Una donna, a metà Ottocento, è stata la prima a mettere nero su bianco che l’anidride carbonica contribuisce al surriscaldamento del nostro pianeta. È stata la prima a collegare questo fenomeno a un potenziale cambiamento climatico. Si chiamava Eunice Newton Foote e fino a pochi anni fa nessuno sapeva chi fosse: non esiste nemmeno una sua fotografia ufficialmente riconosciuta. Eppure siamo ancora qui, un secolo e mezzo dopo, a organizzare conferenze per limitare la concentrazione atmosferica dei gas serra ed evitare così l'innalzamento delle temperature. Com'è possibile che il suo contributo sia stato nascosto per tutto questo tempo? La sua ricerca, in realtà, non è rimasta chiusa nei cassetti. Nel 1856 Foote l’ha portata alla convention annuale della American Association for the Advancement of Science, ad Albany, New York, ma non l'ha potuta presentare di persona. Non era solito che una donna lo facesse: poteva chiedere di partecipare, ma meglio fosse un uomo a leggere ad alta voce. Possiamo solo immaginare con quale stato d'animo Eunice sedesse tra il pubblico, accanto a suo marito Elisha Foote e probabilmente accanto alle due figlie Mary e Augusta. A leggere la ricerca è stato Joseph Henry, primo direttore dello Smithsonian Institution, che ha iniziato il discorso con questa frase: “L’ambito delle donne non abbraccia solo il bello e l'utile, ma anche la verità”, come a giustificare la validità di quello che stava per leggere, una ricerca di una donna, eppure interessante. L’esperimento condotto da Foote, seppur rudimentale e impreciso nelle conclusioni, è stato descritto come straordinariamente ingegnoso: aveva riempito alcuni cilindri di vetro con diverse sostanze, come aria e anidride carbonica, insieme a dei termometri. I cilindri, poi, sono stati messi sotto la luce del sole diretta. Una volta tolti dal sole, Foote ha notato come quello con l'anidride carbonica non solo fosse più caldo, ma avesse impiegato più tempo a raffreddarsi. La scienziata ha quindi concluso che una maggiore concentrazione di anidride carbonica nell'aria avrebbe portato a temperature più alte. Dopo la conferenza questa intuizione è stata pubblicata come articolo in qualche rivista scientifica, ma è passata inosservata. E uno dei motivi è stata proprio l'incapacità di Joseph Henry di riconoscerne il valore e di promuovere l’articolo nei circoli scientifici dell'epoca, come ha spiegato lo storico Roland Jackson sulla rivista della Royal Society. Ufficialmente, infatti, la paternità della scoperta del legame tra gas serra e riscaldamento globale viene attribuita allo scienziato irlandese John Tyndall, che nel 1859, tre anni dopo Foote quindi, ha condotto esperimenti più precisi e accurati di Eunice, che disponeva solo della sua inventiva e di un laboratorio casalingo. Nelle sue ricerche Tyndall non cita mai l'opera di Foote, che comunque era stata pubblicata anche su un paio di riviste europee. L'avrà letta senza darle poi il giusto credito? Dopo un'attenta analisi lo storico Roland Jackson ha concluso di no. A sfavorire la scienziata, sempre secondo Jackson, è stato altro: “Il grande svantaggio di Eunice Foote era la mancanza di una solida comunità accademica in America e la scarsa comunicazione con l'Europa. Ed è stata penalizzata da due altri fattori: il suo genere e il fatto di essere una ricercatrice amatoriale”. Eunice Newton Foote aveva iniziato a interessarsi alla scienza mentre frequentava il Troy Female Seminary, una scuola femminile che incoraggiava le ragazze a usare laboratori per esperimenti di chimica, biologica, fisica. Più tardi il marito Elisha, giudice e scienziato per passione, avrebbe sostenuto la moglie nel suo talento per la scienza, da femminista ante litteram quale potremmo definirlo oggi. Sia Elisha che Eunice, infatti, sono tra i firmatari di un documento importantissimo, la “Declaration of Sentiments” della Seneca Falls Convention del 1848, la prima conferenza per i diritti delle donne mai organizzata. Oggi diversi scienziati, come Katharine Hayhoe della Texas Tech University e John Perlin, si sono impegnati per dare il giusto credito all’intuizione di Eunice Newton Foote sul global warming con lezioni e articoli ed esiste persino un mini film del 2018 che si può vedere su YouTube. Nel frattempo continua la ricerca di una sua fotografia, anche grazie all'impegno di una lontana parente, la giovane ricercatrice in scienze marine Liz Foote, che per puro caso ha indagato sulla parentela dopo aver assistito a una conferenza. Riuscire a dare un volto a questa pioniera degli studi sul clima è una missione simbolica: troppe donne nella storia, dall'arte alle scienze, sono rimaste anonime ed è tempo di rimediare.