Il 26 febbraio del 2020 era un mercoledì qualsiasi per tutti noi, si parlava senza crederci molto di un virus che avrebbe potuto dare dei grattacapi e niente di più. Intanto ad Amman, capitale della Giordania, una bambina di 11 anni di nome Hend Zaza otteneva la qualificazione olimpica dell'Asia occidentale al singolare femminile dei Giochi Olimpici di Tokyo 2020. C'è ancora da battere il record di Dimitrios Loundras, il ginnasta greco che a 10 anni vinse una medaglia di bronzo nelle parallele a squadre ai Giochi estivi di Atene del 1896, che da allora è il più giovane olimpico di sempre, ma Hend Zaza si è aggiudicata un primato: è la più giovane atleta di tennis da tavolo nella storia dei Giochi Olimpici e non fa niente che a qui giochi tanto agognati, e rimandati di un anno, sia stata eliminata al primo turno dall’austriaca Liu Jia (di origini cinesi). Come diceva il barone de Coubertin, fondatore dei giochi olimpici moderni, l’importante è partecipare, anche perché una nata nel 2009 ha tutta una vita davanti per rifarsi della sconfitta, e comunque la sua avversaria era già campionessa prima che lei nascesse.

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Hend Zaza è persino più giovane di Sky Brown, la fenomenale skateboarder nippobritannica più grande di lei di un anno, che fa parte degli atleti qualificati a partecipare a Tokyo 2020 con la neodisciplina dello Skateboard (l'onore della prima medaglia d'oro nella storia è già andato al giapponese Yuto Horigome di 22 anni). È nata il 1 gennaio del 2009 ad Hama in Siria, una delle zone colpite dalla guerra civile, e ha iniziato a giocare a ping pong nel 2014 senza immaginare a cosa l’avrebbe portata questa passione. Ha cominciato a vincere un piccolo torneo juniores dopo l’altro, sempre più importanti, fino a quando nel 2016, quando aveva solo 7 anni, suo fratello maggiore anche lui pongista l’ha portata con sé a gareggiare in Qatar all’evento Hopes Week and Challenge, il suo primo torneo importante organizzato dalla International Table Tennis Federation. È stato lì che Hend Zaza si è fatta notare dai talent scout sportivi. Su un'atleta così giovane non c'è molto altro da raccontare, oltre agli allenamenti a lume di candela a cui si è dovuta prestare quando la corrente elettrica mancava a causa del conflitto nel suo paese. "Raggiungere le Olimpiadi di Tokyo è già un risultato", ha dichiarato in conferenza stampa dopo la sconfitta, per nulla persa d'animo, "non mi è stato chiesto di vincere, mi è stato chiesto di giocare bene e penso di aver fatto una buona performance e di aver imparato dalla sconfitta. Spero che le prossime Olimpiadi mi riservino qualcosa di più". Come si dice in questi casi, "un nome e un volto da tenere d'occhio e di cui sentiremo ancora parlare". Probabilmente per diverse edizioni delle Olimpiadi a venire.

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