"Ho smesso di allattare un paio di mesi fa. All'ennesimo morso ho capito che questa esperienza era finita. Avevo sempre immaginato l'allattamento come la cosa più naturale del mondo, invece da quando è nato Giacomo ci ho sbattuto la testa". Con queste parole Laura Coccia, atleta, ex parlamentare Pd nonché mamma con disabilità, qualche giorno fa ha raccontato un momento delicato della sua vita ai suoi follower con un post su Instagram. "I dolori post partum che si fondevano alla spasticità mi hanno reso impossibile attaccare subito il bambino. Il mio dolore si spandeva ogni volta per tutto il reparto, quindi, ho dovuto usare il tiralatte. Sempre, ogni tre o quattro ore. Giacomo si era abituato al biberon e ha impiegato un mese e mezzo prima che si attaccasse da solo. 45 giorni di tentativi, 45 giorni a pensare che era tutto inutile. Dopo 13 mesi Giacomo ha deciso di smettere, staccandosi di fatto da solo. E per me è stato un momento molto, molto difficile. Dopo nove mesi nella mia pancia e 13 mesi attaccato al petto era arrivato il momento di andare da solo. Lui era pronto. Io no. Per giorni mi sono sentita in colpa. Non so perché. Ancora una volta gli ormoni sono impazziti e non mi hanno dato una mano. Subito dopo ha iniziato a camminare, correre ed essere molto più autonomo e ho capito che era arrivato il momento in cui il bruco era diventato farfalla e doveva volare da solo. Ed è stato bellissimo". Laura, che convive dalla nascita con una tetraparesi spastica, durante la gravidanza, ha cercato su Google invano esperienze simili alla sua per trovare consigli e conforto. Non cercava risposte mediche, ma informazioni per esempio su culle, fasciatoi o passeggini pensati per le persone con disabilità. Il nulla. Ha deciso, quindi, di essere lei la prima mamma diversamente abile a lasciare in rete la sua esperienza spiegando e lanciando quindi anche l'allarme che, per esempio, non esistono carrozzine che si possano agganciare alle carrozzine da passeggio per disabili o fasciatoi da usare da seduti.

Cos'è la tetraparesi spastica? E cosa significa conviverci tutti i giorni?
Per troppi la tetraparesi spastica si può riassumere nell'espressione: "Ma che sei spastica?" Ma la spasticitá è un mondo variegato. Nel mio caso il danno riguarda tutti e quattro gli arti, non coordino bene i movimenti, ho difficoltà a scrivere con una penna e a camminare. Sono nata dopo soli sei mesi di gravidanza e ho contratto un'infezione dopo la nascita per cui non saprei dire "cosa ho perso" come dicono i normodotati perché l'infezione ha lasciato un segno del suo passaggio nel mio modo di camminare.

Hai sempre voluto diventare madre o è un desiderio nato negli anni?
Ho sempre avuto il desiderio della maternità e fortunatamente nessuno a partire dai miei genitori mi ha mai detto: "È impossibile, che ti sei messa in testa!?". Anzi loro mi hanno sempre insegnato a sfidare i miei limiti.

Com'è stata l'esperienza di raccontare via social i nove mesi in cui eri "diversamente incinta"?
Molto bella, è servita a costruire una rete di persone che davano consigli e suggerimenti e condividevano esperienze.

instagramView full post on Instagram

Come prosegue ora la tua vita da madre e quali consigli daresti a una donna con disabilità che sente il desiderio di avere un figlio, ma ha paura?
Essere madre è una scoperta continua. Impari a guardare il mondo con occhi diversi. I momenti di difficoltà ci sono soprattutto quando si passano le notti in bianco, però si cresce e si trovano i giusti adattamenti. Inoltre, di solito le madri, le nonne o le donne in generale si tramandano un know-how sulla maternità che supporta i neogenitori, ma una madre disabile non ha molti punti di riferimento. Per questo la mia campagna è un appello alla rete.

Sei stata chiamata dalla Commissione Pari Opportunità del Comune di Roma per un confronto in materia di sostegno alle mamme con disabilità. Cosa hai proposto?
Di creare un percorso specifico per le future mamme disabili che, attraverso l'attribuzione di un codice specifico di esenzione possa attivare una serie di servizi e supporti dal fisioterapista all'ostetrica domiciliare, e poi l'attivazione di una linea telefonica dedicata per dare supporto e consigli. Un paio di settimane fa L'Aula ha votato una mozione che sostiene le mie proposte e impegna la città di Roma a supportarle anche al livello nazionale.

Quali sono dalla tua esperienza i principali pregiudizi legati alla disabilità?
Molti chiedono a mio marito se sia mio fratello o mio padre. Durante i nove mesi di gravidanza in tantissimi pensavano che fossi ingrassata. Causa problemi metabolici durante la gestazione ho perso circa 10 kg. Vi lascio immaginare quanto potessi essere ingrassata!

Come fanno secondo te i figli ad accettare la disabilità dei loro genitori?
Spesso mi chiedo cosa risponderò quando Giacomo mi chiederà: "Mamma perché cammini così?". Poi penso che non me lo chiederà, perché io sono la sua mamma e sono bionda e disabile. Semplicemente.