Fino a 84 anni vive un’esistenza di disciplina, glamour e sapienza, nota agli addetti ai lavori. Iris Apfel con suo marito Carl è co-boss della Old World Weavers, azienda di tessuti, che collabora anche con la Casa Bianca. Poi, nel 2005, il curatore museale Harold Koda le dedica la mostra Rara Avis: Selection From The Iris Barrel Apfel Collection, selezione di abiti ed accessori personali. Il pianeta la scopre e la rende “starlet geriatrica” (auto-definizione). E ora festeggia il suo centenario.

1) Qual è il programma di oggi Iris?
Rispondere alle tue domande.

2) I sui centenari preferiti: Irving Berlin, La Regina Madre o Olivia De Havilland?
Irving Berlin.

3) Ha donato molta della sua esuberante collezione di abiti e accessori al Peabody Essex Museum di Salem in Massachusetts. Perché loro e non una della ciclopiche istituzioni museali newyorkesi?
Perchè il Peabody si è rivelato l’incastro migliore, avevano una nutrita collezione che arrivava fino al 1950 circa, che rappresenta l’inizio della mia. Ed è un museo enciclopedico e avant garde allo stesso tempo.

4) Si parla di una riedizione dei Ruggenti Venti, con un ritorno all’edonismo post pandemia. Lei ha vissuto il decennio originale, da bambina. Vede collegamenti tra i due Venti?
Ero troppo piccola per ricordarmene. Ma le assicuro che la mia famiglia ad Astoria, nel Queens (New York City), era assai poco ruggente.

5) Come si è adattata ai diktat della pandemia una con iniziativa e moto perpetuo come lei?
Sono molto brava ad adattarmi. Sono pragmatica. E onestamente, alla mia età, il ridimensionamento è stato relativo.

6) Ha adottato qualche nuovo regime, talento o filosofia?
Ho utilizzato le attrezzature di casa per non paralizzare le attività motorie, ho lavorato, ho scritto. E fatto da psicologa ufficiosa per gli amici che chiamavano lamentandosi. Ai quali rispondevo “taci e ringrazia Dio che puoi fare questa telefonata.”

7) Qual è la virtù umana più sopravvalutata?
L’orgoglio.

8) E quella più sottovalutata?
La disciplina.

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Courtesy Harper Collins
Uno degli accessori iconici di Iris Apfel sono gli occhiali oversize. “Quando ho iniziato ad averne bisogno pensai: tanto vale usarne un paio che si noti”(illustrazione Nick StockEs. Iris & Carl Apfel collection).

9) Anche suo marito Carl è stato beneficiato dal gene della longevità (è morto nel 2015, a 100 anni, ndr). C’è qualche ricetta di famiglia in questa equazione?
Solo un aiuto dal Cielo, sono fatalista.

10) I tre eventi degli ultimi 99 anni che hanno avuto più impatto sulla sua esistenza. E perché?
La Seconda Guerra Mondiale, perché si è portata via molti dei miei cari e anche un paio di fidanzati. Poi l’avvento del telefono (e in seguito della tecnologia spinta di oggi) che ha cambiato le nostre esistenze, ma che ha anche un effetto disastroso sulle relazioni umane. E infine la situazione odierna, piena di vincoli. È un peccato che tutto sia stato progressivamente politicizzato.

11) Quali nuove avventure ci possiamo aspettare dall’universo Apfel?
Una linea di oggetti da tavola con miei sketch di viaggio a cura di Window France. Una serie di occhiali da vista per la Zenni Optical. E vorrei ricordare anche la collaborazione con l’azienda Target Group per una collezione di mattonelle in ceramica ispirate ai miei tessuti e gioielli (è di fine 2019, ma sta per essere messa in produzione adesso, per ovvi motivi, ndr).

12) Qual è l’ultimo libro che ha letto?
Empresses of China’s Forbidden City: 1644-1912 (la saga delle imperatrici cinesi della dinastia Qing, ndr).

