Irene Tinagli è stata scelta come sua vice dal neosegretario del Partito Democratico Enrico Letta, insieme all’ex ministro del Sud Giuseppe Provenzano. Ma chi non conosce questa donna di spicco del centrosinistra italiano ha qualche difficoltà nel capire il perché dei commenti generali di entusiasmo dagli esperti bipartisan, come se fosse stata nominata nel ruolo apicale di segretaria, invece che di vice. Intanto, la scelta di Irene Tinagli è la chiosa di un periodo travagliato in cui, molto prima delle dimissioni del precedente segretario Nicola Zingaretti, ad agitare gli animi è stata anche la protesta delle Donne Democratiche dopo che il partito ha proposto solo nomi di uomini per i ministeri del governo Draghi. Il credito morale accumulato dalle donne del centrosinistra, che già nel 2018 avevano lanciato il movimento Towanda contro la distribuzione agli uomini dei seggi elettorali più facili da conquistare, si è alzato così tanto che, per qualche giorno dopo le dimissioni di Zingaretti, il nome di Tinagli è stato fatto più volte per sostituirlo come prima donna a guidare un partito di centrosinistra. Ma chi è Irene Tinagli, e perché piace così tanto, e non solo alle donne del suo partito?

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Nata a Empoli nel 1974 (compirà 47 anni il 16 aprile) Irene Tinagli si è laureata (col massimo dei voti e lode) alla Bocconi di Milano e si è specializzata in sviluppo economico e innovazione all’Università Carnegie Mellon di Pittsburgh. Avrebbe potuto essere l’ennesimo cervello in fuga, ma è tornata in Italia. Da allora ha fatto molte cose, di quelle che a elencarle tutte rendono subito l’effetto Wikipedia: le collaborazioni sulla creatività e l’economia urbana con l’autorevole teorico degli studi urbani del New Jersey Richard Florida, l’insegnamento all’Università Carlos III di Madrid, le consulenze per il Dipartimento Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite e per la Direzione Istruzione e Cultura della Commissione Europea, i libri scritti in collaborazione con ricercatori dell'Università di Göteborg, la nomina a Young Global Leader dal World Economic Forum.

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La politica e Irene Tinagli camminano su rette parallele da tempo, e forse ora stanno trovando la giusta convergenza. Su iniziativa di Walter Veltroni, fa parte dell'Assemblea Costituente e del Comitato che ha redatto lo Statuto del Partito Democratico, e fa parte di un gruppo di venti "persone di spessore provenienti dalla società civile" (tra i quali anche Cristina Comencini) coinvolto nella Direzione Nazionale del neonato partito, cosa che rende evidente perché sia stata scelta oggi per il ruolo di vicesegretaria. Ma all’epoca Irene Tinagli stava finendo il dottorato a Pittsburgh, faceva avanti indietro dagli Stati Uniti, per cui decise di dimettersi dopo alcuni mesi. Segue una lunga lista di imprese, pubblicazioni e riconoscimenti (di cui qui non citiamo nemmeno un terzo) che hanno indotto Linkiesta a definire la sua recente nomina “un debole segnale di ripresa del buonsenso”. Molti altri libri pubblicati dai titoli ottimistici come Talento da svendere, L'Italia nell'era creativa, Un Futuro a Colori. Scoprire nuove opportunità di lavoro e vivere felici. Eletta in parlamento nel 2013 nella lista Con Monti Per L’Italia, non si è ricandidata nel 2018 per farlo invece alle europee del 2019. È stata eletta con la lista PD -"Siamo Europei" prendendo quasi 107mila preferenze. Il 16 settembre 2019, infine, viene eletta Presidente della Commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento europeo. Di Irene Tinagli, anche i più ostinati ammettono che se fosse un uomo, con un curriculum del genere, oggi non ci sarebbe neanche bisogno di presentarla. La sua vita privata non è lontana dalla realtà di molte donne lavoratrici. Sposata dal 2001 con un docente di management, che insegna a Madrid, ha un figlio che ha portato con sé a Roma quando è stata eletta in Parlamento. Di lei si è sempre detto che avrebbe fatto strada perché anche da giovane aveva così tante competenze ed esperienza che era facile sceglierla. Forse, è solo che fa le cose consapevole di non aver niente da dimostrare a nessuno. Le fa bene, e basta.