“A me mi piace proprio cantare ammmè” chiamatelo rafforzativo, chiamatela licenza poetica, chiamatelo flusso di una coscienza lucana. Chiamiamola Arisa. “Sai qual è stata la cosa più dura di questo periodo? No, non è stata rimanere chiusi in casa, non è stata la solitudine fra quattro mura, è stato il non poter cantare insieme al pubblico. La voce, la mia voce, ha bisogno di uscire fuori”. Il (bi)sogno di Arisa si avvererà fra meno di un mese, il 2 marzo prossimo, quando salirà sul palco dell’Ariston per partecipare a Sanremo 2021. In gara alla 71esima edizione del festival della canzone italiana, la cantantessa - al secolo Rosalba Pippa - presenterà la canzone Potevi fare di più scritta per lei da Gigi D’Alessio. “Parla di un momento di liberazione da una relazione tossica. Racconta la storia di una donna che cerca la forza di dire basta a un amore che si è spento e ai continui tentativi di tenerlo in piedi. È un messaggio di forza alle donne, e non solo alle donne, a tutti quelli che tentano di salvarsi”, racconta in un’intervista via Zoom. “Dobbiamo convincerci che nella vita si deve essere felici e, quando ci troviamo in una situazione che non ci rende felici, dobbiamo fare in modo che le cose cambino. Bisogna prendersi la responsabilità del proprio disagio e andare avanti, si può fare. Come diceva Roberto Benigni, la felicità va ricercata ovunque”.

“Onestamente sono nata a Pignola, non è che mi metto a fa’ la cantante nera, non ce la posso fa’”, risponde ridendo a chi le chiede se si tratta di un brano soul, intimo. “Sicuramente posso anticipare che sarà una canzone dalle sonorità sognanti, soffici, delicate, profondamente melodiche e viscerali”, complice la penna (e la passionalità melodica) di Gigi D’Alessio, la canzone Potevi fare di più “è un brano vero, autentico, ho bisogno di cantare cose autentiche, per questo mi piace pensare che canto il Sud”. “A volte agli autori dico, scrivilo come se dovessi scriverlo per te, poi ci penso io a interpretarlo. Credo che i sentimenti degli esseri umani siano circolari, tutti possiamo trovarci nelle stesse situazioni a un certo punto della vita, tutti possiamo immedesimarci”.

Questa è una immaginepinterest
ph Bogdan Plakov

“Canterei ovunque. L’ho fatto, lo farò e lo faccio dal primo anno della mia piccola carriera, è un privilegio sapere che qualcuno ascolta ciò che dici”. Piccola si fa per dire. Questa sarà la settima partecipazione di Arisa al Festival di Sanremo, dove si è già aggiudicata due vittorie: la prima nel 2009, nella categoria Nuove Proposte con il tormentone Sincerità, (“una canzone che forse non avrebbe mai vinto se su quel palco non si fosse presentata una ragazzina bassa, buffa e con gli occhialoni”) e la seconda nel 2014 nella categoria Campioni con Controvento. Ha all’attivo sei album in studio, un Ep e due raccolte, quattro certificazioni Platino e due Oro, una co-conduzione a Sanremo 65, e il ruolo di giudice a X-Factor e Amici. “Noi artisti siamo privilegiati, l’unica cosa che ci viene richiesta è vivere un festival diverso dagli altri ma non è la fine, non è la morte. Si preannunciano tante difficoltà, okay, ma quello che dobbiamo fare noi è intrattenere, far star bene la gente, non si può fermare tutto. Sanremo è una grande macchina, simbolo che tutto può ripartire se lo si vuole, una manifestazione di ripartenza e voglia di adattarsi alle situazioni più difficili e farcela comunque, o provarci almeno. Inoltre è anche una grande occasione per sostenere una parte dei lavoratori del mondo dello spettacolo. A partire dalle iniziative di concerti in live streaming, un modo meraviglioso per sconfiggere le minacce esterne, della serie ‘noi ci siamo e andiamo avanti’. Tirarsi indietro sarebbe davvero un errore. Sanremo esiste da 71 anni, se togliamo pure quello…”, continua l’artista che parteciperà per la prima volta da indipendente al Festival (la sua canzone è infatti edita dalla sua label indipendente Pipshow su licenza esclusiva di Believe Digital). “Prima ero inesperta, adesso sono più coraggiosa. Anche se il mio interlocutore mi dice che la mia canzone non è un granché, ma a me piace, io me ne frego”. “Essere donne è sempre un po’ più difficile. Soprattutto all’interno di una casa discografica, dove ai vertici ci sono tanti uomini e quindi è molto difficile riuscire a uscirne. Non so se si possa parlare di vera e propria ‘disparità di genere’ ma le cose si complicano soprattutto quando gli anni passano e le persone ti fanno notare che prima eri in un modo e adesso sei in un altro, eccetera eccetera… Ma per fortuna ognuno di noi possiede i mezzi per sviluppare, con molta consapevolezza, l’amore per se stessi e le abilità di trovare escamotage per venirne fuori senza mai fare del male agli altri. Credo molto nel potere degli esseri umani. Noi donne in special modo abbiamo un istinto che può salvarci certe volte”.