13) Ha una passione di lungo corso per l’Italia. Quali sono i tre ricordi preferiti?
Amo in napoletani, il loro atteggiamento verso lo stare al mondo. Poi la Dolce Vita, che gronda qualità, dallo stile al cibo.

14) La sua presenza social gode di ottima salute (1,6 milioni di seguaci su Instagram e 900mila su Facebook al 7 luglio 2021, ndr). Qual è il suo rapporto con i social media? Non me ne occupo a livello tecnico. Ma le posso assicurare che le didascalie le scrivo io.

15) Quali sono i suoi vizi?
Oh, Benedetta, ma non ne ho… (ride)

16 Il mondo ha gusto? Non saprei. C’è streetwear ovunque. Suggerirei che rimanesse a casa.

17) Quale stilista la colpisce in questo momento?
Troppi per nominarne uno...

18) Quali sono le persone con maggior tasso di stile che ha mai conosciuto?
Mio marito Carl e Linda Fargo.

19) E quelle con maggior tasso di stile che non ha mai incontrato?
I miei due mentori silenziosi: Millicent Rogers e Pauline de Rothschild.

20) Lei cucina?
No.

21) Quali sono i suoi piatti prediletti?
Sformato di pollo, pasta vegetariana e le quenelles de brochet.

22) Cosa costituisce l’architrave di ciò in cui crede?
Verità, fedeltà, onestà, amore e devozione. Quest’ultima è molto sottovalutata.

23) In cosa non crede?
Spesso nelle news, perché sembra che siano tutti diventati opinionisti e non cronisti.

24) Ora che aumentano le prove oggettive, crede negli extraterrestri?
Propendo per il sì.

25) Quali argomenti del giorno sono saturi?
Le vite private delle cosiddette celebrità.

26) E quali argomenti meritano più attenzione?
Notizie più accurate su benessere e medicina.

27) La seguono molti giovani. Qual è la sua opinione sulla generazione Z (i nati tra il 1997 e il 2015, ndr)?
Mi rattrista il fatto che siano “derubati” di molta bellezza (artigianale per esempio). Manca la curiosità o l’immaginazione, o quantomeno non sono sfruttate appieno. Mi sembra che ci sia una quantità abnorme d’informazione pre-confezionata, che viene loro imboccata.

28) Cosa guarda in tv?
Più che altro notiziari o programmi didattici

29) Quale co-fondatrice della Old World Weavers, gran parte della sua carriera è stata dedicata ai tessuti. Qual è quello meno considerato?
Le stoffe create con i telai a mano, tra i 12 e i 15 centimetri al giorno. Mio marito e io all’epoca avevamo investito tempo e soldi (anche in Italia) per cercare di preservare l’artigianato dei telai a mano, ma senza successo.

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Courtesy Harper Collins Italia
Long story. Una foto di Iris con il marito, Carl Apfel, dal loro album privato. il matrimonio è durato 68 anni, insieme hanno fondato la società di tessuti Old World Weavers. Per Iris è stato l’incontro della vita.

30) Un ricordo dei suoi viaggi a Caserta in cerca del tessuto ideale?
Era circa il 1952, stavano rinnovando la Reggia e ci hanno preparato una colazione in giardino. C’erano molte anatre attorno al tavolo alle quali venivano dati in pasto spaghetti. Non dimenticherò mai i becchi colanti di pomodoro.

31) Con quante amministrazioni (leggi Casa Bianca) ha collaborato Old World Weavers?
Credo nove. Non eravamo decoratori ma fornitori/coordinatori di tessuti. E restauratori di tessuti storici.

32) Suggerimenti per l’amministrazione attuale?
Non posso. Ci sono dei riferimenti cromatici e di tessuti ben precisi che è necessario rispettare.

33) È stata protagonista del documentario Iris di Albert Maysles, chi vorrebbe come interprete per un film su di lei?
Non desidero un film su di me.

34) Quali obiettivi che si è data da adolescente si sono poi realizzati in età adulta?
Ho sempre lavorato sodo ma senza un business plan. Mi sono sempre mossa con il flusso. Per questo mi chiamano “l’icona accidentale”.

