“Chi sono? Cosa ci sia scritto sulla mia etichetta ancora non l’ho capito. Sono una trentenne con la chitarra, sono una cantautrice, sono un’attrice, sono hip-hop, sono trap, sono anni 60, sono randagia, sono ballate, sono pop, sono tanti versi in rima, sono musica cerebrale, sono una che ha scritto un sacco di canzoni che non sono mai uscite, sono elettronica, sono una che ha pubblicato un album dopo 7 anni dal primo, sono una che ha scritto un album in un periodo lungo e tempestoso con una pandemia mondiale in mezzo, sono una che vuole usare la propria voce per dare voce, sono musica divertente che tu chiamala, se vuoi, pop”. Margherita Vicario ha pubblicato il suo nuovo album Bingo (Island Records), 14 tracce prodotte insieme a Davide ‘Dade’ Pavanello e l’aiuto di qualche partner in crime (e di feat) d'eccezione: Elodie, Dardust, Izi e Speranza. Questa “raccolta della mia storia degli ultimi tempi” ce l’ha raccontata direttamente lei, durante una roundtable intima.

Margherita Vicario e (il) Bingo
"Il nome Bingo è nato quasi per caso. Due anni fa Dade mi ha chiesto di raccogliere tutti gli spunti per la mia nuova musica in una cartella del computer. Senza pensarci troppo l’ho rinominata proprio Bingo e quasi subito abbiamo capito che quello poteva già essere il titolo del disco. Il bingo è un luogo multiculturale, mi piace pensare che persone di luoghi e tradizioni completamente diverse si ritrovino in uno stesso posto, uniti a divertirsi e tentare la fortuna. Il bingo ha un suo lato tragico, penso alla ludopatia e alle storie disastrose che si porta dietro, ma anche un lato divertente, adrenalinico. E tutte queste cose insieme rispecchiano la mia scrittura, temi impegnati ma trattati con leggerezza".

Margherita Vicario e Dade
"Se io sono la madre di Bingo, Dade è il padre. Anche se ‘Bingo!’ è un’esclamazione che si ricollega solitamente a tutti quegli accadimenti totalmente casuali, di pura fortuna, quelli che non sai mai come va a finire, per me il progetto è stato invece la concreta realizzazione di un lavoro minuzioso, costante e attento in cui io e Dade abbiamo creduto fin dal primo giorno. È stato il frutto di una sana lotta gioiosa, diciamo così".

Margherita Vicario e i 20 anni, e i 30 anni
"Se penso che il mio l’ultimo album è del 2014, mi sembra sia passato un secolo. Scrivevo cose da 20enne, ora sono 30enne. Cantavo di tribolazioni personali, fidanzati, storie intime e di come trovare un posto nel mondo, parlavo molto del mio mondo interiore. In questo disco, visto che sono un po’ cresciuta, ho deciso di parlare di cose che sì mi riguardano da vicino, ma sono anche rivolte al mondo esterno, tematiche che sembrano sociali o politiche ma partono tutte da una mia esperienza personale".

Margherita Vicario e lo scrivere canzoni
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Quando scrivo canzoni lascio andare tutto, non mi metto lì a tavolino a dire ‘ora parlo di questo, ora parlo di quello’, butto tutto fuori e butto tutto giù, nero su bianco. Le mie canzoni sono dei distillati, rimane quello che serve per colpire chi ascolta, spesso scrivo otto pagine e poi è tutto un taglia taglia taglia. Se vuoi fare musica pop è così, sennò fai la poetessa".

Margherita Vicario e le “cose scomode”
“Parlo spessissimo di soldi, di istituzioni secolari che fanno parte della nostra società, di politica, di religione, del mondo clericale, dell’universo femminile. Temi che si attorcigliano e sono legati fra loro. Come faccio a non farlo se in Italia, ancora nel 2021 e in difetto rispetto ad altri paesi, c’è ancora molta ingerenza dell’aspetto morale e religioso nella nostra vita?! Temi giganti, lo so, ma che hanno ripercussioni sulle cose piccole delle nostre vite. Pure io a 16 anni ho fatto il giro delle farmacie a cercare la pillola del giorno dopo, come mille altre ragazze. La nostra generazione vuole superare questi schemi culturali obsoleti che ancora ci portiamo appresso”.

