Joe Biden ha elevato il clima a priorità nazionale, mentre in Europa i fondi del Recovery plan dovrebbero andare a finanziare anche misure per ridurre i gas serra. Il clima è tornato (per fortuna) priorità nelle agende dei governi. I ragazzi di Fridays for Future, costretti dalla pandemia a spostare i loro “scioperi” sui social, non hanno mai smesso di chiederlo. E a distanza di due anni dalla prima manifestazione continuano a farlo: “Non le persone in piazza, ma la piazza alle persone”. Ne abbiamo raccolto le voci. E i gesti quotidiani, simbolo di un cambiamento che parte da loro.

ALICE: DOBBIAMO ASCOLTARE GLI SCIENZIATI

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Alice Franchi, studentessa di Economia dello sviluppo e cooperazione internazionale a Firenze, vive in provincia di Pistoia ed è un’attivista per il clima di Fridays for Future.

Quale pensi sia il problema più grande per l’ambiente?
Noi con i nostri cattivi comportamenti abbiamo cambiato gli equilibri naturali presenti da millenni. Sì d'accordo, in passato ci sono stati periodi di raffreddamento o riscaldamento del globo, ma mai in modo iper accelerato come ora. Per questo dobbiamo avere consapevolezza della crisi climatica ed interrogarci su come agire a livello individuale e come far pressione sulle istituzioni.
Cosa puoi fare tu?
Prima di tutto informarmi, poi mangiare meno carne (meglio ancora essere vegetariana o vegana), utilizzare meno l'auto, non prendere aerei, riciclare, ridurre lo spreco alimentare, comprare consapevolmente. Avere consapevolezza del problema ed interrogarsi su come avere un minor impatto a livello individuale sapendo che le azioni individuali sono necessarie ma non sufficienti.
Cosa dovrebbero fare i governanti?
Dovrebbero ascoltare gli scienziati che da anni si occupano di crisi climatica e sviluppo sostenibile. E attuare la transizione ecologica, quindi azzerare le emissioni climalteranti. E investire in mobilità sostenibile - più treni e piste ciclabili, meno autostrade e aeroporti - e non finanziare un agricoltura intensiva.

ANDREA: BISOGNA GARANTIRE GIUSTIZIA SOCIALE

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Andrea Galassini, 20 anni è studente di Biologia a Milano. «La mia passione è la natura e vorrei fare il ricercatore per comprendere il funzionamento dei meccanismi della vita e le loro interazioni».

Quale pensi sia il problema più grande per l’ambiente?
La crisi climatica non è solo la battaglia per la difesa degli orsi polari o per l'aria pulita, ma è innanzitutto una questione sociale. I cambiamenti climatici non colpiscono tutti allo stesso modo, anzi: saranno i più poveri a pagarne le conseguenze e i più ricchi (noi) ad avere la coscienza sporca. Per questo non dobbiamo solo salvare l'ambiente, dobbiamo garantire giustizia sociale.

Cosa puoi fare tu?
Non saranno le borracce e la carta riciclata a fare la differenza, ma sarà la nostra voglia di cambiare il mondo a darci delle chance. Le nostre scelte individuali è giusto che rispecchino la nostra visione del mondo, io ad esempio seguo un alimentazione quasi esclusivamente vegetale. Non dobbiamo però farci ingannare dal Greenwashing, l'ecologismo di facciata, modificare i nostri consumi non basta: la crisi climatica è una questione politica e come tale va risolta attivandoci in prima persona. Nessun altro si batterà per il mio futuro e se non facciamo niente sarà incerto e nuvoloso: è questa la più grande ingiustizia che provo.

Cosa dovrebbero fare i governanti?
Agire immediatamente. Nella Cop26,la conferenza annuale delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, è necessario rendere vincolanti gli accordi di Parigi, tassare e istituire un meccanismo di monitoraggio sulle emissioni e il fondo per i paesi più fragili. In Italia dobbiamo subito far sparire i 20 miliardi di sussidi ad attività fossili e iniziare a lavorare seriamente ad un piano per arrivare allo zero nel 2035, non nel 2050. Le proposte sul NextGenEU le abbiamo scritte durante il primo lockdown perché abbiamo capito che non ci serve un "recovery" per un ritorno alla normalità, ma un cambio di paradigma.

ANNA: I PERICOLI DEI GRANDI INQUINATORI

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Anna Postorino, 23 anni di Gorizia e studia Tecnica della riabilitazione psichiatrica all’università di Trieste; da due anni è attivista di Fridays For Future.

