girati in funzione della scena in cui sono contenuti, con una tecnica cinematografica in disuso che evoca le pellicole gangster anni 40.

Nonostante la critica non lo ami particolarmente e ne abbia sempre sottolineato l'esilità della trama, Mamma ho perso l'aereo è diventato un film cult. In Polonia, ad esempio, viene trasmesso ogni Natale e fa ascolti irripetibili, come in Italia Una poltrona per due. È impossibile non appassionarsi alla faccetta di Culkin e alle smorfie a getto continuo: la storica espressione di bruciore alle guance alla prova della colonia, diventata poi simbolo del film stesso, fu totalmente improvvisata dall'attore. E un altro grande contributo del tutto inventato sul momento fu quello di John Candy nella parte del re della polka Gus Polinski, che trasporta Kate McCallister fino a Chicago dopo che la donna (guarda un po') ha perso l'ultimo aereo per tornare a casa: l'attore canadese stette sul set appena 24 ore e prese una paga misera in quanto doveva un favore allo sceneggiatore Hughes, ma regalò una performance magnifica totalmente a braccio. A lui è legata una delle leggende complottare più divertenti della storia del cinema: secondo molti Polinski sarebbe il diavolo, visto che Kate McCallister giura di voler vendere l'anima al suddetto pur di rivedere suo figlio, e l'uomo si presenta con le battute iniziali di Sympathy For the Devil dei Rolling Stones ("Please, allow me to introduce myself", per favore, lasci che mi presenti).Tra i record di Mamma ho perso l'aereo, quello di film più visto al botteghino nelle sale cinematografiche di un paese per 12 settimane consecutive, con 285.7 milioni di dollari di incasso complessivi. È durato 27 anni, finché il film cinese Never Say Die non lo ha superato con ampio margine nel 2017. E ora, che lo streaming sia con voi.