In ogni processo per stupro, il tipo di difesa a cui ricorrono più di frequente i legali dell’imputato non viene usata così spesso anche per gli altri processi. Si tratta, lo sappiamo bene tutti, delle accuse di stupro false, o meglio la controaccusa alla vittima di essersi inventata tutto per una serie di motivi variabili. A volte si tratta di motivazioni imbarazzanti, come accusare la donna di essere stata consenziente e di essersi poi pentita di un rapporto occasionale (o con più uomini in contemporanea), la quale per tutelare l'onore a cui nel XXI secolo nessuna fa più caso, trascina in tribunale i partner. Altre volte, la vittima viene accusata di voler ottenere risarcimenti economici dall’accusato, o assicurativi se ha una polizza, come se affrontare un processo per stupro non fosse un’umiliazione pubblica abbastanza segnante da valerne la pena. Se finalmente gli avvocati hanno smesso di interrogare la vittima su come fosse vestita, e i giudici non considerano più un’attenuante che già non fosse vergine, accusare la donna di essersi inventata lo stupro è una modalità che non si riesce ancora a limitare ai casi in cui siano concrete le possibilità. Su questa bizzarria legale che ricorre in buona parte del mondo si è interrogata la giornalista Amia Srinivasan su The Cut partendo da una considerazione che riguarda la sua cerchia di conoscenze. Premessa: si dice che non si debba fare mai statistica su quello che succede nella nostra cerchia. Ma lo stupratore, così come il femminicida, è un tipo di criminale di cui non esiste la profilazione, il reato può essere commesso dall’immigrato sbandato così come dal famoso regista di Hollywood. Per cui anche se un ambiente degradato o una situazione particolare (come le devastazioni dei terremoti ad Haiti, adesso) possono favorirlo, lo stupro può essere valutato anche basandosi sulla statistica personale. Amia Srinivasan ha fatto la considerazione di conoscere molte donne che hanno subito una violenza sessuale (tutte le donne hanno almeno un’amica, parente o conoscente che ne abbia subita una su vari livelli di ferocia) ma conosce solo due uomini che sono stati accusati ingiustamente di averlo commesso. Uno, da una ragazza che gli aveva rubato le carte di credito e cercava di minimizzare il suo reato. L'altro, da una donna che era stata truffata sentimentalmente e dopo averne preso coscienza si sentiva legittimata a considerare come abusi i rapporti avuti con quell'uomo. Amia Srinivasan specifica che non c'è niente da perdere nel confermare che, sì, ci sono donne che fingono lo stupro ma è anche vero che la stragrande maggioranza di stupri non viene nemmeno denunciata dalla vittima per paura di essere colpevolizzate, e che una statistica basata sugli esiti dei processi non è nemmeno completamente esaustiva del confronto.

Tuttavia, Srinivasan riporta lo studio più dettagliato mai realizzato sulla questione e pubblicato dal Ministero degli Interni del Regno Unito nel 2005, secondo il quale solo il 3% delle denunce di stupro negli ultimi 15 anni sono state archiviate come "probabilmente" o "possibilmente" false. Allo stesso modo, cita il dato aggregato del 1996 dell'FBI secondo cui solo l'8% di denunce di stupro nei dipartimenti di polizia degli Stati Uniti e in Gran Bretagna sono state classificato come "infondate" o "false", ma tenendo presente che in entrambi i paesi gli agenti di polizia sono stati, purtroppo, inclini a considerare "falsa" una denuncia se non c'era stata una lotta, se non era stata coinvolta alcuna arma o se l'accusatore aveva avuto una relazione precedente con l'imputato. In India, paese con gravi problemi di aggressioni sessuali, la percentuale di violenze considerate false è del 53% e il dato è al centro di una controversia portata avanti da tutte le associazioni internazionali di tutela dei diritti umani perché evidentemente inesatta e falsata da situazioni che in quel paese ridimensionano il reato, ad esempio quando il rapporto viene forzato con la violenza dal partner legittimo. In Italia, aggiungiamo noi, una commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, con la collaborazione del Ministero di Grazia e Giustizia, ha effettuato nel 2017 la prima indagine sistematica da cui è risultato, tra le altre cose, che una percentuale molto alta dei procedimenti per violenza sessuale rimane a carico di ignoti, mentre circa un quarto delle denunce presentate contro autori noti vengono archiviate. L'autrice dell'articolo puntualizza ancora su quanto possa essere umiliante, per un uomo, una falsa accusa di stupro. Ma insiste sulla questione: "una falsa accusa di stupro, come un incidente aereo, è un evento oggettivamente insolito ma continua a occupare uno spazio troppo ampio nell'immaginario collettivo. Perché?". Srinivasan ci fornisce un'ulteriore informazione di cui non tutti sono a conoscenza e che ridimensiona ancora di più i numeri, cominciando allo stesso tempo a chiarire la questione: una gran parte delle accuse infondate vengono avanzate da altri uomini, ossia poliziotti che incriminano l'uomo sbagliato. Casi in cui uno stupro è stato commesso, ma a essere arrestato non è il vero colpevole. Non si tratta quindi, come ci si immagina, di bugie inventate da "una donna disprezzata o avida, che mente alle autorità", dice la giornalista. Tra il il 1989 e il 2020 negli Stati Uniti sono stati scarcerati 147 uomini accusati di stupro e meno della metà erano stati incastrati dalle donne, mentre la maggior parte erano stati incriminati ingiustamente dagli inquirenti. Non esiste quindi, "una cospirazione delle donne contro gli uomini", conclude l'autrice del pezzo con una brillante deduzione, "ma una cospirazione contro certe classi di uomini". In breve, portando i dati degli Stati Uniti in cui potremmo identificarci facilmente anche in Italia, per l'immaginario collettivo lo stupro è un reato tipicamente associabile a neri, immigrati, sbandati, poveri. Negli Usa gli uomini neri sono il 14% della popolazione, eppure rappresentano il 52% dei condannati per stupro. Un uomo appartenente alle minoranze ha 3,5 probabilità in più di essere condannato ingiustamente per violenza sessuale perché, nonostante la premessa fatta all'inizio sull'impossibile profilazione criminologica dello stupratore, ci si aspetta che il vicino di casa, un uomo bianco, che lavora, che abbia una casa e una famiglia, magari una moglie, o che sia uno studente proveniente da una buona famiglia, definibile "normale", non possa mai essere uno stupratore. Ed è su questa sbagliata convinzione generale che i loro legali puntano, quando li difendono. Fino a quando sarà difficile trovare giudici che ci cascano, che siano uomini o donne.