“Ho visto che ieri sei stata molto fotografata. Sappi, però, che l’unico ritratto che conta è quello sulle banconote da dieci pounds. Quando arriverà quel momento, capirai di essere solo una valuta”.

“Spencer”, il nuovo, attesissimo film di Pablo Larraín – che già ci aveva deliziato raccontandoci di donne tristi nel suo Jackie – ha molte scene clou che ti restano dentro, alcune forti, molte altre tristi, poche, pochissime, persino allegre, perché nella vita bisogna cercare di reagire, ognuno a suo modo. Quella frase, però, rivolta dalla Regina Elisabetta II a un’indifesa Diana, rende l’idea di ciò che è stato o che, quantomeno, può essere successo, nel rapporto tra le due come tra l’iconica principessa e la famiglia reale. Il regista cileno ha scelto di far interpretare Lady D alla losangelina Kristen Stewart anche lei sbarcata al Lido dove è in corso la 78esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. “Tutti noi sappiamo cosa sia una favola, ma una come Diana Spencer ne ha cambiato il paradigma ridefinendo per sempre le icone idealizzate della cultura pop”, ha spiegato. La sua è la storia di una principessa che ha deciso di non diventare regina scegliendosi da sola la propria identità. Una vera e propria favola al contrario dove tra i cattivi c’è un passato che aleggia e impera in una famiglia già fin troppo ingombrante di suo”. Larraín fa rivivere allo spettatore la vigilia di Natale del 1991, i tre giorni in cui Diana decise di lasciare quella famiglia ingombrante, “che ti strappa ali e zampe per poi scriverne la reazione”. Tra obblighi assurdi chiamati “giochi” – come il pesarsi all’ingresso e poi alla fine, per manifestare il gradimento ai pranzi e alle cene natalizie – tra silenzi assordanti, chiacchiericci e verità, tra servitù in livrea, abiti eleganti e battute di caccia a poveri fagiani “da uccidere perché tanto sono troppi” e un cast di attori inglesi a dir poco straordinari (su tutti, Thymothy Spall), c’è lei: una figura sottilissima, ma meravigliosa con evidenti problemi di alimentazione, una donna ancora troppo ragazza che non ce la fa a reggere quel ruolo, che non ce la fa a sottostare a un passato che annienta, figuriamoci in quell’enorme residenza di Sandringham che è “un campo pieno di mine”. Fa freddissimo, non solo nei corpi, ma il riscaldamento non viene acceso e “tutto è organizzato come se fosse già successo” con un’aria “formata da scaglie di pelle di chi ci ha vissuto”.

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Pablo Larraìn

“Sii splendida, si ricordi che è bellissima”, le dice Maggie, la sua fidata cameriera tuttofare e lei: “la bellezza è un indumento”. “Diana – aggiunge l’ex vampira di Twilight – era arrivata a un momento della sua vita in cui era necessario prendere una decisione drastica: la sua”. Non voleva diventare regina, ma voleva essere madre e sono commoventi le scene di lei con gli allora piccoli William ed Henry. “Per dieci anni si era impegnata per la verità e la concretezza cercando di far funzionare il tutto, fino a rinunciarvi, perché capì che si trattava di una disonestà velata. Per come era lei – bellissima, empatica e vera – non poteva affrontarla. Aveva bisogno di un’armatura che non le è stata data, ha provato a nascondere le cose, ma non sapeva fingere quella disonestà velata”. Diana colpiva con il suo stile, il suo modo di fare che la faceva essere quello che era: una giovanissima ragazza innamorata della vita, troppo presto intrappolata in un mondo lontano dal suo. “Era un’icona e nessuno prima di lei lo è diventato in quella famiglia”, aggiunge la Stewart che del film ha amato molto anche le musiche di Johnny Greenwood e la scelta del brano All I need is a miracle di Mike + The Mechanics, cantato nella Porsche verde scuro. “Era una donna spezzata che poi diventa fantasma e che infine guarisce riguadagnando la libertà”. “Quello che ha catturato l’immaginario del mondo è che quella fiaba di cui è stata protagonista, potesse avverarsi”, precisa l’attrice. “In realtà, questo non è successo. Tutti l’avevano sognata con l’abito da sposa, armati di illusioni, ma purtroppo, quando si cresce e si diventa adulti, si capisce che la vita non è una favola”. E le attrici di Hollywood? Le chiediamo. "È complicato anche lì, ma non così. Ho provato in parte quello che ha provato Diana, ma la mia vita non è altisonante e posso scegliere quello che voglio fare, posso scegliere i miei riferimenti ed è una gran fortuna”.

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