35) Quali obiettivi non ha raggiunto?
Vedi sopra.

36) Qual è stato il trend di moda più infausto?
Quello più significativo è stato la “dipartita” della moda. Gli anni di gloria, opinione personale, sono stati tra i Sessanta e gli inizi Novanta. I Balenciaga e i Norell non sono stati rimpiazzati.

37) Donatella Versace o Donna Karan?
Donna Karan.

38) Gabrielle Chanel o Madame Grès?
Madame Grès.

39) Emilio Pucci o Federico Forquet?
Federico Forquet.

40) Cos’è imperdonabile nella vita?
Essere falsi.

41) Cosa invece si può perdonare facilmente?
Gli errori che vengono ammessi.

42) Si considera vanitosa?
No, non penso di esserlo. Mi guardo allo specchio e so cosa vedo. Sapevo di non essere carina. Mi hanno detto che avevo stile e ho cavalcato il concetto.

43) Qual è il vero volto del lusso?
Non c’è una risposta definitiva. È una questione più di sensazioni che di fatti.

44) Quali sono i preparativi ufficiali e ufficiosi per il suo centenario?
Ci saranno festeggiamenti multipli, da Palm Beach in Florida a Salem in Massachusetts.

45) Qual è il paese più vitale per lo stile?
L’Italia. Amo lo stile italiano. È forte, tosto e stupendo. Quello dei napoletani in particolare. Mi ricordo dopo la Seconda Guerra Mondiale gente vestita umilmente ma con una tale allure. Ho visto un viandante con una boutonnière di una dignità sfolgorante. Per me lo stile è attitudine, attitudine, attitudine.

46) Cosa la commuove?
L’amore. E ho il culto della professionalità. Un lavoro ben fatto, che sia anche scopare a terra, mi commuove.

47) Cosa la rende furente?
La gente che se ne frega.

48) Quale decade è stata la più significativa? E perché?
Gli anni Sessanta, è cambiato tutto con la Youth Revolution.

49) Qual è stata la conquista più incisiva per le donne?
Lo sfondamento del glass ceiling, suppongo.

50) E cosa deve essere ancora conquistato?
Non sono una femminista e non so fare previsioni. Ma credo che le donne non dovrebbero combattere, in senso militare.

51) La volgarità è nella percezione altrui?
Sì, ma è anche coadiuvata da una mancanza di standard.

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Courtesy Harper Collins Italia
Capitolo stile. I look di Iris fanno scuola, che si tratti di trench animalier o maxi cintura etnica. Qui i suoi celebri bracciali, esposti alla mostra del Met a lei dedicata nel 2005.

52) Suggerimenti di sua madre che si sono rivelati utili?
Questo è di mio padre: non contare sul prossimo, ti eviterà una vita piena di delusioni e produrrà sorprese gradite. Da mia madre ho preso la predisposizione alla cura degli anziani (in tempi non sospetti). Molta beneficenza va ai bambini, ma gli anziani spesso sono dimenticati.

53) Tre posti che non ha ancora esplorato?
L’Antartico, la parte inferiore di Manhattan e l’Amazzonia.

54) È superstiziosa?
Tiro sempre il sale sulla spalla opposta. Mio padre lo detestava. Lo vedeva come uno spreco.

55) Uno dei suoi mantra adolescenziali era “lo chiffon diafano non esiste”. Ne è ancora convinta?
Non faceva per me. Poi ne ho trovato uno che mi piaceva durante un servizio per il Financial Times. Ma l’ho perso. Sei anni dopo me l’ha ritrovato una stylist durante un altro servizio.

56) È vero che ha tenuto “in caldo” un tessuto raro, il Four Yard Repeat, durante tre presidenze della Casa Bianca?
Sì, l’avevamo trovato a Parigi per la signora Nixon, poco prima delle dimissioni del marito. Poi fu la volta di Betty Ford, all’epoca alle prese con altre questioni. Fu infine Rosalind Carter ad approvare l’ordine.