Quale pensi sia il problema più grande per l’ambiente?
Il problema principale sono i cosiddetti "grandi inquinatori", le 100 aziende petrolifere che producono il 70% delle emissioni di CO2 globali. Bisogna concentrarsi su queste per far evitare il totale collasso climatico, tenendo ben presente che siamo già all’interno di una crisi climatica ed ecologica.

Cosa puoi fare tu?
Da attivista cerco di sensibilizzare le persone. Prima del Covid andavamo a raccogliere rifiuti sul fiume, ora a parlare nelle scuole. Non mangio né carne, né pesce, uso solo bici e mezzi pubblici: piccole azioni, insufficienti se le grandi aziende continuano a inquinare.

Cosa dovrebbero fare i governanti?
I governi dovrebbero iniziare a rispettare gli accordi sul clima già siglati e far sì che quelli nuovi siano ancor più stringenti. E per la mia città, Gorizia, auspico una mobilità urbana più sostenibile e più sicura e lo stop alla cementificazione.

RICCARDO: LA CONSAPEVOLEZZA È IL PRIMO PASSO PER CAMBIARE

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Riccardo Savino, 22 anni, da poco laureato in Scienze Politiche e Sociali. Attivista di Fridays for Future.

Quale pensi sia il problema più grande per l’ambiente?
Il problema più grande è forse il fatto che la maggior parte delle persone non sa quanto sia importante la questione ambientale: la consapevolezza della gravità della situazione è il primo passo per cambiare le cose.

Cosa puoi fare tu?
Noi nel nostro piccolo possiamo fare molte cose, da mangiare meno carne a usare la bici o i mezzi pubblici per spostarsi. Purtroppo le azioni individuali non bastano, devono essere accompagnate da azioni politiche.

Cosa dovrebbero fare i governanti?
Il Presidente del consiglio Mario Draghi, per esempio, potrebbe ascoltare le nostre proposte, fatte qualche mese fa nella campagna Ritorno Al Futuro che parla anche del taglio di 19 miliardi circa di sussidi alle compagnie fossili. Sarebbe già un passo avanti e un buon segnale politico.

LAVINIA: E SE A ROMA CI SI OCCUPASSE ALMENO DELLA RACCOLTA RIFIUTI?

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Lavinia Iovino, 14 anni, attivista di Fridays For Future, frequenta il liceo classico europeo a Roma ed è appena stata nominata tra i portavoce del movimento.

Quale pensi sia il problema più grande per l’ambiente?
Tanti: allevamenti intensivi, politiche agricole intensive, cementificazione eccessiva, "fast fashion", lo sfruttamento di risorse finite e letali come i combustibili fossili senza un minimo riguardo per tutte le conseguenze causate, sono solo alcuni esempi.

Cosa puoi fare tu?
Parlo spesso del clima usando l’immagine di un fuoco davanti a casa: tu cominci a tirarci una secchiata d’acqua per spegnerlo. Poi arriva il vicino, poi un altro... due, venti, milioni, i pompieri e i Canadair. E il fuoco si spegne... Dobbiamo agire tutti insieme. In fretta.

Cosa dovrebbero fare i governanti?
Chi ha il potere decisionale in qualsiasi Paese dovrebbe far rispettare le politiche già approvate (come ad esempio gli accordi di Parigi) e istituire delle consultazioni periodiche e ricorrenti con la comunità scientifica. Nella mia città, Roma, poi, forse bisognerebbe cominciare ad occuparsi della raccolta dei rifiuti.

ELISA: I PERICOLI DELL'INDIFFERENZA

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Elisa Zanaga, 16 anni studia al liceo classico di Asti ed è attivista e referente nazionale di Fridays for Future della sua città. «Col mio gruppo quest'anno ci siamo concentrati sulla nostra formazione e la creazione di un corso online, “Voce alla scienza! Palinsesto ecologista”, abbiamo partecipato al festival di Asti Teatro, Schermi di Carta, e organizzato una raccolta rifiuti nei parchi della nostra città».

Quale pensi sia il problema più grande per l’ambiente?
L’indifferenza e il senso di impotenza che portano molte persone ad arrendersi: i problemi li conosciamo da decenni e le soluzioni esistono, ma per cambiare le cose dobbiamo fare fronte comune, indipendentemente da schieramenti politici o ideologici.

Cosa puoi fare tu?
Ho cambiato molte abitudini nella mia vita quotidiana, ma questo non basta: l’aggregazione e il confronto possono fare la differenza.


Cosa dovrebbero fare i governanti?
Creare un vero e proprio piano di transizione ecologica che comprenda lo stop ai finanziamenti ai combustibili fossili, a progetti che distruggono l’ambiente e l’introduzione a livello nazionale della crisi climatica e ambientale nelle scuole.