Questa è una immaginepinterest
ph Bogdan Plakov

“Non ho mai preso lezioni di canto, ho imparato a modulare la voce ascoltando il mio corpo”, continua, “la voce è tutto, puoi innamorarti di una voce, puoi portartela a letto, puoi crearti un mondo. Ma è quando la voce si mostra, quando ci metti la faccia, che è giusto che ci sia un’unione tra repertorio, voce, creatività e la persona, cioè chi porta avanti un progetto e vuole lanciare messaggi attraverso la sua arte”. Poi stempera: “P.S. La prima volta che ho ascoltato la voce di Chris Martin ho detto, questo è l’uomo che vorrei sposare”. “Oggi invece mi piacerebbe duettare con Stevie Wonder”. Non spoilera il nome del cantante con cui duetterà a Sanremo 2021 ma confessa com’è stare in tv “dall’altra parte”. “L’esperienza di giudice ad Amici è stata intensa, importante, mi ha commosso, mi ha fatto ripensare a quando io e un gruppo di ragazzi siamo partiti con l’autobus dalla Basilicata per andare a frequentare il CET, la scuola di formazione per interpreti della canzone fondata da Mogol. La prima cosa che ti dice Mogol quando entri è se siete venuti qui per diventare famosi, toglietevelo dalla testa. I talent invece sono diversi, sono quasi l’opposto”.

Dai messaggi body positive ai versi contro l’amore tossico, passando per i sottotesti da innamoramento fresco, la chiacchiera con Arisa ora vira sulle tinte rosa. “Cos’ho capito dell’amore? Per citare Tiziano Ferro, che l’amore è una cosa semplice, avere un rapporto d’amore facile non è peccato, eh. Quando ti trovi a star bene, ci stai bene e basta. Quando ci sono troppe cose che rendono difficile il rapporto, non si è sulla stessa linea, dobbiamo rendercene conto e tagliare. Il tempo per essere felici è poco, ricordiamocelo sempre. Anche quando siamo cattivi o quando perdiamo tempo. Pensiamo piuttosto a utilizzarlo per essere felici e rendere felici gli altri. Solo se impariamo ad amarci, potremo amare gli altri, sennò scambi lucciole per falene”. Se le chiedi chi è oggi Arisa, risponde “una donna in crescita, non so se salgo o scendo, ma sicuro vado diritto. Posso fare a meno di tutto tranne che di me”. “Io esorcizzo i capitoli della mia vita attraverso le canzoni. Penso di essere sulla terra per fare questo. Anche perché in tutto il resto sono un disastro…”.