Se stai cercando delle risposte dentro di te, lascia perdere e prova su Tik Tok. Perché infinite sono le vie di utilizzo dello streaming video alle quali non avevamo ancora pensato mentre uno psicoterapeuta online già le metteva in atto. E poi un altro e un altro ancora, tanto da attirare l’attenzione di Dani Blum del New York Times che ha dedicato un pezzo alla psicoterapia su TikTok partendo dal fenomeno Courtney Tracy, giovane terapista certificata che nel momento in cui Blum scriveva il pezzo vantava 1,4 milioni di lettori, e grazie al pezzo stesso in pochi giorni ne ha raccolti altri 100mila. “Benvenuti nella terapia TikTok”, dice Dani Blum, “dove un flusso costante di professionisti della salute mentale sta cercando di incontrare una generazione ansiosa di giovani che si trovano sui social media”. Professionisti come Courtney Tracy, che nel suo profilo @The.Truth.Doctor pubblica una serie di clip in cui anticipa la spiegazione dei quesiti che vorremmo porre a un terapeuta, veicola concetti sensibili con lo stratagemma del “ma solo io penso che”, e delle volte simula con il montaggio anche il paziente che le pone le domande più comuni.

Gli utenti scrollano, cercano, perché tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci spieghi cose che di noi stessi non riusciamo a capire mentre la paura di passare per matti ci dissuade dal ricorrere al terapista in presenza. Fine del divanetto e del dispenser con i fazzolettini di carta? Fosse solo quello, il cambiamento. Come spiega Blum, questi terapeuti di ultima generazione si rivolgono ai nativi digitali danzando, si supportano con il rap e offrono spiegazioni comprensibili a temi elaborati come "Cos'è il trauma intergenerazionale?", "Quali sono i modi sani per esprimere la rabbia?". Inevitabile innesco del fenomeno è stato un anno vissuto isolatamente, non tanto per l’aumento di spleen quanto per la possibilità di approccio più intimo. Fa notare la terapista Micheline Maalouf (1 milione di follower) che le persone hanno postato e scrollato negli ultimi dodici mesi soprattutto “in pigiama, è una connessione diversa”. Il NYTimes cita anche il caso di Shani Tran, una consulente clinica di Minneapolis che sul @theshaniproject ha iniziato pubblicando video di se stessa che balla con visualizzazioni e like modesti, e ha imboccato la svolta quando invece di ballare ha affrontato il tema “cosa si prova ad avere una terapista nera”. Boom di richieste per ingaggiarla.

Perché per qualcuno di questi professionisti, l'account TikTok si è trasformato in un’opportunità di aumentare il numero di pazienti, oltre che di followers. Marquis Norton in Virginia, con @drnortontherapy in cui indulge anche nei motti del Black Lives Matter, ha raggiunto i 100mila follower la scorsa l'estate (ora è a 134mila) e ha dovuto assumere due stagisti per aiutarlo a gestire l’account e l’aumento dei nuovi pazienti. Pazienti che, dato il mezzo, sono per lo più giovani e non legati al tabù per cui lo psicoterapeuta deve essere impenetrabile, “una tabula rasa”, dice Blum nell’articolo, che non deve lasciar filtrare i suoi interessi personali durante la terapia per non influenzare il paziente. Ora questa nuova generazione di strizzacervelli mostra invece empatia con il potenziale paziente raccontandogli i suoi stessi traumi, le terapie che, in alcuni casi, hanno seguito anche loro, confessano i dubbi che umanamente devono sciogliere ogni giorno. Sono più vicini ai comuni mortali, insomma. Una tendenza che in modalità molto diverse, ma parallele, avevano già fiutato anche gli autori della serie Netflix Undoing con una protagonista (Nicole Kidman) terapeuta di coppia che va in confusione quando la coppia da analizzare è la sua, e da questo bagno di umanità ne esce sicuramente più esperta.