Margherita Vicario e i tabù sulla sessualità
“È più faticoso parlarne in prosa che in versi. I versi hanno una loro ambiguità che lascia spazio a chi ascolta di farsi una sua opinione, invece quando uno parla in prosa sembra sempre che voglia fare degli statement e voglia ergersi a paladino di qualcosa. Preferisco parlare in primis di me stessa, di cosa è andato storto, di cosa è successo nella mia vita, mi urlo proprio in faccia di fare meglio in futuro, e con l’occasione lo metto in una canzone per dirlo anche alle altre persone”.

Margherita Vicario e il femminismo
“Una parola gigante. Non la rinnego, per carità, ma è molto ingombrante, molto impegnativa e piena di zone d’ombra. Se ne parlo, cerco sempre di partire da una mia esperienza, per evitare di rischiare di fare il “uomini contro donne” che non ha niente a che fare con il progresso. Ecco, al femminismo, al proto femminismo o al neo femminismo preferisco il progresso”.

Margherita Vicario e il saper fare tutto
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A volte l’essere poliedrici, eclettici, è associato a qualcosa di negativo, della serie “fai tutto e male”, o in modo mediocre. E questo è un pregiudizio. Per esempio, nei miei video mi faccio un secchio così per imparare una coreografia di cui poi magari si vedono solo 15 secondi, però applicarmi, impararla e farla bene mi dà un grande gusto. Questo non vuol dire che sono brava o sono una ballerina ma che voglio fare anche quello perché mi diverte, scusa perché no?!".

Margherita Vicario e il gender gap
“Qualsiasi ambito lavorativo soffre il gender gap, la musica è solo uno dei tanti mestieri in cui esiste questo divario uomo-donna, la nostra società va così. Vero è che le donne se sono brave arrivano dove vogliono, ma è anche vero che devono avere qualche requisito in più che ogni tanto non è richiesto agli uomini”.

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ph Mattia Guolo

Margherita Vicario e il rap in Italia
“Il rap è una delle forme d’espressione più fiche che esistano, il fatto è che so distinguere, probabilmente a intuito, quando sotto c’è il bisogno di raccontare una realtà pesante, brutta, feroce ma allo stesso tempo vitale, e quando invece si tratta di un’imitazione di qualcosa, magari di un rapper americano, o perché fa figo dire 'cagna' a una donna o parlare di macchine e gioielli e basta. Un conto è raccontare cose veramente crude perché è il tuo modo per superarle e esorcizzarle, condividendole, un conto e fingere di essere qualcun altro. S’intuisce quando dietro c’è veramente un po’ di poesia o quando invece è plastica, e la plastica purtroppo inquina…”.

Margherita Vicario, Speranza, Izi e Elodie
“Speranza, esci da un suo concerto e ti viene voglia di spaccare tutto, è energia pura che ti investe. Izi, il suo cervello è in continuo movimento, non gliene frega niente di ciò che va di moda, segue solo quello che desidera. Elodie, una persona e un’artista meravigliosa, è una protagonista della musica italiana pura e onesta”.

Margherita Vicario e Beyoncé
Sto sempre a rota con Beyoncé. Lo so che sembra stupido dirlo a 33 anni però la considero oltre Gesù, una divinità, una semidea. È puro intrattenimento, estetica e contenuto al tempo stesso, ogni sua canzone ha sempre un messaggio impegnato. Per questo disco mi hanno ispirato molto anche Fiona Apple, Macklemore, la new wave dell’indie pop italiano, da Carl Brave a Franco126”.

Margherita Vicario e come vorrebbe mostrarsi al mondo
Con il culo rotondo e con la gola distrutta, così come l’ho scritta in Come va. Ciò non vuol dire che non abbia spesso momenti di profonda tristezza, dolore e incazzamento con il mondo, però tendo a vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, a caricarmi, a darmi speranza. Quella speranza che ti nasce dentro come dopo una lunga telefonata con un’amica”.

Margherita Vicario e i social
“Sono un lavoro di per sé. Bisogna stare attenti a come si usano, pensare a cosa dire e a come dirlo, essere spontanei. Come insegna la maestra Chiara Ferragni, la spontaneità vince”.

