Gino Strada è morto, una di quelle notizie che fanno calare il gelo nel caldo di una vigilia di Ferragosto soffocante, in un anno sempre più intenzionato a privarci di voci, teste, cuori difficili da sostituire. È stato proprio il cuore del fondatore di Emergency, che aveva 73 anni, ad aver ceduto per i problemi che lo affliggevano da tempo. Nato il 21 aprile 1948 a Sesto San Giovanni, nella città metropolitana di Milano, era cresciuto sul doppio binario dell'educazione profondamente cattolica e nella cultura comunista che caratterizzava al tempo la città di nascita. Si era laureato in Medicina alla Statale di Milano e poi si era specializzato in chirurgia d'urgenza. Da lì aveva intrapreso la strada della chirurgia sulle vittime di guerra, spinto dal solido altruismo che per tutta la vita ne avrebbe fatto un punto di riferimento morale e una fonte di opinioni per un gran numero di persone nel mondo. Negli anni 80, dopo essersi specializzato anche in chirurgia cardiopolmonare, aveva lavorato in varie aree di conflitto a seguito della Croce Rossa. Un'esperienza da cui è stato impossibile tornare indietro e che ha esteso nel 1994 con la fondazione di Emergency insieme a Carlo Garbagnati e Giulio Cristoffanini e alla moglie Teresa Sarti, scomparsa nel 2009. Emergency, con cui sono intervenuti in 16 paesi in conflitto, è stata una di quelle urgenze che si costruiscono quando hai la sensazione che la comunità non basti e non puoi dormire pensando a chi vive un dramma. Con Emergency, Gino Strada e i suoi volontari hanno salvato milioni di vite nel mondo. Ma Strada era, se possibile, ancora più di questo.

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Ci si appassionava, nel sentirlo parlare, per la logica determinata e spiazzante con cui a volte si esprimeva su temi che, dopo lunghi dibattiti che li avevano svuotati del loro contenuto, riconduceva prontamente - chirurgicamente - alla soluzione più semplice. L'anno scorso, lui che aveva toccato con mano drammi sanitari in angoli della terra di cui la maggior parte di noi non conosce nemmeno il nome, aveva dispensato saggezza sulla pandemia e per un po' si era arrivato a indicarlo come commissario della regione Calabria. Il testimone ora passa a sua figlia, Cecilia Strada, che aveva già preso il posto di sua madre e che dalla Libia ha ricordato il padre sui social con un messaggio altruista quanto lo era lui: "Amici, il mio papà Gino Strada non c'è più. Io vi abbraccio ma non posso rispondere ai vostri tanti messaggi (grazie), perché sono qui: dove abbiamo appena fatto un soccorso e salvato vite. È quello che mi hanno insegnato lui e la mia mamma".

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