Un prima, un dopo. Un'epifania, un evento, il caso o chi per lui modificano il corso della vita, imponendo un cambiamento cui non si era preparati. Nella vita di Assunta Legnante, da persona e da atleta dai numerosi record, quel prima/dopo è racchiuso in un anno specifico. Oggi illumina di energia i podi dei campionati per atleti con disabilità, e punta alle medaglie alle Paralimpiadi di Tokyo 2020: da tradizione scaramantica, avrà sugli occhi la mascherina dell'Uomo Tigre che i suoi tifosi hanno scelto per lei, dopo aver sfoggiato in passato anche Diabolik. Intanto ha già replicato la manicure col tricolore, scacciando la paura di non riuscire a partecipare per colpa di un infortunio a un tendine in allenamento. È abituata ai colpi di scena inevitabili, Assunta Legnante. Nata nel 1978 a Frattamaggiore in provincia di Napoli, figlia di un carabiniere ed ex giocatrice di pallavolo negli anni dell'adolescenza, a 18 anni si trasferisce nelle Marche trascinata dalla passione e dagli ottimi risultati nel getto del peso, cui si era avvicinata per caso. La chiamano cannoncino per la potenza delle sue braccia, dal suo metro e novanta di altezza sgancia bombe da record sui prati dei campi di gioco, con urli fragorosi da far tremare le pedane su cui compie i suoi giri. È una vincitrice, una forza, una sicurezza. Campionessa europea del lancio del peso e detentrice del record indoor, discobola di altissimo livello, colonna portante dell'atletica italiana: tre medaglie infilate una via l'altra nella categoria juniores, l'argento agli Europei indoor del 2002, l'oro a Birmingham quattro anni dopo e di nuovo un argento strappato ai Giochi del Mediterraneo a Pescara nel 2009. È quell'anno lì. Quello del prima e dopo.

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Julian Finney//Getty Images

Due passi indietro. Nel 2004, all'alba dei Giochi di Atene, l'oculista del CONI le aveva negato l'idoneità alle Olimpiadi. Motivo? Aumento della pressione intraoculare dovuta a un peggioramento della malattia di Assunta Legnante, un glaucoma congenito con cui convive sin da bambina. Avrebbe messo a rischio le sue gare e la sua stessa salute. Il tentativo olimpico si era ripetuto, fruttuosamente stavolta, a Pechino 2008: ma in gara Legnante era sprofondata in una 19esima posizione che le aveva fatto pensare a una pausa, se non addirittura a un ritiro. L'anno successivo è il glaucoma a decidere per lei, con la peggiore delle rese dei conti. "Il campo visivo iniziava a restringersi, me ne accorgevo nelle cose di tutti i giorni. Anche quando dovevo riprendere il peso dopo il lancio, facevo fatica a trovare l’attrezzo. Poi i problemi sono aumentati. Mi è caduta la retina, ho affrontato visite e interventi e con il passare del tempo la vista si è spenta" ha riassunto in un'intervista al sito Odiarenonèunosport. Le ombre sono solo la prima diagnosi, minima visione dall'occhio sinistro e zero in quello destro quella definitiva. È il marzo 2012, a 34 anni Assunta Legnante è diventata cieca. Non ci sono cure né possibilità di recupero della vista. Buio dentro e fuori.

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Ma per far mollare Cannoncino ci vuole ben altro che una condizione difficile, attesa e inevitabile, che trasforma nel simbolo di un cambiamento. Mancano pochi mesi ai Giochi Olimpici di Londra: da cieca non può esercitare la sua voglia di rivalsa nella più importante delle competizioni. Ci sono però le Paralimpiadi. "Per me era impossibile immaginare che una persona non vedente potesse partecipare a una gara di getto del peso". Si informa e chiarisce già la missione: chiede quale sia il record del mondo del lancio del peso paralimpico. È un'atleta affamata, Assunta Legnante, e ha un conto aperto con le Olimpiadi. Gareggia ai Campionati italiani di Torino per il pass olimpico e si fa riconoscere subito, migliorando il record del mondo di ben due metri. Alle Paralimpiadi di Londra 2012 Assunta Legnante torna ad essere Cannoncino e vince finalmente l'oro nel lancio del peso, dedicandolo alla madre scomparsa poche settimane prima. Cresce anche nella disciplina del lancio del disco, imparata poco dopo la diagnosi di cecità, e piazza svariate medaglie del metallo più nobile tra campionati, europei e mondiali paralimpici. Assunta Legnante è una degli atleti paralimpici più vincenti non solo nella sua disciplina, ma anche per i primati che riesce a migliorare di lancio in lancio: attualmente detiene dal 2014 il record mondiale del peso (17,32 metri) e dal 2019 il record europeo del disco (37,89), e già che c'era ha piazzato anche il record nazionale di lancio del giavellotto nel 2012, disciplina poi abbandonata. A Rio 2016 non le riesce la doppietta di medaglie solo perché nel disco si piazza quarta, troppi problemi alla schiena e gli incastri delle qualificazioni inibiscono i lanci nello sport in cui è meno pratica (e lo riconosce, perché da grande campionessa sa anche perdere). Nel corso degli anni è stata insignita di tre Collari d'oro per meriti sportivi e dal 2013 è Commendatore al merito della Repubblica Italiana, e ha continuato a parlare di sport paralimpico e della necessità di sostegno alle persone con disabilità che vogliono/devono impegnarsi nell'attività fisica. Nonostante l'ultimo anno e mezzo pandemico complicato, anche Assunta Legnante ha proseguito gli allenamenti tra molte difficoltà: ci tiene, alle sue sfide olimpiche. "Occorre gettare il peso là dove si desidera che vada. Anche nella vita" disse sibillina in un'intervista all'Unione Italiana Ciechi. Per lei è Parigi 2024 e pure Los Angeles 2028, quando avrà 50 anni. Non ha mai nascosto di voler puntare a festeggiare la cifra tonda con una medaglia. L'ennesima, sempre difficile. Ma mai impossibile.