Margherita Vicario, la pandemia e i lavoratori dello spettacolo
“Il nostro paese non si occupa della ‘cultura viva’, c’è proprio un bug culturale che sembra non interessi a nessuno. Come sembra non interessi a nessuno che esistono artisti che salgono su un piccolo palco di provincia e magari cambiano la vita di una ragazzina che abita in un paese di 7mila abitanti. La cosa positiva di questo ultimo anno è che il mondo dello spettacolo si è un po’ prodigato nel far vedere che le cose devono e possono cambiare, parlo di Scena Unita o La musica che gira, fra le altre iniziative. Però, ripeto, ci sono cose per cui il nostro paese potrebbe campare benissimo ma che non ricevono il rispetto che meritano. Se pensi che ogni due mesi cascano i pezzi di Pompei e nessuno fa niente, figurati con la musica. Insomma, c’è un abbandono di tutto il patrimonio che abbiamo e una totale invisibilità della cultura viva, quella che rende il paese quello che è. L’arte è importante, e mica devo dirlo io, l’arte serve a condividere i temi che toccano e uniscono tutti. Di solito è dalla crisi, dalle rotture, da quando i castelli crollano, che si riparte per ricostruire in meglio, io la vedo un po’ tragica ma non perdo le speranze”.

Margherita Vicario e Torino
“Okay a Roma ho dedicato più e più serenate, ma il disco è anche figlio di Torino e di innumerevoli Frecciarossa tra queste due città. Torino è al primo posto nella lista dei ringraziamenti del disco, ho scritto proprio ‘Ringrazio Torino’ come se fosse un’amica mia. Mi ha accolto prima nel 2015, durante un periodo in cui avevo bisogno di cambiare aria, e poi nel 2018, quando ho iniziato a lavorare a Bingo con Dade. Torino forse è meno cool di Roma, ma è un posto in cui si sperimenta, si suona sempre, si va dritto al punto. E poi tutte le canzoni sono state scritte fisicamente lì, sul letto di un B&B”.

Margherita Vicario e l’incontro che le ha cambiato la vita (sul palco)
“Suono da una vita, ma solo l’anno scorso ho avuto un fonico tutto mio, per la prima volta, prima non potevo permettermelo. Faccio nome e cognome dell’uomo che mi ha cambiato la vita sul palco: Valerio Motta, l’uomo che mi ha fatto dire ‘Ah ok, quindi cantare non è tutta passione e sacrificio, è anche un lavoro dove c’è qualcuno che te lo fa fare bene”. Tra l’altro, lui incarna proprio i lavoratori dello spettacolo, tutte le persone che stanno dietro un live, e ce ne sono tante, senza le quali non si va da nessuna parte, perché io so giusto mettere un jack all’amplificatore, ma solo quello…”.

Margherita Vicario e la sua canzone migliore
“Probabilmente Nota bene. Una specie di testamento che ho scritto a me stessa anni fa, un mantra, un elenco della spesa di ciò che devo o non devo fare mai più nella vita. Da Bingo, invece, Come noi”.

Margherita Vicario e i soldi
“Non sono un valore o un punto d’arrivo ma una conseguenza di un qualcosa a cui tieni molto, ancor prima dei soldi stessi. Ne ho parlato molto nei miei testi, anche senza volerlo fare di proposito, forse perché siamo nel pieno dell’era capitalista, neo liberista, arrivata ai suoi goccioli, spero. Parlo per la mia generazione, quella dei trentenni di oggi, totalmente precaria, quella che non sa se riuscirà mai a comprare casa, se otterrà finalmente un mutuo dalla banca, se potrà cambiare il divano Ikea da 200 euro con uno migliore. Io prima o poi me lo compro, ora vediamo”.

Margherita Vicario e i tour
“Durante l’estate ne farò due, per non farci mancare niente. Da una parte il tour di Bingo con la band e dall’altra sarò ospite dell’Orchestra Multietnica di Arezzo per il nuovo spettacolo Storie della buonanotte per bambine ribelli, di cui ho fatto un assaggio al Concerto del Primo Maggio”.

Margherita Vicario, la musica e la recitazione
“Sceglierò sempre la musica, ho bisogno di cantare. Tanto quando canto posso anche un po’ recitare”.

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ph Mattia Guolo