57) Una parola per descrivere ogni First Lady con la quale ha collaborato?
Ce n’era solo una appassionata di interior design, Pat Nixon. Sceglieva sempre i tessuti meno adatti ai dettami draconiani della Casa Bianca. E regolarmente il giorno dopo chiamava dicendo: «Oh, Signora Apfel, ci sono cascata d nuovo, venite a colazione giovedì con quelli giusti».

58) Perché l’America non produce un Presidente donna?
Non capisco questa frenesia. Le qualifiche prescindono dal sesso. O forse è che gli uomini bianchi non vogliono perdere il lavoro?

59) Una caratteristica che non ama di sé? Procrastino.

60) Una caratteristica che non le va negli altri?
Non mantenere le promesse.

61) Canzoni preferite?
April in Paris di Vernon Duke, It Was A Very Good Year cantata da Frank Sinatra e Lush Life di Billy Strayhorn.

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Bruce Weber
Uno scatto di Bruce Weber dal documentario del 2014 Iris.

62) Fiori prediletti?
Tulipano Pappagallo e Lilium Lancifolium.

63) Profumi prediletti?
Yatagan di Caron e Mitsouko di Guerlain.

64) Quartieri prediletti?
Upper East Side a New York.

65) Un pensiero ricorrente?
Cercare di rispondere a questa domanda lo è già diventato.

66) Il suo nome è associato a una miriade di prodotti che vanno dal make-up ai braccialetti di smart fitness. Con chi vorrebbe collaborare ora?
Con Mickey Mouse, ha più o meno la mia età e lo amo da sempre. E anche con Levi Strauss, ho sempre vestito jeans “con furore”.

67) Se i programmi Space X di Elon Musk o Blue Origin di Jeff Bezos le offrissero un viaggio nello spazio, accetterebbe?
Cielo, no! Ho abbastanza rogne quaggiù.

68) Si considera fortunata?
Sì, molto.

69) Crede nella reincarnazione?
Propendo per il sì.

70) Chi è la persona più interessante che ha mai incontrato?
Il mio defunto marito Carl.

71) La sua arte prediletta?
The Antique Jewelry Collection al Victoria & Albert Museum di Londra. E la collezione di gioielli di turchesi al Millicent Rogers Museum di Taos, New Mexico.

72 Quali sono le parole meno usate? Mi scuso.

73) Quali sono gli enti benefici del cuore?
Bascom Palmer Eye Institute di Miami e Presbyterian Hospital di New York.

74) Animali memorabili della sua vita?
Ruffy, la mia cagnetta terrier a pelo duro era commovente. Un suo cucciolo era nato con 5 gambe. Tutti i giorni lei portava un telo al sole, ci depositava il piccolo e spostava il telo in continuazione per non fargli mancare i raggi.

75) Pensa che l’umanità abbia acquisito nuova saggezza con questa pandemia?
Lo spero.

76) E lei?
Lo spero.

77) Si ricorda di un simile periodo storico?
Certamente no.

78) Nella numerologia il numero 100 rappresenta energia auto-determinata, indipendente e ha un potenziale infinito. Ci si ritrova?
Direi di sì.

79) Come si descriverebbe?
Non sta a me farlo.

80) Un ricordo dei festeggiamenti del centennale di suo marito Carl?
Il momento più divertente fu l’arrivo speciale da Beverly Hills di una sosia di Marilyn Monroe, di un’età adeguata ai 100 di Carl, che si fiondò sulle sue ginocchia.

81) Siete stati sposati per 68 anni. Cosa si deve evitare in nome della longevità di coppia?
Non cercare di trasformare l’altro, dopotutto è l’originale che vi ha attratto. Abbiamo avuto solo due esplosioni in 68 anni, tutte e due a Les Puces de Saint-Ouen, il mercato delle pulci parigino. Legate a miei acquisti: un vestito vintage, approvato anche da Eugenia Sheppard (storica critica di moda, ndr) e un set di pannelli teatrali del Diciottesimo Secolo.

82) Ha ancora un ricordo tangibile della sua infanzia?
Sì, una bambola tedesca senza nome.

83) Quali sono i tonici della sua vita?
Il mercato delle pulci e le cene con pochi amici.

84) Come si alimenta l’originalità?
Non mi è mai interessato omologarmi. Devo solo piacere a me stessa. Con due eccezioni alla regola: mia madre e mio marito. Consiglio di restare impermeabili alle pressioni, per non venire risucchiati dalla massa.

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ROGER DAVIES
Guardaroba infinito. L’amore per la moda di Iris è alla base della sua straordinaria collezione di abiti e accessori, “comprati per essere indossati, e non esibiti”.

85) Business of Fashion la definisce “musa e businesswoman”. è corretto?
Non sta a me giudicarlo.

86) Il contrario di massimalista? Privo d’ispirazione. Io comincio sempre relativamente spoglia, ma poi gli accessori mi saltano addosso ed è mio dovere assecondarli.

87) Il ricordo modaiolo legato a sua madre?
La sua destrezza nel modellare i foulard.

88) La quintessenza della felicità?
La serenità mentale.

89) Uno degli incarichi a lei più cari è quello di Visiting Professor Of Fashion and Merchandising all’Università del Texas, ad Austin. Come ha gestito durante la pandemia la settimana d’incontri newyorkesi con gli studenti?
Non c’è stata, nel 2020 e nemmeno quest’anno. Spero nel 2022.

90) Un pensiero per il ventennale dell’11 Settembre.
Spero che in futuro non servano altri cataclismi per remare tutti nella stessa direzione, gonfi di empatia come lo fu New York in quei giorni.

91) La lettura più provocante?
Spesso trovo i libri per bambini più intriganti degli altri. Sono fiera di far parte della collezione Little People Big Dreams (il suo è il volume 64, in uscita il 3 Agosto 2021, ndr). E anche di A is for Awesome! 23 iconic women who changed the world, di Eva Chen e Derek Desierto.

92) Gli anni più formativi?
Quando frequentavo l’Università del Wisconsin ho incontrato un uomo che mi ha insegnato molto su arte e vita.

93) Un momento di serendipità?
Quello che mi ha portato una seconda carriera (e a una fama planetaria, ndr). Harold Koda (all’epoca curatore del Costume Institute del Museo Metropolitan di New York, ndr) nel 2005 volle fare una mostra di miei accessori. Poi mi chiese 15 abiti in più, per arricchire il contesto, e se ne innamorò. La mostra è diventata Rara Avis: Selection from the Iris Barrel Apfel Collection, il resto è storia.

94) Un momento buio?
Le morti di mio padre, mia madre e mio marito.

95) Il primo ricordo di una fiaba?
Mia madre e le favole dei Grimm tutte le sere.

96) Le due invenzioni più eccitanti della sue esistenza?
Telefono e televisione.

97) La cosa più spericolata che ha fatto?
Ero all’università del Wisconsin e dovevo scrivere la tesi Jazz come Folk Art Americana. Mancavano dei pezzi e la biblioteca languiva. Poi Duke Ellington, che avevo incontrato lì, mi invitò a Chicago per un concerto. Sono scappata di notte da una finestra, ho preso il treno e raccolto materiale “sul campo”. Si comportarono tutti come perfetti gentlemen.

98) E quella più giudiziosa?
Mi sforzo di esserlo tutti i giorni.

99) Iris Apfel in un aforisma?
Non mi saprei descrivere.

100) Quest’ultima domanda celebrativa deve farsela lei. Cosa si chiederebbe?
Mi domando: “Ma quanto sei stata fortunata a essere “caduta” in progetti di vita così eccitanti e aver vissuto abbastanza da raccontarli?!”.

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Courtesy Harper Collins Italia
L’autobiografia Iris Apfel, icona per caso. Riflessioni di una star della terza età (Harper Collins Italia) contiene aneddoti e immagini imperdibili. Come quelle pubblicate in questa lunga intervista.